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Le transizioni di Pajtim Statovci: il racconto di una metamorfica generazione

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La Critica d’arte è sempre a caccia di nuovi talenti che sappiano mostrare la realtà nella sua crudezza. In questo mese dedicato alle Metamorfosi, Le transizioni, romanzo di Pajtim Statovci edito da Sellerio, si è rivelato all’altezza delle aspettative. Tra la lotta per l’affermazione di sé e la ricerca della propria identità nazionale, l’istrionico Bujar racconta le ferite di una generazione che arranca tra le macerie di un’Europa unita. A volte donna, a volte uomo, ma mai albanese, il giovane protagonista rivela, a poco a poco, il suo metamorfismo e i suoi segreti. Denuncia i soprusi, le sofferenze, le difficoltà e le manipolazioni di cui è vittima e carnefice, salvatore e salvato. Le transizioni è un romanzo che va dritto al cuore del lettore e lo costringe a rispondere a una domanda fondamentale: che cosa è disposto a fare per affermare il proprio sé?

Pajtim Statovci: lo scrittore

Pajtim Statovci è nato in Kosovo nel 1990. A soli due anni è emigrato in Finlandia, con la famiglia, per scappare dagli orrori della guerra. Nella sua vita ha quindi provato sulla pelle le condizioni di rifugiato e immigrato. Questa esperienza, la tensione dell’essere a metà tra due nazionalità, emerge anche dalle Transizioni. Ha infatti dichiarato a 7 – Sette, il settimanale del Corriere della Sera: «Metto molto di me stesso nei miei romanzi e ci sono molte correlazioni tra i miei personaggi e me stesso. Ma anche con le persone intorno a me. Scrivo anche testi autobiografici, ma li tengo per me.»

Nonostante sia un giovane scrittore, nelle Transizioni Statovci sfoggia uno stile diretto e curato per affrontare tematiche complesse e contemporanee. Emerge quindi una prosa scorrevole ma mai superficiale. Le transizioni si è infatti rivelato un romanzo denso di emozioni raccontate grazie alla capacità di Statovci di indagare l’animo umano. La narrazione in prima persona proietta sul lettore i sentimenti del protagonista, denunciando le contraddizioni della contemporaneità che gli individui a volte subiscono. 

L’abilità di scrittura di Statovci, che si nota anche nel romanzo qui recensito, gli è già valsa la vittoria di premi prestigiosi: nel 2018 è stato insignito dell’Helsinki Writer of the Year Award; mentre nel 2019, con Bolla, suo ultimo romanzo non ancora pubblicato in Italia, ha vinto il Finlandia Award for Fiction.

Pajtim Statovci, foto di Anniliina Lassila.

Le transizioni come fuga dalle costrizioni

Tra l’Albania degli anni Novanta, alla ricerca di una nuova identità collettiva, e la Finlandia contemporanea, si snoda la storia di Bujar, giovane istrionico dalle mille sfaccettature. Il romanzo segue il protagonista attraverso le sue migrazioni e le sue costanti mutazioni, in Europa e nel mondo. Ripercorrendo vari momenti della vita di Bujar, Le transizioni racconta al lettore un’esistenza in precario equilibrio tra un’identità di genere fluida e il tentativo di trovare un posto da chiamare casa.

Bujar viene inizialmente presentato come un bambino insicuro e sensibile, molto legato al padre, al suo equilibrio familiare e a una visione di un’Albania forte. Ma quando tutto questo viene poi a mancare gli rimane solo se stesso: il regime cade, il padre muore, la madre sprofonda in una depressione che la alienerà per sempre dalla realtà, la sorella semplicemente scompare. Agim, però, l’amico di sempre e unico vero amore della sua vita, lo trascinerà via da quella vita insulsa. In una Tirana allo sbando, i due giovani cercheranno quindi di cavarsela da soli. Agim è un giovane bello e carismatico, incastrato in un corpo maschile che non sente suo. Fin da piccolo, ha affascinato Bujar con discorsi sul significato della vita e sulla ricerca di uno scopo che potesse appagarli entrambi. Insieme vivranno di lavoretti ed espedienti, e dovranno affrontare esperienze dolorose. Ma a testa alta vinceranno i momenti di incertezza, sicuri che prima o poi la vita darà loro ciò che meritano. Desiderano disperatamente fuggire da quell’Albania in cui non si identificano: vogliono raggiungere l’Europa.

