Il capitale amoroso di Jennifer Guerra: eros come atto di resistenza

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Il 31 marzo è uscito per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un eros politico e rivoluzionario di Jennifer Guerra, già alla seconda ristampa. Incluso nella collana Munizioni, curata da Roberto Saviano, questo saggio approfondisce il tema dell’amore. Guerra, in centoventuno pagine, fa il punto della situazione su questo aspetto che è pervasivo della natura umana: non spiega perché amiamo, ma perché è importante farlo e, soprattutto, perché sembra così difficile farlo. La Critica d’arte ha pertanto deciso di parlare di questo saggio ai frequentatori della Galleria Millon, nel tentativo di regalare un nuovo punto di vista.

Jennifer Guerra e l’eros politico

Jennifer Guerra, classe 1995, è nata in provincia di Brescia. Giornalista per testate come The Vision, Vice, La Stampa e Forbes, si è laureata prima in Lettere e poi in Editoria, comunicazione e moda alla Statale di Milano. Come giornalista si occupa di questioni di genere, diritti LGBTQI+ e femminismo. Il capitale amoroso. Manifesto per un eros politico e rivoluzionario è il suo secondo libro e segue Il corpo elettrico. Il desiderio del femminismo che verrà, pubblicato da Tlon.

Il capitale amoroso approfondisce un aspetto centrale della vita umana, sia privata che pubblica, e all’apparenza trito e ritrito. Parlare d’amore sembra spesso una scelta banale. È un tema che ha sempre fornito spunti a poeti, scrittori, cantautori, artisti di ogni genere. E anche se da millenni sembra essere la stessa cosa, ancora ne parliamo. Perché?
«L’amore è una faccenda pubblica, sulla quale riteniamo opportuno prendere una posizione – e, si badi bene, una posizione radicale e spesso più intransigente di quella espressa nella cabina elettorale.» (J. Guerra, Il capitale amoroso. Manifesto per un eros politico e rivoluzionario, Milano, Bompiani, p. 14.)

Da Hemingway a bell hooks

Fin dalle prime pagine si nota una caratteristica che poi accompagnerà tutto il saggio: Guerra si mette in gioco in prima persona, riportando anche esperienze personali. Il tema dell’eros è introdotto da un’analisi dello stesso nell’opera di Hemingway, grande passione dell’autrice.

Si è discusso a lungo di cosa spinga i suoi [di Hemingway, N.d.R.] personaggi a comportarsi come fanno, e cioè andando dritti verso uno scopo senza curarsi delle avversità. C’è chi parla di nichilismo e chi di sublime, chi di coraggio e chi di accettazione della morte, ma quasi nessuno dice che i protagonisti di Hemingway fanno ciò che fanno per il motivo più semplice e più importante che possa esserci. L’amore.

ivi, p. 10.

Il saggio quindi parte da una dimensione personale per arrivare, gradualmente, a una concezione di amore come atto pubblico e non relegato alla sfera privata. Riprendendo la filosofia di bell hooks – pseudonimo di Gloria Jean Watkins scritto volutamente in minuscolo –,attivista femminista statunitense, Guerra propone un’idea di amore come azione e non solo come sentimento. Spostare il focus dell’amore in questo senso significa, prima di tutto, responsabilizzarci nei suoi confronti. Le azioni hanno delle conseguenze che possiamo controllare e quindi l’amore non è solo un sentimento che ci porta a essere irrazionali, non padroni di se stessi. L’eros come azione è esattamente l’opposto.

La domanda che si pone è Guerra è: perché allora cerchiamo di distaccarci da esso? A recitare il mantra che è “meglio soli che male accompagnati”, ad accettare lo standard della coppia monogama e della dimensione assolutamente privata dell’amore?

I sei tipi di amore nella classificazione di John Alan Lee

Riprendendo l’analisi del sociologo John Alan Lee in Colours of Love: An Exploration of the Ways of Loving, Guerra passa a illustrare le sei ideologie d’amore che caratterizzano anche la società contemporanea e non solo quella inglese degli anni Settanta su cui lo studio di Lee è basato. Eros riassume la passione e il classico “amore a prima vista”; ludos invece racchiude l’amore come gioco e competizione; storge quello amicale, senza passione; mania, unione di eros e ludos, è invece l’amore basato sull’ossessione e il controllo; pragma, che coniuga ludos e storge, «è l’amore basato sul calcolo, la compatibilità e la convenienza.» (ivi, p. 21.) Infine, Lee propone agape, l’amore incondizionato e altruistico, quasi universale.

Come evidenzia Guerra, portando anche esempi letterari come Piccole donne (nella sua più recente versione cinematografica) e Orgoglio e pregiudizio, fin dall’Ottocento la società ci ha spinto verso quell’amore rappresentato da pragma. Il partner doveva essere funzionale alla sfera privata e assicurare un certo livello economico e un grado di sopravvivenza. Solo i benestanti potevano permettersi il lusso di amare. Perché, banalmente, non dovevano passare tutto il giorno in fabbrica o nei campi.

L’analisi poi passa anche attraverso il femminismo e il ruolo delle donne. Infatti le donne, relegate per secoli alla sfera domestica e al sostenimento della morale familiare, per prime nel femminismo hanno iniziato a teorizzare la necessità di un amore più universale, quello rappresentato dal concetto di agape.

Eros come atto di rivoluzione e resistenza

Ma cosa significa amare nel 2021, in una società neoliberale, definita anche come la “società della performance”?

Significa trovare il tempo per amare. La realtà in cui siamo immersi, quotidianamente, ci risucchia. Ci viene richiesto costantemente di raggiungere obiettivi, di formarci, di dimostrare le nostre competenze, di meritare la vita in cui siamo immersi e, soprattutto, di aspirare a qualcosa di più. La società della perfomance assorbe anche la vita privata: gli affetti e gli hobby devono essere utili, permetterci di migliorare come individui, altrimenti non sono di valore. In questa cornice, il tempo per l’amore non esiste. E quando riusciamo a ricavarlo, anche questo quindi diviene una performance. Viviamo in una società che fa delle emozioni un capitale: basti pensare alle reaction di Facebook che letteralmente monetizzano le emozioni dei suoi utenti. E occorre dimostrare che la nostra relazione è conforme agli standard, felice, romantica, appagante, nell’intimità delle mura domestiche. Costantemente.

L’appello di Guerra nel Capitale amoroso. Manifesto per un eros politico e rivoluzionario è proprio quello di riprenderci il tempo per amare, ma non in un vortice di emozioni e passioni, risucchiato dalla frenesia performativa. E non solo il proprio partner. A partire dagli affetti più vicini, e quindi da eros, occorre arrivare ad agape, all’amore manifestato alla comunità.

L’amore ci insegna innanzitutto consapevolezza, un dono prezioso che ci fa capire qual è il nostro ruolo nella comunità e che tipo di rapporto abbiamo deciso di coltivare con essa. Se la vecchia morale richiedeva che tutte le nostre energie fossero spese per la persona amata, quella nuova usa queste stesse energie per portarle al resto del mondo.

ivi, p. 120.

Illustrazione a cura di Noemi D’Atri.