Tr3censioni divulgative: un tris di documentari atipici

Tr3censioni divulgative: un tris di documentari atipici

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Per sentirci più vicini a Madre Natura, Galleria Millon presenta un tris di atipici documentari per raccontare la Terra e la vita che ospita. La Critica d’arte ha infatti momentaneamente messo da parte serie tv e libri, per dedicarsi alla scoperta del nostro pianeta attraverso gli studi di ricercatori di fama mondiale, fotografi pluripremiati e narratori non convenzionali.

Il percorso che vi propone segue queste tappe:

  • Alien Worlds – Mondi Alieni (2020);
  • Antropocene – L’epoca umana (2018);
  • A life on our planet (2020).

Partiamo con un esercizio di immaginazione dalle estremità più ardite della galassia con Alien Worlds – Mondi Alieni, una docufiction che riguarda il nostro pianeta più di quanto possa sembrare dal titolo. Proseguiamo con Antropocene L’epoca umana dell’acclamato fotografo Edward Burtynsky, dove il focus si restringe sull’essere umano e la sua bonifica tecnologica dell’originale habitat terrestre. Concludiamo con A life on our planet, in cui Sir David Attenborough racconta una vita da ricercatore televisivo sulla Terra, che l’uomo sta portando al disfacimento: tutto è distruzione, o c’è anche qualcosa di positivo nell’azione dell’umanità? La risposta non esiste, o forse si nasconde nell’osservazione di questo verde tesoro meraviglioso: non resta che proseguire nella lettura e scegliere da quale titolo cominciare la visione!

Mondi alieni

Chiara ha scelto: Mondi Alieni

Un buon metodo per osservare la realtà è quello di fare un passo indietro da dove ci troviamo – prendere le distanze da noi stessi – adottando così un punto di vista esterno. È ciò che succede in Alien Worlds – Mondi Alieni, una docufiction sulla natura fantascientifica narrata dall’attrice Sophie Okonedo e prodotta da Netflix.

Sulla carta è un esercizio di world-building fantascientifico, ma nella realtà l’opera “netflixiana” ha l’intenzione di offrire una prospettiva alternativa per guardare il mondo in cui viviamo con occhi nuovi. Il pianeta Terra è sufficientemente meraviglioso da fornire materiale per tonnellate di romanzi sci-fi, l’importante è avere voglia di esplorare.

Quello che fa il documentario, in formato di miniserie da quattro episodi, è presentare in ciascuna puntata un nuovo mondo realizzato in CGI, attribuendogli un nome evocativo e addentrandosi nei suoi meandri per fare la conoscenza delle specie animali e vegetali che lo popolano. Può trattarsi di lussureggianti oasi o deserti sassosi, oppure ancora di terribili realtà estremamente tecnologiche dove l’idea di un corpo appare superflua. Ogni dettaglio è pensato per meravigliare lo spettatore, anche quando le visioni di mondi alieni lasciano spazio a momenti da documentario naturalistico convenzionale. In questi momenti, la narrazione si sposta sulla Terra, guidata dalla voce di Okonedo che spiega quale fenomeno terrestre ha fornito lo spunto per immaginare il mondo alieno in oggetto. Il vero segreto svelato da Mondi Alieni è che, per quanto sia divertente inventare pianeti fantastici, non c’è bisogno di andare tanto lontano. Poggiamo i piedi su uno di essi.

La formula di Alien Worlds è vincente perché capace di combinare intrattenimento e apprendimento, narrazione e scienza. Forse i cinquanta minuti dedicati a ogni episodio non bastano per approfondire i quattro mondi alieni. Probabilmente, però, l’intenzione è proprio quella di lasciare allo spettatore qualcosa da immaginare e da scoprire da sé.

Antropocene

Federico ha scelto: Antropocene

Antropocene: l’attuale era geologica in cui l’ambiente è fortemente condizionato dall’azione umana, sia a livello locale sia globale.
Il termine, coniato nel 2000 dal chimico olandese premio Nobel Paul Jozef Crutzen, è anche il titolo di un documentario diretto dai registi Jennifer Baichwal e Nicolas de Pencier e dal fotografo Edward Burtynsky.

