Tr3censioni animate: spazio all’immaginazione

Tr3censioni animate: spazio all’immaginazione

Reading Time: 5 minutes

Come ben sapete, la Critica d’arte è una divoratrice di libri e una maniaca del binge watching; ora si è anche appassionata di film d’animazione.
Per questo mese, il cui tema è Immaginazione, ne ha selezionati tre – che in Galleria ha fatto vedere obbligatoriamente a tutti – che esplorano mondi surreali in cui la fantasia pervade il mondo reale e ne prende pienamente possesso. Una visione che è anche una sorta di viaggio temporale nella storia dell’animazione:

  • Wicked City – La città delle bestie incantatrici (1987);
  • Coraline e la porta magica (2009);
  • Anomalisa (2015).

Wicked City – La città delle bestie incantatrici è un lungometraggio hard boiled incentrato sul rapporto tra due razze e il mantenimento degli accordi di pace che loro stesse hanno stabilito.
Coraline e la porta magica, invece, è la fiaba a tinte noir in stop-motion più famosa che ci sia.
Anomalisa, infine, è un film che racconta di un uomo bloccato in una vita monotona e del bisogno di fuggire da quel grigiore.

Wicked City

Federico ha scelto: Wicked City – La città delle bestie incantatrici

Prima di Neon Genesis Evangelion, di Death Note e di Bleach c’era lui: Wicked City – La città delle bestie incantatrici, film animato del 1987 diretto da Yoshiaki Kawajiri e tratto dall’omonimo romanzo di Hideyuki Kikuchi.
Da millenni a Tokyo regna la pace grazie a un accordo tra le due razze che popolano il Pianeta: gli esseri umani e i demoni del Mondo Oscuro. Ma la pace deve essere rinnovata e spetta a Renzaburo Taki, membro dell’élite speciale Guardia Nera – un gruppo di militanti della pace composto da uomini e demoni – e alla collega Makie, proveniente del Mondo Oscuro, cercare di mantenerla e proteggere il bicentenario Giuseppe Maiato, figura fondamentale in questo delicato assetto.

Wicked City è un lungometraggio fatto di voyerismo e violenza. Le atmosfere cupe, quasi opprimenti, sembrano essere in attesa di un’alba che non vede mai la luce; i toni bluastri e violacei tendenti al nero conferiscono una profondità maggiore alla trama, accentuandone l’aspetto surreale, ai margini della distopia, e servono a delineare i caratteri foschi dei protagonisti e degli antagonisti, mai banali e ben costruiti.
Alle scene più brutali, focalizzate sulla lotta tra le due controparti, ne seguono altre esplicitamente sessuali, che rimandano al genere hentai: la più iconica ha come protagonista un demone donna-ragno con la vagina dentata. E sotto questa luce, dalle fellatio alle secrezioni viscose che ricordano lo sperma, Wicked City incarna quel modo prettamente nipponico di fare animazione – per adulti, si intende – in cui l’erotismo, che sfocia nella violenza sessuale, e l’oggettivazione dei corpi femminili presenti in altre opere degli anni Ottanta, come Ranma 1/2, e contemporanee, come Gleipnir – diventano elemento costituente della trama.

Wicked City – La città delle bestie incantatrici si dimostra comunque un classico dell’animazione nipponica, un film hard boiled macchiato di sangue e fluidi corporei.

Coraline e la porta magica

Giulia ha scelto: Coraline e la porta magica

Decisamente più colorato – ma non meno inquietante – del romanzo per ragazzi da cui è tratto, Coraline e la porta magica (2009) è un film d’animazione realizzato in stop-motion, che fa riflettere sul potere dell’immaginazione.

Il regista è Henry Selick, lo stesso di Nightmare Before Christmas, e la storia originale è di Neil Gaiman, il che fa dell’opera una perfetta favola dark.

La protagonista è Coraline Jones, undicenne sveglia e intraprendente, che si trasferisce in una vecchia casa insieme ai genitori. Questi lavorano tutto il giorno e lei si annoia; ma la notte, si sa, dipinge sempre tutto di tinte più interessanti, e Coraline scopre che la piccola porta murata che dà sul salone è capace di condurla in una versione alternativa di casa sua.

Qui tutto è identico alla realtà ma più bello, più accogliente e, soprattutto, più divertente. Ci sono persino le stesse persone che popolano la sua vita, compresi suo padre e sua madre. Anche loro sembrano le copie migliorate dei suoi veri genitori anche se, al posto degli occhi, hanno dei bottoni.

Coraline capisce presto che la realtà parallela è una trappola architettata dall’“Altra Madre” – un mostro meccanico che si nutre dell’amore dei bambini sfruttando la loro immaginazione e assumendo le sembianze delle loro madri. Per rimediare ai propri errori e salvare se stessa e i suoi cari da morte certa, la ragazzina sfodera tutto il coraggio che possiede.

Coraline e la porta magica è un film per ragazzi, in particolare per le tempistiche che segue: l’introduzione dei personaggi e del contesto è piuttosto lunga, mentre il vivo dell’azione si brucia tutto nell’ultima mezz’ora. Tante delle immagini e dei concetti che lo animano, però, sono sicuramente in grado di appassionare anche un pubblico adulto: quella di farsi cucire dei bottoni al posto degli occhi, ad esempio, è un’idea che mette i brividi… e non soltanto ai bambini!

Anomalisa

Marta ha scelto: Anomalisa

Nel 2015, al Festival del Cinema di Venezia, viene presentato un lungometraggio in stop-motion in cui i pupazzetti, tra le altre cose, fumano, orinano e fanno sesso. Si tratta di Anomalisa, un film d’animazione per adulti girato obbedendo all’estetica di un dramma esistenziale in live-action.

Anomalisa segue le vicende di Michael Stone, un addetto al servizio clienti che si trova a Cincinnati per tenere una conferenza. La vita di Michael è grigia, monotona e deprimente. Da tempo, ormai, gli sembra precluso ogni tipo di relazione profonda ed è alla ricerca disperata di un altro essere umano. La notte prima della conferenza, però, Michael incontra Lisa, una goffa impiegata priva di attrattive, se non per la sua voce e una misteriosa cicatrice sul viso. Segni distintivi da non sottovalutare, quando tutti gli altri personaggi del film hanno la stessa voce e lo stesso volto.

Al centro di Anomalisa c’è una riflessione esistenziale, venata da un amalgama di plausibile stra-ordinarietà. Quella di Michael è una storia di alienazione e di cecità, e forse anche di arroganza: un mix letale che rende incapaci di riconoscere altri individui nel prossimo. Per Michael, non esistono esseri umani al di fuori di se stesso. Uomini, donne e bambini parlano tutti con la stessa voce maschile di Tom Noonan. I volti sono quelli di tanti manichini da crash-test, artificialmente ed espressivamente inumani.
Perciò il mondo di Anomalisa risulta privo di immaginazione, a un primo sguardo. Ma la fantasia è tutta nella testa vulcanica del suo ideatore e regista, Charlie Kaufman. Quel Kaufman che ha all’attivo film come Sto pensando di finirla qui e Synecdoche, New York. Il Kaufman sceneggiatore che ha scritto Eternal Sunshine of the Spotless Mind, uno straziante capolavoro uscito in Italia con il titolo Se mi lasci ti cancello. Insomma, l’ennesimo valido motivo per correre a recuperare questo piccolo dramma in stop-motion.

Rielaborazioni grafiche a cura di Caterina Cornale.