Erasmus: il viaggio del cambiamento

Erasmus: il viaggio del cambiamento

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Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.

J. Steinbeck, Viaggio con Charley, traduzione di Luciano Biancardi, Milano, Rizzoli, 1969.

Il grande viaggio che ogni appartenente alla popolazione studentesca universitaria spera di fare, nel corso della propria carriera, si chiama Erasmus. Si tratta di un’esperienza indimenticabile di condivisione e libertà ma, soprattutto, di scoperta di se stessi e del mondo. 

Le origini

Il programma Erasmus, acronimo di European Community Action Scheme for the Mobility of University Students, è stato creato dall’Unione Europea, nel 1987, per favorire la mobilità studentesca universitaria. Il nome è dedicato a Erasmo da Rotterdam, umanista e teologo che, a cavallo tra XV e XVI secolo, diffondeva in Europa valori quali concordia, pace e tolleranza

L’Erasmus permette di effettuare un periodo di studio in un’università estera coinvolgendo anche Paesi esterni ai confini europei quali Macedonia, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Turchia e Regno Unito. Dal 2004 il programma è stato ampliato e ha acquisito il nome di Erasmus + per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport in Europa: è rivolto, quindi, a un ampio spettro di popolazione. I suoi principali obiettivi sono la diminuzione della disoccupazione, l’emancipazione e l’ampliamento della partecipazione giovanile all’interno della società

Sofia Corradi: Mamma Erasmus

La mamma è sempre la mamma, anche per il programma Erasmus. L’ideatrice, infatti, è la pedagogista e commendatrice al merito della Repubblica Italiana Sofia Corradi, soprannominata per questo Mamma Erasmus. L’intuizione per la creazione di questo modello di scambio multiculturale è dovuta alla sua esperienza personale. Nel 1957 si trasferì, per motivi di studio, negli Stati Uniti dove conseguì un master in Diritto comparato. Al momento del suo rientro in Italia chiese all’Università di Roma di riconoscerle il titolo conseguito all’estero come equivalente ai tre esami che le mancavano per conseguire la laurea in Giurisprudenza. 

Le risposero negativamente, addirittura deridendola, come afferma lei stessa nelle molte interviste rilasciate. Per questo, al fine di evitare che altri* student* dovessero subire questo ingiusto trattamento, si è impegnata per diciotto anni per creare e far approvare il programma Erasmus. 

«Erano i datori di lavoro che cercavano me» (S. Corradi, Ho creato l’Erasmus quando l’Europa non esisteva, minuto 8:54) risponde fiera, quando le domandano in che modo il suo periodo di studi negli Stati uniti abbia fatto la differenza. 

I principi fondanti del progetto, secondo le parole della sua ideatrice, sono innanzitutto la democratizzazione degli studi, essendo garantita a* partecipanti una borsa di studio, e la promozione della pace nel mondo a partire dalla comprensione e dalla comunicazione tra persone, per poi giungere a quella tra culture.

Le culture viaggianti

Al rientro dall’Erasmus si guarda il mondo con occhi nuovi. La mia amica e compagna d’avventura Alice ha indagato, nella sua tesi, gli effetti di quest’esperienza sull’identità culturale delle persone. Ciò che si vive durante una prolungata permanenza all’estero è un processo definito ibridazione culturale.

Lo spostamento in una nazione diversa da quella di origine provoca, infatti, una parziale disconnessione dall’identità culturale del proprio Paese e, al contrario, permette una connessione con la cultura ospitante. Le persone non subiscono, però, passivamente questo processo di ibridazione, bensì lo intraprendono con coscienza. In modo attivo, ricercano costantemente nuovi stimoli e decidono se e in quale misura combinare le due culture. 

Alice e io ne siamo la perfetta rappresentazione: due persone diverse che hanno vissuto la medesima esperienza per uno stesso periodo, ma che l’hanno assorbita in maniera differente. Io e lei, partite come due sconosciute, siamo tornate da amiche profondamente legate, tra noi, ma anche alla terra e alle persone che ci hanno accolte.

Erasmiana una volta Erasmiana per sempre

La nostra esperienza si è svolta In Spagna ed è durata dieci mesi. Inizialmente è stato necessario l’utilizzo di alcune guide turistiche per localizzare la nostra meta, ma adesso potremmo tornarci a occhi chiusi, facendoci guidare solamente dal cuore. Jaén per noi, infatti, è diventata casa

Il viaggio per arrivare è durato una giornata intera, prima in macchina, poi in aereo e, successivamente, in treno con due grosse valigie e un bagaglio a mano. Le mie coinquiline da barzelletta erano una neozelandese, una polacca e una brasiliana. 

L’arrivo in casa è stato traumatico perché la mia stanza aveva la dimensione di un ripostiglio. Mi sono bastate, però, poche ore per adattarmi alla mia nuova vita. A distanza di anni ricordo con un sorriso anche quei primi difficili giorni. Ho vissuto per mesi in una bolla di sapone dove i problemi della vita reale come responsabilità, scadenze e obblighi non esistevano. Sporadicamente ne uscivo quando chiamavo a casa, ma il trauma da rientro è stato davvero inaspettato. Tutto ciò che si è lasciato in sospeso si ripresenta. Le situazioni non sono cambiate a distanza di tempo, ma le si guardano con occhi diversi. La maggior parte di erasmian*, cioè di coloro che partecipano al programma Erasmus, nel momento del rientro si sentono un* stranier* in patria. È necessario, infatti, un periodo di adattamento per superare lo shock culturale inverso provocato dal cambio di vita e trovare nuovamente il proprio equilibrio. 

L’Erasmus, infatti, non è solamente un viaggio, ma è un’esperienza di crescita personale. La conoscenza di una nuova lingua contribuisce ad ampliare le vedute, ma l’acquisizione in immersione linguistica crea una nuova prospettiva. Quest’esperienza rende indipendenti, consapevoli e favorisce la crescita dell’autostima. A distanza di anni le emozioni e i ricordi affioreranno in maniera inaspettata guardando una foto, ascoltando una canzone o sentendo un profumo. Solo allora vi accorgerete quanto l’Erasmus vi abbia cambiato la vita. Non fatevi quindi intimorire dalla burocrazia e partite! Non perdete la possibilità di diventare cittadini e cittadine del mondo!

Illustrazione a cura di Sabrina Poderi e Francesca Pisano.