Moda e illustrazione: comunicare le emozioni

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Una delle primissime cose che impariamo involontariamente è la comunicazione.

Comunicare ci permette di raccontare noi stessi e le nostre emozioni. Vi sono svariati modi per farlo: attraverso una storia, una canzone, una poesia, un film, un abito, una foto o un disegno. Ognuno di noi, con il tempo, impara a trovare la forma migliore per comunicare.

Anche il mondo della moda si racconta e lo fa per soddisfare un bisogno: quello di comunicare forme, colori e atmosfere. Un bisogno che viene soddisfatto attraverso il disegno. Mentre prima l’illustrazione di moda serviva quasi unicamente da mezzo per le grandi case di tutto il mondo, negli ultimi anni ha iniziato ad assumere una valenza indipendente dai brands. Emergono sempre di più nuovi talenti, tra loro degli appassionati di moda che, ampiamente influenzati dalla fotografia, portano queste foto nel nuovo regno dell’illustrazione, reinterpretandole.

Per capire fino in fondo quanto l’illustrazione sia riuscita a influenzare il mondo della moda, dobbiamo però conoscere alcuni degli illustratori e dei grafici più illustri del Novecento, e in questo ci aiuta il Curatore.

George Lepape (1887-1971)

Lepape fu un illustratore francese che lavorò a stretto contatto con Paul Poiret alla realizzazione della seconda pubblicazione promozionale dei capi dello stilista. L’opera – risalente al 1911 – è conosciuta con il titolo Les Choses de Paul Poirete fu una vera rivoluzione nel campo dell’illustrazione di moda.

Per la rivista La Gazette du Bon Ton illustrò i modelli di Poiret negli anni Dieci e quelli di Jeanne Lanvin negli anni Venti. In seguito collaborò con importantissime riviste di moda come Harper’s Bazaar, Vanity Fair, Femina, Voguee Les Feuillets d’art.

La tecnica utilizzata da Lepape è stata una novità: i disegni a inchiostro vengono colorati a pochoir, metodo di stampinatura a mano ispirata alla tecnica delle stampe giapponesi allora in voga a Parigi. Le tavole illustrate presentano uno stile molto raffinato, dove sono presenti ampie zone di colori compatti su uno sfondo quasi completamente bianco.

Erté (Romain de Tirtoff, 1892-1990)

Erté, pseudonimo di Romain de Tirtoff, fu pittore, illustratore, costumista e scenografo russo. I primi disegni e costumi che portarono una certa attenzione su Erté furono quelli realizzati per la ballerina Mata Hari, assieme alle sue illustrazioni per la rivista parigina La Gazette du Bon Ton. Fu però solo nel 1915, quando cominciò a disegnare la copertina per Harper’s Bazaar, che gli vennero riconosciute le sue capacità. A Parigi progettò i costumi di scena dei maggiori spettacoli dei music hall, dei balletti russi di Diaghilev, per le Folies Bergères, per il Moulin Rouge e disegnò anche gli abiti per la cantante Josephine Baker. Più di ogni altro designer, Erté ha portato lo stile orientale nella vita occidentale parigina attraverso l’uso di colori intensi come il verde giada, il cremisi e l’arancione. Fu indubbiamente influenzato dai dipinti di vasi greci ed egizi, dall’iconografia indiana e dall’arte religiosa russa. I disegni di Erté sembravano usciti dalle Mille e una notte. Una delle sue opere più famose è L’alfabeto in cui ogni lettera è formata da una figura femminile.

Brunetta Mateldi (1904-1988)

Brunetta Mateldi si avvicinò alla moda quasi per caso, illustrando nel 1925 i modelli del sarto Paul Poiret. Disegni stravaganti, quasi surreali, che la mettono in luce anche a livello internazionale. Nel 1959 diventò collaboratrice di Harper’s Bazaar. Dire che fu solo una disegnatrice di moda è riduttivo, poiché fu soprattutto un’osservatrice molto curiosa! Brunetta fu la prima artista a usare bloc notes e matita per esprimere il suo senso dell’umorismo, a volte condito da filo di crudeltà: il suo primo disegno fu un branco di galline con borsetta e cappello che rappresentava le signore di Ivrea a passeggio. I suoi schizzi trovano ospitalità su vari giornali, dalla Gazzetta del Popolo fino al Corriere della Sera. Alle sfilate, quella di Brunetta fu una presenza fissa e le sue rubriche furono seguitissime da tutti. Emilio Radius disse di lei:

Il segreto di Brunetta è l’aver esordito come pittrice e l’essere artista come prima cosa. Usi il colore o si limiti al bianco e nero, i suoi disegni servono fedelmente all’industria della moda e sono una festa degli occhi. Hanno la caratteristica di raffigurare con pochi segni sagaci e di fare scena, commedia brillante e anche un po’ dramma.

P. Biribanti, L’ironia è di moda. Brunetta Mateldi Moretti, artista eclettica dell’eleganza, Roma, Carocci editore, 2018, p. 101.

René Gruau (Renato Zavagli Ricciarelli delle Caminate, 1908-2004)

La sua carriera di illustratore lo ha reso un protagonista assoluto della grafica del Novecento. Il primo incontro con il mondo della moda da parte di René avvenne grazie alla madre Marie, che lo portava con sé negli atelier milanesi e parigini. Affascinato dalle donne eleganti vestite in abiti da sera che comparivano su riviste come Vogue e La vie parisienne, Gruau incominciò ad abbozzare qualche ritratto, esercitandosi nell’arte dell’illustrazione che in seguito diventò la sua principale occupazione.

