Tr3censioni di ottobre: dove ci porta la mente?

Tr3censioni di ottobre: dove ci porta la mente?

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La Critica d’arte non ne ha fatto mistero: questo mese il tema l’ha messa in difficoltà. Sì, perché trovare tre film che esplorino i meandri della mente nell’immenso filone dei film psicologici può rivelarsi un’impresa titanica. Che criterio adottare? Come limitare la propria rosa? E, soprattutto, come salvarsi dalla scelta banale?

Poi ha avuto l’illuminazione. Ha pensato alle circonvoluzioni cerebrali, che si avvolgono su se stesse ripiegandosi, e ha deciso che quello sarebbe stato il suo fil rouge. Così, nella spirale ricorsiva della mente, ha individuato tre gradi, e li ha associati a tre film: 

  • Synecdoche, New York (2008);
  • Secret Window (2004);
  • Il giardino di cemento (1993).

Sul primo gradino dentro la spirale della mente c’è Synecdoche, New York. Scritto e diretto da Charlie Kaufman, si tratta di una grande epopea esistenziale in cui è mostrato come l’Io, quietamente e crudamente, si accartoccia su se stesso. Sul secondo gradino della nostra discesa troviamo Secret Window, da un racconto di Stephen King. È un thriller psicologico non convenzionale la cui protagonista – al pari di Johnny Depp – è l’ossessione. Infine, sul terzo gradino è collocato Il giardino di cemento, un’altra trasposizione letteraria. Stavolta la morsa della spirale si attorciglia attorno ai giovani membri di una famiglia disastrata, fino a sconfinare nel torbido.

Synecdoche, New York

Marta ha scelto: Synecdoche, New York 

Se penso agli involuti sentieri che solcano la mente, lì in mezzo ci trovo Synecdoche, New York, un film di Charlie Kaufman del 2008. La protagonista, infatti, è una mente che si incarta, che processa la paura della propria finitezza rappresentandosi in un progetto via via sempre più barocco. 

Cercare di spiegare chiaramente di cosa parli questo film è difficile, perché questa è un’opera mondo. Semplificando, possiamo dire che la storia è quella del regista teatrale Caden Cotard, paralizzato dalla solitudine e afflitto da una serie di malattie tanto misteriose quanto simboliche. Per fare i conti con se stesso, decide di mettere in scena uno spettacolo teatrale mastodontico. Il soggetto è la riproduzione nevrotica e straziante della sua vita, il copione è perennemente in divenire, il palco è un capannone in continua espansione. 

Come dicevo, si tratta di un’opera mondo. Lo conferma la locandina, su cui capeggia il teatro di posa dove per più di vent’anni va in prova la pièce e che contiene l’intera New York. Ma lo chiarisce soprattutto il titolo: la sineddoche è la parte per il tutto. E Synecdoche, New York contiene tutto. Morte, amore, malattia, solitudine, famiglia, tempo, sdoppiamento: pensate a un tema topico del Novecento e lo troverete. Sineddoche, perché nel teatro sta il mondo, e nel suo microcosmo gli elementi si ripetono in scala ridotta all’infinito. Sineddoche, perché nella vita di Caden Cotard stanno le vite di tutti gli esseri umani, tutte le singolarità possibili: una parte – una vita – rappresentata per il tutto. Sineddoche, perché questo film è il sunto di qualsiasi film abbia mai fatto e farà Charlie Kaufman. È la sceneggiatura di una vita. È il lavoro di una mente che sa sondare profondità – nei sentimenti, nelle trame – che vanno oltre il nostro comune sentire e le nostre ristrette capacità di inventori. E per questo comprende ognuno di noi, raccontandoci tutti.

Secret Window

Giulia ha scelto: Secret Window

Che cosa ci fa uno scrittore fresco di divorzio in una casa sul lago in mezzo ai boschi del Nordamerica? Se a narrare la sua storia è Stephen King, la risposta può essere soltanto una: impazzisce.

Nel 2004, il regista David Koepp propone al pubblico la trasposizione cinematografica del racconto Finestra segreta, giardino segreto, parte della raccolta Quattro dopo mezzanotte firmata dal re del thriller. Il risultato è Secret Window, film breve ma intenso, con un Johnny Depp in tutto il suo splendore a fare da protagonista quasi assoluto.

Ossigenato, sciatto e spettinato, il divo più amato da Tim Burton interpreta Morton Rainey, uno scrittore di medio successo, in crisi per la recente fine del suo matrimonio. Ossessionato dai ricordi della notte in cui ha sorpreso sua moglie a letto con un altro, Mort passa le sue giornate a dormire sul divano e a combattere (con scarso successo) contro il famoso “blocco dello scrittore”.

Un giorno, alla porta della sua casa in mezzo al nulla, bussa John Shooter, un tipo piuttosto pedante, che lo accusa di aver plagiato un suo racconto. Rainey continua ad affermare la propria innocenza ed è così che cominciano i guai: Shooter diventa dapprima un’ossessione e, in seguito, una vera e propria minaccia alla vita di Rainey e delle persone che ne fanno parte.

La discesa nell’inferno personale di un uomo in pieno mental breakdown è ciò che più caratterizza Secret Window. Il Morton Rainey di Depp, però, è anche comico – grottesco, quasi – nel suo essere sull’orlo del baratro. Spesso si ride, guardando il film, e fino alla fine non si è in grado di capire quale sarà l’epilogo della vicenda. Non a caso, la questione tra Rainey e Shooter ruota tutta attorno al finale della storia che entrambi sostengono di aver scritto.

Secret Window è un thriller psicologico diverso e perciò apprezzabile non soltanto dagli appassionati del genere.

Il giardino di cemento

Jenny ha scelto: Il giardino di cemento

Il giardino di cemento è un film di Andrew Birkin uscito nel 1993 e tratto dall’omonimo romanzo di Ian McEwan, autore britannico principalmente noto al pubblico italiano per Espiazione. La pellicola, come il romanzo, racconta le perverse dinamiche di una famiglia ai margini. Un padre monomaniaco, una madre passiva e quattro figli lasciati a se stessi. Con questo film Birkin si è aggiudicato l’Orso d’argento per il miglior regista.

La storia prende il via dall’ossessione del padre per la ristrutturazione del vialetto del giardino, con l’intento di dare nuova veste al prefabbricato in cui vivono, squallido e fatiscente. Jack, il figlio quindicenne, lo aiuta di malavoglia in questa impresa. Spostano sacchi di cemento, faticano, e il padre viene così assorbito da questa attività maniacale da morire d’infarto. La vicenda inizia a diventare inquietante: Jack si estrania sempre più, alimentando il suo narcisismo e diventando incapace di provare sentimenti. La madre, travolta dalla tragedia, si ammala e muore.

E da questo momento la pellicola Birkin inizia a raccontare la profondità degli abissi da cui a volte la mente umana è avvolta. Infatti la situazione degenera in fretta. Julie – interpretata da una bravissima Charlotte Gainsbourg –, Jack e i fratelli più piccoli, Sue e Tom, decidono di non seppellire la mamma, ma di tenerla nascosta e di provare loro stessi a vivere come una famiglia. Il film cade in una spirale disturbante, giocando sull’interazione perversa di questa strana famiglia, interazione che sfocerà anche nell’incesto.

La narrazione semplice, quasi piatta, e la scelta di una fotografia naturale unita a un ritmo di narrazione lento rendono Il giardino di cemento un film realistico, martellante e perturbante, che magistralmente percorre i recessi delle mente umana.

Rielaborazioni grafiche a cura di Sabrina Poderi.