In un vortice di sentimenti, frustrazioni, manipolazioni e segreti, il romanzo alterna vicende contemporanee, flashback e folklore, al flusso di coscienza di Bujar, in continua ridefinizione di se stesso, da un punto di vista sia identitario sia sessuale.

Transizioni nazionali e sessuali

«Sono un ragazzo di ventidue anni, che a volte si comporta come immagina facciano gli uomini, potrei chiamarmi Anton o Adam o Gideon, il nome che di volta in volta mi suona meglio, e sono francese o tedesco o greco, ma albanese mai, e cammino esattamente come mi ha insegnato mio padre, a passi larghi e cadenzati, so bene come tenere alti petto e spalle, la mascella serrata a garantire che nessuno invada il mio territorio. E in momenti come questi la donna dentro di me arde sul rogo».
P. Statovci, Le transizioni, Palermo, Sellerio, 2020.

Il protagonista raccontato da Statovci sembra racchiudere in sé le tensioni del nostro tempo. Non solo cerca costantemente di affermare un’identità sessuale libera da ogni pregiudizio o categoria, ma allo stesso tempo innalza costantemente gli standard di vita raggiunti di volta in volta. Ciò che conquista non risulta mai essere all’altezza delle sue distorte aspettative: una persona intelligente e bella come lui non può accontentarsi di banali relazioni e lavori sottopagati.

A partire da una Tirana socialmente in macerie, passerà per Roma, Berlino, Madrid, New York e, infine, Helsinki. In ogni angolo di mondo affronterà e sfiderà (e anche infliggerà) il sopruso e l’inganno. La sua vita sarà costellata da momenti di perfetta e apparente felicità, ambiguità architettate e delusioni autoinflitte. In un continuo balletto tra distruzione e rinascita, Bujar diventa simbolo di un’intera generazione: quella cresciuta nel sogno europeo, a cui è stato detto che tutto è possibile ma non è stato rivelato come realizzare queste infinite possibilità.

Metamorfosi di una generazione

«E invece mi ritrovo a vivere un’esistenza tale che mi capita di pensare a come farmi fuori nella maniera meno dolorosa, passo giornate intere in cui non oso aprire la bocca nemmeno per dire grazie o buongiorno, e l’unica cosa che riesco a fare è fingere di sapere dove sto andando, come se appartenessi a questa città. Questa non è la mia vita, questi giorni non sono miei».
P. Statovci, Le transizioni, Palermo, Sellerio, 2020.

Statovci pone il lettore davanti a una realtà cruda quanto inevitabile. Bujar non è solo una persona queer che oscilla da una metamorfosi all’altra, facendo proprie le identità e le storie delle persone che incontra, nascondendo segreti o manipolando il prossimo; è un giovane alla ricerca costante di qualcosa di più grande, attraverso un’Europa unita che cambia e che, sulla pelle dei più deboli, costruisce la sua impalcatura di contraddizioni. La “generazione Erasmus”, cresciuta nel mito dell’esperienza all’estero e della possibilità di potersi rifare, in qualsiasi altro Paese, senza confini, è qui ben rappresentata dal mutante Bujar. Valica confini, a volte è uomo, a volte è donna, altre è niente, sfidando l’ordine costituito.

Ogni volta che la maschera di Bujar cade, non solo si rivela qualcosa della sua natura, ma si approda a una consapevolezza maggiore sulle aspirazioni che muovono ognuno di noi in questa società, dove le vite sono incasellate in categorie prestabilite. Le transizioni indaga fino a che punto l’ipocrisia umana si può spingere, sia a livello individuale che nazionale. Statovci ha dato così vita a un romanzo che si fa metafora di una generazione in continua ridefinizione, metamorfica per volontà, necessità o, a volte, costrizione.

Illustrazione a cura di Caterina Cornale.