Inchiostro e psiche: l’introspezione illustrata di Bojan Mitrović

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Questo mese, in Galleria Millon, abbiamo deciso di indagare i recessi della mente. Per di più, da una decina d’anni, soprattutto nel mondo dell’illustrazione, ottobre è conosciuto anche come Inktober.

La challenge che prende questo nome, ideata dal disegnatore americano Jake Parker, consiste nel produrre ogni giorno, per 31 giorni, un disegno a inchiostro e postarlo sui social. Lanciato nel 2009 come iniziativa personale dell’artista, l’Inktober ha preso piede in tutto il mondo, trasformandosi in un vero e proprio evento virtuale. Se volete farvi un’idea, date un’occhiata alle nostre Instagram stories entro la fine del mese!

Comunque, nemmeno a farlo apposta, nel corso delle sue indagini nel mondo artistico, il Curatore si è imbattuto in Bojan Mitrović, il disegnatore le cui opere rappresentano l’equilibrio perfetto tra gli elementi protagonisti del nostro ottobre: la psiche e l’inchiostro.

Presentazioni: chi è Bojan Mitrović

L’artista Bojan Mitrović coabita lo stesso corpo dello storico Bojan Mitrović e del Bojan Mitrović traduttore, anche se, spesso, questi e altri Bojan Mitrović non vanno del tutto d’accordo.

Estratto dalla presentazione dell’artista nel catalogo della mostra Mezzo gaudio, tenutasi a Trieste nell’ottobre del 2020.

Così Bojan sceglie di presentarsi al pubblico, come un insieme di personaggi che sono tutti la stessa persona e allo stesso tempo non lo sono. Vi sembra complicato? È giusto così. Quando ci si addentra nei recessi della mente – a maggior ragione se è quella di un artista – i percorsi non sono mai semplici!

Ad ogni modo, quando incontro Bojan dal vivo, in un bar di Trieste, mi siedo al tavolo insieme a un uomo soltanto. Mi racconta di essere nato e cresciuto in Serbia e di essersi poi trasferito in Italia per studiare Storia all’Università di Trieste. Gli studi sono sfociati in diverse esperienze in ambito accademico, alle quali affianca l’attività di traduttore dalla sua lingua madre.

Man mano che parliamo, vedo effettivamente affiorare le varie personalità di cui avevo letto sul catalogo della mostra, ma penso che quella che mi sta seduta di fronte sia quella dell’artista: non che prevalga sulle altre, ma in fondo ci siamo incontrati per approfondire quell’aspetto e, in effetti, credo che, in un certo senso, sia quella che le contiene tutte.

Mulltidimensional Being
Multidimensional Being.

Bojan e l’arte: Inktober tutto l’anno

Bojan disegna dai tempi dell’università e lo fa solo ed esclusivamente con penne a inchiostro. Le sue primissime produzioni sono strettamente private, degli esercizi utili a impratichirsi nella tecnica del disegno nero su bianco, un po’ come nel senso originario dell’Inktober. Per lui, inizialmente, l’arte è un hobby, una pausa dallo studio, anche se sempre affrontata con un certo criterio, come si addice a uno storico.

Anche lo stile rimanda alla sua controparte accademica: grazie alla sottile punta del “rapidograph”, Bojan diventa una specie di miniatore dei nostri tempi, prima intarsiando le pagine dei suoi libri, poi creando lui stesso opere che sembrano pagine intarsiate; ma tutto ancora sempre e solo tra le mura della sua stanza di studente.

Per le vicissitudini della vita, poi, il Bojan storico abbandona il disegno, ma, come si dice: “impara l’arte e mettila da parte”. A un certo punto, il disegnatore sente il bisogno di ritornare sui suoi passi.

Non esisto, sono qui
Non esisto, sono qui.

Nei recessi della mente: l’arte come terapia

Vuoi perché a una certa età la vita si complica, vuoi perché l’animo artistico, se c’è, deve trovare uno sfogo, da qualche anno a questa parte Bojan riprende la penna in mano con un nuovo intento: niente più pratica – anche se questa è sempre insita nell’attività stessa –, ma sfogo emotivo; più una certa dose di professionalità.

La produzione non cambia tanto nella tecnica né nell’immaginario, quanto nello scopo che ha per l’artista stesso: Bojan inizia un percorso introspettivo che ha come risultato i suoi stessi disegni. L’arte figura da sempre nella sua vita come uno sfogo, ma ora sembra assumere questo aspetto nel pieno del suo significato: per Bojan il disegno è una sorta di terapia, è il modo di mettere nero su bianco ciò che avviene nei recessi della sua mente.

