Intervista illustrata: Silvia Franchini, in arte Cenereinbocca

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Per l’intervista illustrata di oggi il Curatore porta in Galleria Millon Silvia Franchini, in arte Cenereinbocca. Silvia è un’artista di ventiquattro anni, dall’Appennino modenese. Nella vita parla per immagini e la sua passione per l’illustrazione nasce fin dall’infanzia

Per seguire questa sua passione a quindici anni si è iscritta al Liceo artistico. Il suo più grande desiderio è sempre stato «fare l’Accademia». Ha sempre voluto continuare a disegnare, con la voglia di sapere sempre di più  sulla comunicazione artistica, le tecniche di disegno e qualsiasi cosa riguardasse la rappresentazione per immagini. Nel 2019 si è laureata in Grafica d’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dopo aver lavorato presso il laboratorio di arte grafica di Modena, dove ha potuto approfondire le tecniche di stampa, si è iscritta all’indirizzo in Illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Qual è il tuo animale totem?

«Sicuramente un volatile. Ho sempre avuto una fobia dei piccioni e per contraddizione il mio animale domestico è un pappagallo. Un po’ per scherzo, un po’ per esorcismo ho spesso disegnato animali pennuti e volatili: accanto a me, che mi volano intorno, sulla mia testa o sulle mie spalle. Sicuramente il mio animale totem è un animale che vola, non saprei dire quale o di che razza. Certamente ha le piume e le ali».

Qual è l’ultima canzone che hai ascoltato?

«Le serpent qui danse di Léo Ferré».

Qual è la tua più grande paura?

«Le mie più grandi paure sono quelle irrazionali che risiedono in me. Cerco comunque di concentrarmi su quelle che posso controllare. Ho un rapporto speciale con le mie paure, mie croci e mie delizie. Sono tante e se le guardo bene spesso sono più piccole di quello che sembrano. Sono capaci di definirmi e farmi riflettere. Le paure su cui mi focalizzo sono tutte riguardanti la mia persona: aspettative troppo alte nei confronti di me stessa, il timore di perdermi per strada, il giudizio di cui gli altri mi rivestono, i pensieri che spesso mi fanno dimenticare di essere reale, che la paura sia un piccolo motore capace di bloccarmi tutta e poi, allo stesso modo, sia in grado di farmi ripartire. È sicuramente uno dei motivi per cui gioco a tenere in mano le matite».

Qual è la tua idea di felicità?

«La felicità per me è un abbraccio; e fortunatamente non è un’idea». 

Quale strumento usi per realizzare le tue opere?

«Per realizzare le mie opere parto stendendo un fondo di ansia e aspettative, che spesso mi macchiano la carta e rendono i disegni peggiori di come sarebbero. Successivamente utilizzo una manciata di musica dai mille generi diversi, una buona dose di blu e qualche ora (a volte giorno) di ritardo. Sicuramente i miei strumenti preferiti sono: le mie paure, le cose non dette, i sogni, le ambizioni, un po’ di delicatezza e un pizzico di euforia. Con questo materiale si disegna, sempre. E poi ci sono gli strumenti tradizionali: acrilici, acquerelli, ecoline, carte e plastiche di vario genere, un po’ di digitale, pennarelli e tutti i materiali artistici per bambini che non so per quale motivo continuo a trovarmi in casa».