Antropocene – L’epoca umana è stato distribuito in Canada nel settembre del 2018 ed è giunto in Italia grazie alla mostra Anthropocene tenutasi, dal maggio 2019 al gennaio 2020, alla Fondazione MAST di Bologna.
Terzo film di una trilogia che comprende Manufactured Landscapes e Watermark, il documentario segue le ricerche dell’Anthropocene Working Group, un gruppo internazionale di ricerca impegnato nel portare alla luce i segni del passaggio dall’Olocene all’Antropocene, avvenuto nel 1945.

Antropocene – L’epoca umana, girato nell’arco di quattro anni e narrato dal premio Oscar Alicia Vikander, esplora l’impatto che le attività dell’uomo hanno sui differenti ecosistemi del pianeta: l’acidificazione degli oceani e lo sbiancamento delle barriere coralline, l’estrazione del litio nel deserto di Atacama, l’incontrollabile deforestazione del Canada, la presenza di tecno-fossili lungo le coste cinesi e il commercio di avorio sono solo alcuni dei disastri ambientali perpetuati dall’uomo.
Il documentario analizza le conseguenze che l’agricoltura intensiva, l’industrializzazione, l’estrazione mineraria e la continua urbanizzazione comportano per il biosistema di venti diverse nazioni sparse in ogni continente, dall’Italia al Kenya, dall’Australia al Cile passando per la Cina.

Le immagini di una bellezza mozzafiato evocano una situazione drammatica disarmante: il dominio della razza umana è così impattante che le ere geologiche che verranno ne saranno, senza dubbio alcuno, influenzate.

A life on our planet

Sara ha scelto: A life on our planet

Diversi sono i documentari realizzati dal divulgatore scientifico e naturalista britannico David Attenborough dalla fine degli anni Cinquanta. Nei panni di un giovane esploratore, ha mostrato a tutto il mondo la biodiversità del nostro pianeta e la bellezza dei luoghi incontaminati.

Arrivato a novantaquattro anni, la sua missione si è modificata: A life on our planet, uscito nel 2020 su Netflix con la regia di Alastair Fothergill, Jonnie Hughes e Keith Scholey, è la testimonianza di come la Terra si sia modificata (in peggio) nel corso di una sola vita, la sua.

Nell’arco delle sue numerose esplorazioni, infatti, Attenborough si è reso conto che alcune specie animali e vegetali diventavano sempre più rare. Al contrario, ha assistito a una progressiva omologazione del paesaggio, a opera dell’essere umano.

Se episodi come il disastro di Chernobyl sono eventi isolati, ogni giorno si consuma la tragedia della scomparsa degli ambienti naturali e della biodiversità: il massacro che sta avvenendo in silenzio non è meno grave di quanto accaduto alla centrale nucleare sovietica. In novant’anni abbiamo modificato il ritmo evolutivo dell’Olocene, che fino a poco fa era uno dei periodi più stabili della storia della Terra. Abbiamo distrutto interi habitat, causato l’estinzione di intere specie, perpetrato uno stile di vita non sostenibile. Abbiamo chiuso la Natura in cattività: in meno di ottant’anni il pianeta Terra potrebbe diventare inabitabile.

Le immagini che accompagnano la narrazione di Attenborough ci coinvolgono tra le meraviglie del nostro pianeta e gli orrori del nostro impatto sull’ambiente. Il sentimento di angoscia dovuto al nostro “pianeticidio” raggiunge l’apice a tre quarti di documentario, ma poi si apre la speranza: le soluzioni esistono, ma bisogna iniziare a lavorarci da subito. Guardare questo documentario può essere un primo passo per la presa di coscienza che un cambiamento nel nostro stile di vita è essenziale.

Rielaborazioni grafiche a cura di Noemi D’Atri.