Ecco che sui fogli bianchi prendono vita mondi assurdi, dai tratti spaziali e quasi apocalittici, e figure che talvolta hanno dell’umano, più spesso dell’animale, ma che sono anche sempre caratterizzate da un tocco personale e inconfondibile. Certo, perché scenari e personaggi derivano direttamente dalla mente dell’artista e danno forma a chissà quale pensiero, problema o trauma che la abita. La peculiarità dei disegni di Bojan Mitrović, però, è quella di riuscire a codificare in simboli universalmente noti qualcosa che appartiene solo e soltanto a lui.

Il senso di meraviglia.
Il senso di meraviglia.

Disegno e parola: indirizzare l’interpretazione

L’altro aspetto particolare, che mi ha incuriosito fin dal primo approccio al catalogo della mostra Mezzo gaudio, è il massiccio utilizzo della parola. La maggior parte delle opere di Bojan si accompagna a un certo quantitativo di testo, volto a spiegare esattamente che cosa rappresentano. Gli stessi progetti di cui i singoli disegni fanno parte sono descritti a parole dall’artista prima ancora di mettersi all’opera con carta e rapidograph.

Un simile approccio sembra discostarsi da quello che ci si aspetterebbe dal comune processo creativo, per il quale un artista è portato a trasporre sul foglio o sulla tela ciò che il suo estro gli comanda, senza bisogno di spiegazioni. Nel caso di Bojan, più che di estro si parla di psiche, e la psiche contiene al suo interno schemi e immagini ben precise.

Nel momento in cui questi escono dalla mente dell’artista e fluiscono verso un pubblico, soprattutto per lo scopo “terapeutico” che hanno, devono poter essere interpretati esclusivamente per ciò che sono a partire dalla loro origine. Non c’è molto spazio, nell’arte di Bojan, per la libera interpretazione: essa consiste nella resa grafica dei processi di una mente in particolare, e perciò è univoca.

Tenere a bada
Tenere a bada.

I vantaggi dell’inchiostro: la tecnica di Bojan

Tutti i Bojan sono d’accordo su un punto: quella dell’inchiostro su un foglio bianco è la tecnica che più li rappresenta. Di certo il pubblico saprà apprezzare il talento e la maestria che stanno dietro all’aspetto più figurativo della loro arte, ma qui si tratta di soddisfare anche delle necessità interiori.

Innanzitutto, Bojan mi spiega che il disegno a inchiostro va eseguito “a strati” e perciò richiede un certo quantitativo di tempo. Partendo dal bianco immacolato del foglio di carta, non è sufficiente colorare (come si farebbe con un pennarello) per arrivare al nero: l’inchiostro va steso punto per punto o linea per linea, a seconda della tecnica che si utilizza. In ogni caso, i segni devono essere tanto più piccoli quanto più è lo scuro che si intende ottenere. Questo lavoro minuzioso e metodico permette al disegnatore di riflettere a lungo sull’opera.

In secondo luogo, il foglio è solo bianco e l’inchiostro è solo nero; non ci sono colori. Questo è particolarmente utile nella resa finale – soprattutto in quella ricercata da Bojan –, poiché permette all’artista di comunicare solo ed esclusivamente ciò che intende lui, senza che l’osservatore venga condizionato dalle emozioni che, talvolta, i colori possono trasmettere.

L’inchiostratore della mente: progetti di un artista sui generis

Bojan Mitrović non corrisponde, dunque, a quello che potremo definire come il profilo comune dell’artista. Sbaglieremmo, però, nel non identificarlo come tale. Bojan è anche un artista, oltre a essere uno storico, un traduttore, l’uomo che sta seduto di fronte a me al bar, un appassionato di musica, un osservatore attento di ciò che lo circonda e… potrei andare avanti all’infinito.

Il suo primo progetto, Mezzo gaudio, rappresenta la possibilità di riuscire a trarre qualcosa di piacevole dal caos interiore. È senz’altro il compendio della sua fase introspettiva. Di questa serie, il disegno Multidimensional Being (la prima immagine che avete visto, scorrendo l’articolo) è stato esposto a Pančevo, in Serbia, in occasione del Nova Festival, organizzato dal fumettista Alexandar Zograf.

Il progetto in cui è impegnato ora, invece, non è rivolto soltanto all’interno, ma non per questo è meno interessante: si intitola Ecocalypse ed è costituito da una serie di tavole dedicate alla situazione globale attuale, da osservare in parallelo alle incisioni sull’Apocalisse di Albrecht Dürer.

Ciò che Bojan riesce a fare è sicuramente far confluire tutti i suoi aspetti in un mezzo di espressione univoco, che è il disegno a inchiostro. Grazie a questa capacità è in grado di mantenere in equilibrio se stesso e, allo stesso tempo, di dare a noi qualcosa di bello da ammirare. Per questo motivo mi sento di decretare che quello dell’artista è, in fondo, il suo aspetto prevalente, quello che comprende tutti gli altri.

Illustrazione a cura di Francesca Pisano.