Nel dopoguerra è stato al fianco di Christian Dior, disegnando le sue campagne pubblicitarie ed esaltando l’immagine new look dello stilista, che ha mutato per sempre il volto del settore. Gruau non si cimentò solo nell’illustrazione di moda, ma produsse i manifesti dei music hall di Parigi. Spostandosi nel centro della cultura europea e luogo d’incontro dell’aristocrazia colta, Gruau mise a punto il suo stile figurativo, un connubio tra l’arte dei grandi cartellonisti della pubblicità e quella della fotografia delle riviste di moda.

Da quando ho iniziato a disegnare per la moda, mi sono sempre documentato molto, guardando tutte le riviste internazionali e i disegni degli altri disegnatori. (…) Negli anni Venti e Trenta c’erano molti disegnatori di moda veramente grandi, perché a quell’epoca c’era veramente una grande richiesta. Anche se non li conoscevo personalmente, non li frequentavo, mi sono sempre documentato guardando i loro disegni.

R. Gruau, Gruau visto da Gruau, cit., p. 22.

Antonio Lopez (1943-1986)

Illustratore di moda, Antonio Lopez nacque a Porto Rico nel 1943, ma non rimase a lungo nell’isola centroamericana e con i suoi genitori emigrò a New York. Vinse una borsa di studio, a soli dodici anni, che gli offrì la possibilità di frequentare la Traphagen School of Fashion, successivamente la High School of Design e, infine, il celebre Fashion Institute of Technology. Negli anni Settanta, Antonio Lopez ha ormai consolidato le sue modalità di espressione: il suo stile è esplosivo, di forte impatto, energico, in cui viene incanalata una forte sensualità femminile, elegante e disinvolta.

Le donne di Antonio sono pin-up contemporanee che si esibiscono sfrontatamente, ma mai volgari, la femminilità che le sue muse emanano le circonda come un alone di incanto e di glamour. Antonio le immortalava servendosi di varie tecniche, dal disegno a matita, penna, carboncino o inchiostro, alla fotografia: adorava ritrarre l’atmosfera informale dei backstage e fu un grande amante delle polaroid. Creò gioielli e oggetti di design e reinterpretò la grafica del magazine Interview, giornale ideato anche da Andy Warhol. La grande passione artistica di Antonio erano le ragazze che provengono da un background multietnico: ispirandosi alla cantante Josephine Baker, egli la identifica come la rappresentante della vera bellezza del XX secolo. Ma negli anni Ottanta l’AIDS fece il suo ingresso in una società festaiola e sfrenata. Antonio morì a soli quarantaquattro anni per complicanze dovute al virus. Nonostante la giovane età, in molti ne hanno compreso il talento e la grandezza. Lavorò infatti per Vogue, Harper’s’ Bazaar, Elle, Interview e per il New York Times – proprio quest’ultimo lo definì il più grande illustratore di moda al mondo.

Mats Gustafson (1951)

Mats Gustafson è un artista svedese e un illustratore di moda. Nei suoi acquerelli e ritagli di carta, emerge uno stile che si distingue per l’utilizzo di silhouette a tavolozze tenui o tono su tono. Nato nel 1951 a Mjölby, in Svezia, ha studiato presso l’University College of Arts, Crafts and Design di Stoccolma e l’Accademia delle Arti drammatiche di Stoccolma, per poi trasferirsi a New York. Prima di rinvigorire l’arte dell’illustrazione di moda, Gustafson ha lavorato anche nella scenografia.

Nel 1978 pubblicò la sua prima illustrazione di moda su British Vogue; grazie a questo primo passo si aprì la strada dell’illustrazione per American Vogue, Interview, Marie Claire e il New York Times. Ha aiutato a sviluppare campagne pubblicitarie per Hermès, Tiffany & Co. e Yohji Yamamoto. Una delle opere di raccolta più importanti dell’artista è il libro intitolato Dior by Mats Gustafson, edito da Rizzoli, che ripercorre il lavoro dell’artista svedese che reinterpreta, sfilata dopo sfilata, le collezioni di prêt-à-porter e di haute couture per Dior Magazine. Dal primo numero della rivista, l’illustratore fornisce la sua interpretazione, stagione dopo stagione, della donna Dior. Minimalisti e colorati, i suoi acquerelli e i suoi collage presentano i motivi e i tagli delle creazioni. La tavolozza morbida e monotona di Gustafson e le pennellate sempre così delicate si combinano per creare immagini davvero potenti, fatte di campiture piene o sfumate. Questa tecnica lascia davvero poco spazio agli errori, in quanto non c’è modo di coprire lo sbaglio, così possiamo ammirare tutta l’abilità e la precisazione della mano di questo illustratore.

Illustrazione: parola chiave del fashion system

Negli ultimi anni la moda sta tornando a comunicare il proprio concept e il proprio stile attraverso l’illustrazione: il fashion system vive d’immagine e ne è sempre più affamato. Basta pensare come i noti brand riescano a catturare l’attenzione attraverso scatti fotografici d’autore, grafiche, video o illustrazioni di alto livello. Tutto è partito con l’immagine serigrafica, pittorica o plastica, per mostrare i figurini e i costumi del Novecento. Oggi sicuramente la tecnica è cambiata, ma l’interesse carnale della moda per l’illustrazione è rimasto.

L’illustrazione moderna è il nuovo modo di raccontare i brand, per far sognare milioni di follower di un social come Instagram, ad esempio, unendo arte, grafica e moda in un’unica immagine.

Illustrazioni a cura di Martina Nenna.