Immaginazione: l’arma giusta per combattere i mostri

Immaginazione: l’arma giusta per combattere i mostri

Reading Time: 5 minutes

La narrativa fantasy e quella fantascientifica sono le tipologie di letteratura più bistrattate e incomprese del settore: l’argomento fantastico fatica a essere preso sul serio e spesso viene percepito come infantile, pensato per persone con la testa fra le nuvole.

Niente di più sbagliato: la fantasia ha un peso reale. Giochi di parole a parte, saper usare l’immaginazione in modo da stimolare quella altrui è una capacità che può e deve essere usata per accrescere un paio di inclinazioni che la società odierna tende a svalutare: l’empatia e l’intelligenza emotiva, che dovrebbero, invece, essere apprezzate e insegnate proprio perché scarseggiano. 

La Divulgatrice non è l’unica a pensarla in questo modo: per sostenere la propria tesi chiama a raccolta le parole di due giganti della letteratura fantastica come Ursula K. Le Guin e Neil Gaiman.

Immaginazione come fonte di empowerment

Vi parlerò di lettura. Vi parlerò di librerie e biblioteche e del perché sono importanti. Penso che leggere fiction, e leggere per il piacere di farlo, siano una delle cose più importanti che una persona possa fare.

N. Gaiman, The View from the Cheap Seats: Selected Non-fiction, Londra, Headline, 2016, p. 9.

Esordì così Neil Gaiman al Reading Agency Lecture del 2013, un evento organizzato in Inghilterra per promuovere la lettura da parte dell’omonimo ente. A Gaiman riesce benissimo indurre la gente a leggere. Nella sua carriera di autore e sceneggiatore si è dimostrato un abile trasformista, maestro nel cambiare genere e mezzo espressivo all’occorrenza. La sua letteratura si rivolge da sempre a quelle persone – grandi o piccole – che leggono con il desiderio di entrare in mondi magici e stravolgere la propria realtà quotidiana. Per accompagnare i propri lettori alla scoperta degli incredibili luoghi dentro la sua testa, Gaiman ha inventato personaggi come Coraline, Tristran e la sua stella Yvaine (Stardust), ha riportato in vita gli antichi dèi in American Gods e Sandman, tra le altre guide fantastiche. Durante il Reading Agency, però, Gaiman ci ricordò cosa lo rese e lo rende tuttora un autore di fama mondiale: l’essere prima di tutto un infaticabile lettore. Leggere è la chiave che apre le porte dell’immaginazione. Per questo, quando il famoso autore inizia a decantare sul palco l’importanza di librerie e biblioteche, non lo fa per incrementare il proprio business – non solo, comunque – ma per parlare di sé e di cosa lo ha reso l’adulto che è ora. Neil Gaiman è stato un bambino innamorato dei libri, che poteva permetterseli solo a certe condizioni. La sete di storie lo portava a caccia di librerie e biblioteche, luoghi dove poter alimentare la propria immaginazione con mondi fantastici a poco prezzo.

L’immaginazione è una fonte – forse la prima fonte – di presa di coscienza di un futuro sé e coltivarla non è un lavoro scontato né un’occupazione da bambini. Si tratta di un affare umano: l’abitudine a immaginare ha accompagnato ogni sorta di società, sotto forma di mitologia prima e di narrativa poi. Sostenere librerie e biblioteche diventa un argomento politico dal momento in cui ci si rende conto di quanto poco tempo e spazio è loro dedicato. La società dovrebbe preoccuparsi di mettere a disposizione gli strumenti per nutrire la propria immaginazione. Al contrario, la fantasia è un’abilità scoraggiata a favore di una produttività di sopravvivenza che non produce nessun accrescimento personale.

Questo tipo di realtà che chiama a gran voce il soccorso di individui capaci di immaginare un mondo migliore, che sappia riconoscere l’immaginazione come una fonte di empowerment e che sappia valorizzarla. Per questo, come disse Neil Gaiman a una convention sulla lettura, le biblioteche e le librerie sono tremendamente importanti per promuovere libertà e autocoscienza.

