Tr3censioni erotike: tre serie TV osé

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La Critica d’arte, secondo voi, passa più tempo in Galleria o spaparanzata sul divano a divorare serie TV?
Questo mese propone, per l’appunto, una Tr3censione di tre telefilm in linea con il tema di aprile, Erotika. La nostra Critica d’arte ci ha svelato un lato di lei inedito: licenzioso, lussurioso e godereccio. Anche lei non sa resistere ai piaceri carnali.

Nello specifico, ha guardato per voi:

  • Dietro ai suoi occhi (2021);
  • Too Old to Die Young (2019);
  • Bridgerton (2020 – in produzione).

Dietro ai suoi occhi è la trasposizione dell’omonimo romanzo realizzata e distribuita da Netflix lo scorso febbraio; una serie che investiga un curioso ménage à trois dalle tinte paranormali che si consuma nei sobborghi di Londra.
Too Old to Die Young, invece, trasporta lo spettatore nel sottobosco criminale di un’America in cui ogni gesto illegale sembra essere concesso.

Infine, abbiamo Bridgerton, una tra le serie più popolari dello scorso anno, che ruota attorno agli intrighi di una famiglia dell’alta società britannica agli albori del XIX secolo.

Federico ha scelto: Dietro ai suoi occhi

Tra moglie e marito non mettere il dito. E Louise Barnsley, protagonista di Dietro ai suoi occhi miniserie di sei episodi tratta da Behind Her Eyes, romanzo di Sarah Pinborough –, dovrebbe conoscere bene questo proverbio.

Louise, madre divorziata e segretaria part-time, si innamora del suo capo, lo psichiatra David Ferguson, sposato con Adele, donna dagli occhi azzurro ghiaccio e dai comportamenti decisamente inconsueti, quasi inspiegabili. Il loro, però, non è un classico threesome. Louise – come da cliché – intreccia una relazione con David e, giusto per intromettersi nel matrimonio altrui, stringe amicizia con Adele. Quest’ultima, a conoscenza della tresca amorosa, è pronta a tutto pur di non perdere il marito.
In questo triangolo, che Louise non aveva forse ben considerato, si intromette anche Rob Hoyle – o per lo meno i ricordi che Adele ha di lui –, tossicodipendente da lei conosciuto in un centro di recupero e morto nella proprietà di famiglia dell’amica.

Fino a qui la trama procede in maniera lineare, sebbene interrotta da alcuni flashback relativi al passato di Adele. Ma, a un certo punto, entra in gioco un fenomeno esoterico che ribalta la situazione e che, forse sì, rende il tutto meno reale, meno drammatico. Rob e Adele, e poi anche Louise, sono in grado di compiere viaggi astrali. Questo, inevitabilmente, incasina i rapporti tra i protagonisti, incasina un po’ l’intera trama e porta a un finale inatteso.

Poco apprezzata dalla critica e da molti spettatori, che l’hanno definita una serie noiosa, scontata e fonte di ininterrotti sbadigli, Dietro ai suoi occhi si distingue per la bravura di Simona Brown (Louise Barnsley), attrice che ha già prestato il volto in altre serie della piattaforma, per il coinvolgimento emotivo, che raggiunge l’apice nelle scene conclusive, e per essere riuscita a dare una spiegazione a ogni evento, seppur attraverso un fenomeno paranormale.

Marta ha scelto: Too Old to Die Young

Nicholas Winding Refn è un tipo strano. Fa incetta di Gundam, non ha mai voluto prendere la patente, ha una bizzarra ossessione per Ryan Gosling e Jena Malone, ma soprattutto dirige in modo magistrale. Il suo cinema è fatto di neon, glamour e pause ieratiche: una rivista patinata in movimento che estetizza violenza e sangue. Too Old to Die Young, prodotta e distribuita da Amazon Prime nel 2019, è la prima serie TV che si trova a dirigere, ed è sua fino all’ultimo fotogramma.

Gli ingredienti sono una manciata di poliziotti corrotti, un pizzico di liceali troppo procaci, un paio di vendicatori armati di ideologie apocalittiche e credenze New Age. Aggiungete un cartello di criminali messicani con il fetish per l’incesto, capeggiato da una misteriosa sacerdotessa della morte. Guarnite con la colonna sonora del re dei sintetizzatori Cliff Martinez, e servite il tutto nella Los Angeles di Refn, un notturno crogiuolo pulsante di luci al neon. Tutto ciò che di più torbido l’uomo può inventarsi, siate certi che Refn saprà raccontarvelo, o peggio, mostrarvelo. Il sesso – spesso malato, estorto, illegale – è solo una delle molte ragioni per cui la serie è stata vietata ai minori di diciotto anni. La purezza, il vero feticcio del cinema di Refn, va cercata sotto una spessissima incrostatura di marciume ben lucidato.

Forse un po’ lento e appesantito dall’insolita lunghezza degli episodi, Too Old to Die Young è comunque un’opera d’arte in dieci parti. Ogni cosa è un simbolo di cui poco importa il significato attribuitogli, perché il cinema di Refn è l’apoteosi dell’estetica. Tutto trasuda un erotismo patinato: dai corpi statuari immobilizzati in pose plastiche agli oggetti di scena, come le pistole-fallo. Insomma, se siete adepti del culto della bellezza in tutte le sue più estreme sfaccettature, questa è la serie che fa al caso vostro.

Amalia ha scelto: Bridgerton (2020)

La stagione invernale di Netflix si è conclusa con il debutto in società di Bridgerton, il diamante di questo periodo. La fata madrina è Shonda Rhimes, già produttrice e creatrice di serie TV di successo come Scandal e Grey’s Anatomy.
Otto sono gli episodi che narrano le vicende di Daphne Bridgerton che, alla sua presentazione in società, incontra il (bellissimo, assolutamente meraviglioso) Duca di Hastings. Tra i due nasce prima una spontanea antipatia, poi una lieve amicizia, fino ad arrivare a un accordo che farà felici tutti quanti… o meglio, tutti quelli che non volevano sposare il Duca. Eppure, come in una moderna rivisitazione della Bella e la Bestia, l’uomo nasconde un segreto.

La trama sembra abbastanza scontata. Ma perché nei salotti non si fa che parlare di questo show? C’è da dire che, nonostante le apparenze, Bridgerton è una serie molto ben confezionata: attorno a Daphne e al suo Duca ruotano tutti i fratelli di lei, gli amici di lui, la Corona e una misteriosa Lady Whistledown, una Gossip Girl della Reggenza inglese la quale, periodicamente, pubblica dei pamphlet per smascherare i giochetti dell’alta società inglese.
Bridgerton funziona perché prende gli elementi migliori dei tòpoi letterari, che tutti conosciamo, e li fa propri. Non è una scimmiottatura delle grandi produzioni in costume, piuttosto un grande omaggio. Bridgerton non si prende volutamente sul serio e sfrutta i suoi punti di forza – la storia d’amore, il mistero sull’identità di Lady Whistledown, i segreti che nasconde il Duca – per attirare a sé un pubblico vario e pronto a lasciarsi distrarre da una serie leggera e piena di scene erotiche, ma mai volgari. Netflix ha già rinnovato la serie per una seconda stagione che vedrà protagonista il fratello maggiore di Daphne… e noi non vediamo l’ora di rituffarci in un mondo fatto di chiffon, taffetà e tè con la regina.

Illustrazione a cura di Caterina Cornale.