Dai diari di un Capitano dell’Aria: le avventure di una light novel steampunk

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Un’aeronave sulla Terra ormai deserta, una ciurma composta da un uomo-bradipo, un’intrepida ragazzina e un capitano robot. Fantasy, romanzo umoristico e steampunk in egual dose. Mescolate bene e otterrete Dai diari di un Capitano dell’Aria – Il tesoro di Smiley (Bologna, Nativi Digitali Edizioni, 2021): un romanzo breve illustrato, nato dalla penna e dalla matita di Federico e Marco. Lo potremmo definire quasi una light novel – in salsa steampunk , quel genere letterario giapponese di argomento leggero e accompagnato da disegni: una novità rispetto ai fantasy tradizionali pubblicati di solito per i tipi degli editori italiani.

L’anacronia che vede capitani con baffoni ottocenteschi a bordo di aeronavi su un pianeta postapocalittico sgorga dai colori e dalle chine che arricchiscono il romanzo, mentre l’umorismo fantasy – con molte venature nerd – è tutto nell’inchiostro delle parole. Da questa sinergia viene fuori un libro sui generis, perfetto per accompagnare qualche ora di svago e, nella sua versione cartacea, per abbellire gli scaffali delle vostre librerie.

Abbiamo intervistato Federico Grasso e Marco Calvi, rispettivamente autore e illustratore dei Diari di un Capitano dell’Aria.

Ciao, e grazie per rispondere alle nostre domande! Partiamo dall’inizio: come è nato Dai diari di un Capitano dell’Aria?

F: È nato per caso, a dirla tutta. Mi trovavo una sera solo in casa e avevo voglia di farmi un tè. Così ho messo a bollire l’acqua e mi sono connesso a un forum di scrittori che frequentavo da un po’. Una sezione del forum era dedicata ai racconti a capitoli, in cui inserire ogni giorno un capitolo nuovo di una storia personale. E così, dal nulla, ho immaginato un bradipo che voleva preparare il tè, ma una serie di imprevisti gli impedivano di portare a termine la semplice opera. Ci ho riflettuto un po’ e puff, dal nulla è spuntato il primo capitolo, con Amy, Polluce e Pher sull’aeronave. Essendo nato come breve romanzo a capitoli, dovevo fare in modo che ogni capitolo terminasse con un colpo di scena, per invogliare il lettore a proseguire. In poco tempo avevo costruito la struttura base del romanzo e avevo completato l’inserimento dei capitoli sul forum. Vedendo che aveva successo e che anch’io mi ero divertito molto a scriverlo, ho pensato di riprenderlo, sistemarlo, ampliarlo e aggiungerci personaggi (originariamente c’erano solo Amy, Pher e il capitano Polluce).

Federico mentre scrive.

Come definireste il vostro libro in tre parole?

F: Sole, cuore, am… Ah no, era un’altra cosa.

M: Ma puoi dirle queste cose in un’intervista?

F: Che ne so, intanto le dico.

M: Usa una parola in guruvengo [la lingua parlata dai protagonisti del romanzo, N.d.R.].

F: Allora: “schiribicchio come prima parola.

M: “Buffo”, direi.

F: Quindi: “schiribicchio”, “buffo” e “coi bradipi”.

M: Non è una parola, “coi bradipi”.

Dai diari di un Capitano dell’Aria è un misto tra fantasy e romanzo umoristico, condito da una bella dose di steampunk. Da dove è venuta lispirazione?

F: La prima e più importante ispirazione è stata la serie di videogiochi di Monkey Island. Si tratta di videogiochi punta-e-clicca dall’umorismo demenziale.

M: Io giocavo a Final Fantasy, eh!

F: Una delle parti del romanzo, il duello a insulti, è un grande omaggio a Monkey Island. Il pirata Guybrush Threepwood vinceva tutte le battaglie rispondendo letteralmente per le rime ai suoi avversari. Il primo tra questi, nemmeno a dirlo, era un pirata zombie.

Scrivere un romanzo non è facile, illustrarlo nemmeno: figurarsi fare entrambe le cose in contemporanea! Qual è il vostro processo creativo? La trama di Federico influenza i disegni di Marco e viceversa, oppure procedete parallelamente?

M: Direi che ci influenziamo a vicenda.

F: Infatti abbiamo sempre il raffreddore.

M: Guarda che dobbiamo aumentare il numero di lettori, non ridurlo. Comunque, molte cose le abbiamo decise insieme. Per esempio, abbiamo tanto discusso sui personaggi, sui loro comportamenti, sulle personalità. A volte chiedevo consiglio a Federico su come immaginare certe cose, altre volte Fede chiedeva a me come pensavo a certi personaggi.

F: Tipo la contessa.

M: Tipo la contessa.

Polluce tra le dune del deserto.

Qual è stata la sfida più grande nel vostro lavoro?

M: Non ucciderci.

F: Che melodramma! Da parte mia, la sfida più grande è stata trovare la costanza di continuare a sistemare il libro fino alla fine e di non smettere mai di credere nel suo potenziale.

M: Nel mio caso la sfida più grande è stata Fede, che mi pressava perché le illustrazioni dovevano essere pronte il prima possibile.

Chi vorreste che leggesse il vostro libro?

F: Chiunque non mi conosca, così da averne un giudizio il più possibile sincero.

M: Tutti quanti? Più gente lo legge e meglio è.

F: Omero. Scommetto che Omero avrebbe apprezzato l’umorismo.

M: Ma era cieco.

F: Appunto.

Le tazze di Polluce e della sua ciurma all’ora del tè.

Federico, qual è il libro che avresti voluto scrivere? Invece, Marco, qual è quello che avresti voluto illustrare?

F: Ce ne sono tanti. Sono molto invidioso di La vita, istruzioni per l’uso di Georges Perec, della trilogia di Gormenghast di Marvyn Peake, delle opere di Calvino… In generale spero solo di essere abbastanza bravo da avere uno stile personale che funzioni, che sia fluido e che piaccia.

M: Non vale, tu ci sai fare con le parole. Io che dico adesso?

F: Che vuoi illustrare i miei libri, ovvio.

M: No.

F: Ma come no?

M: Mi piacerebbe dare una mia interpretazione di alcuni classici: sarebbe una sfida riuscire a rendere per immagini, seguendo il mio immaginario figurativo, dei testi conosciuti da tante persone. Tra i molti, mi piacerebbe illustrare Le relazioni pericolose, a cui sono molto affezionato.

Cosa si prova a vedere il proprio libro tra le mani dei lettori?

F: Intanto, spero che se le siano igienizzate.

M: Ottimo. Buona risposta. Comunque, deve rispondere Fede: è il suo primo libro, ha faticato tanto per scriverlo, e adesso la gente ce l’ha in mano, lo legge, lo ordina, se lo fa arrivare a casa.

F: Basta, ti prego, mi sta salendo l’ansia. E credo abbia già risposto indirettamente Marco: timoroso del giudizio e felice che qualcuno riponga fiducia nel mio lavoro. E anche curioso di conoscere il responso finale sulla lettura.

Marco mentre disegna.

Ci sarà un proseguimento delle avventure della ciurma dellaeronave Rubiconda?

F: Assolutamente s…

M: Dipende dal fatturato, quindi più copie vendiamo, più probabilità ci saranno di un seguito.

F: … questo. E, in più, sono molto affezionato a questa ciurma bislacca. Mi dispiacerebbe dirle addio troppo precocemente. Diciamo che ci sono ancora tante storie che la vedrebbero protagonista.

Immagine di copertina a cura di Caterina Cornale.
Illustrazioni a cura di Marco Calvi.