L’immaginazione come strumento educativo all’empatia

Se non vuoi o non puoi immaginare le conseguenze delle tue azioni, non c’è verso in cui tu possa agire moralmente o responsabilmente.

 M. Jaggi, The magician, «The Guardian», 17 marzo 2005.

Ursula K. Le Guin, caposaldo della letteratura fantascientifica, fece questa affermazione durante un’intervista rilasciata al The Guardian. Le sue parole illuminarono un altro aspetto essenziale dell’immaginazione: educare l’individuo a immaginare significa educarlo a un preciso sforzo di percezione. Capire che c’è qualcosa – o qualcuno – al di fuori di sé, immaginarsi al suo posto e fantasticare sul suo futuro non è una capacità elementare. È comune credere che i bambini siano immaginosi e creativi di natura; la verità è che solo chi tra loro viene educato a immaginare sarà capace di farlo correttamente, mantenendo questa abilità nel corso della sua vita per poi trasformarla in empatia. L’intelligenza empatica non è un dono di natura e non è una capacità universale, ma un istinto da sviluppare. La letteratura, e in particolare la letteratura fantastica, è essenziale per educare le persone a capire l’altro, che si tratti di un’altra persona, un animale o l’ambiente circostante.

Le Guin non si limitò a restare in cattedra distribuendo simili pillole di saggezza. Nel 1969 pubblicò La mano sinistra delle tenebre, un romanzo fantasy con il quale vinse il premio Hugo e il premio Nebula. Questo è solo uno dei tanti titoli da lei firmati, e probabilmente non il più noto, ma la lucida attualità della trama a più di cinquant’anni dalla prima edizione dimostra l’utilità e la forza di un’immaginazione ben addestrata.

L’opera è ambientata a Gethen, un pianeta abitato da un popolo ermafrodita, composto da individui né maschi né femmine, neutri per la maggior parte del tempo. L’intreccio è un gioco politico che coinvolge il protagonista – straniero – portandolo a contatto con la popolazione di Gethen, ma l’aspetto più interessante è la sua amicizia con un getheniano e il rapporto tra i due. Molto prima che l’identità di genere divenisse argomento popolare sui media, Ursula K. Le Guin lo analizzava elaborando una storia che le permettesse di studiare le sfaccettature del tema di genere in un modo semplice e complesso. Semplice perché piacevole da seguire, in quanto narrazione, e complesso per la necessità di inventare un mondo, un universo intero, con regole diverse, ma simili a quelle umane. Un lavoro che dà modo al lettore – chiunque lui sia – di capire, di mettersi nei panni dei personaggi e, allo stesso tempo, condurre un’analisi complessa di una società. La propria, molto più umana e concreta di quanto possa sembrare in un primo momento.

Il valore educativo dell’immaginazione è catturato in particolare dalla letteratura fantastica, che detiene da sempre un potenziale immenso; usarla per stimolare la crescita dell’immaginazione nei bambini e la sua evoluzione negli adulti apporterebbe notevoli benefici alla società.

Immaginare per combattere i mostri

Autori nuovi e moderni possono predicare il valore dell’immaginazione dalla carta stampata e dai palchi delle convention per appassionati, ma nulla attecchirà finché la letteratura e il baule di tesori che essa contiene non troveranno il modo di uscire dai circoli di appassionati.

La letteratura fantastica – se ben scelta e utilizzata – potrebbe costituire il gradino perfetto, né troppo alto né troppo basso, per spingere le persone ad approcciarsi alla lettura e alla letteratura di altri generi.

L’immaginazione non può continuare a essere un lusso da ricchi intellettuali con tutto il tempo a disposizione, per questo la creazione di spazi e tempi che permettano anche alla popolazione lavoratrice di fermarsi a leggere ed esercitarsi a immaginare è importantissima.

Le capacità immaginative di un individuo costituiscono il suo potenziale empatico, lo strumento che può permettergli di mettersi in relazione con persone diverse da lui, spesso appartenenti a minoranze sociali.L’immaginazione, ben lontana dall’essere un gingillo da perdigiorno, è lo strumento perfetto per combattere i mostri che assediano la quotidianità sotto forma di razzismo, sfruttamento e discriminazioni.

Illustrazione a cura di Noemi D’Atri.