Magici spunti di lettura: le leggendarie origini della magia che popola la cultura pop e i libri giusti per conoscerle meglio

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La narrazione contemporanea popolare ruota di frequente intorno alla magia, che sempre più spesso occupa la scena da protagonista, sia nel panorama letterario sia in quello televisivo e cinematografico. 

Gli scaffali colmi di libri fantasy stanno prendendo il sopravvento all’interno delle librerie, tanto che ormai non si contano più le serie tv su vampiri, streghe e stregoni, o altre declinazioni moderne di antichi racconti. Si potrebbe inferire, con il tono di rivincita di chi è sempre stato dalla parte delle streghe contro l’Inquisizione cattolica, che le superstizioni pagane si stiano prendendo la loro rivincita sulla modernità. La magia non è stata affatto debellata, anzi: ricopre un ruolo fondamentale nella vita dell’uomo ancora oggi. 

La prova del nove: Netflix, la piattaforma di streaming più diffusa, ci sottopone in continuazione nuovi titoli che si appoggiano su miti, leggende e superstizioni a sfondo magico. Alcuni sono tratteggiati intorno al mito cavalleresco della Dama del Lago (ovvero Cursed), altri riprendono la figura della gotica creatura chiamata Doppelgänger (come Curon), o addirittura Dracula, come nella serie di inizio 2020 dove si finge che il racconto del vampiro di Bram Stoker avesse bisogno di essere attualizzato ed espanso. 

Se gettiamo uno sguardo al panorama letterario, la situazione appare ancora più chiara: il principale mito dei nostri tempi è quello dell’arte del passato. Gli autori che propongono rielaborazioni delle rielaborazioni di Tolkien sono tra quelli che si mantengono più vicini al presente. Nel frattempo, la grande maggioranza prende spunto da racconti sviluppati secoli fa, al tempo degli eroi. Le tastiere degli scrittori, senza inventare nulla di nuovo, attualizzano gli antichi racconti nella maniera più frivola che, si sa, tende a vendere più copie. La quantità di prodotti basati sulle più svariate antiche tradizioni narrative, che l’industria della narrazione contemporanea ci propina, è immensa, tanto da far temere che presto si esauriranno le leggende da spremere per confezionare una storia che sembri nuova. Gli autori riusciranno, arrivati a quel punto, a creare qualcosa di nuovo? Una cosa è certa: finché rimarranno convinti di poter riciclare senza sforzo né ricerca qualche mito dei tempi andati, non avremo modo di conferire nuova magia alla narrativa contemporanea.

Gustaf Skarsgård nei panni di Merlino in Cursed (2020). Fonte IMDB.

Vantaggi e svantaggi della magia riciclata

Riciclare le credenze magiche e religiose di culture antiche porta con sé qualche elemento positivo.

Primo fra tutti, accende la curiosità di lettori e spettatori, spingendoli a fare le proprie ricerche e contribuendo, così, a diffondere nozioni antropologiche, storiche o semplicemente interessanti sul passato dell’umanità. 

Secondo, esistono autori che sono riusciti a creare interi universi narrativi basandosi sui mondi perduti, dimostrandosi però abili e rispettosi nel rivestire di novità le leggende dei tempi andati. Ciò vuol dire che trattare con questi racconti antichissimi senza svilirli e, contemporaneamente, avere successo, è possibile. 

Neil Gaiman, così come J.R.R. Tolkien molto prima di lui, è un maestro in questo tipo di narrazione. I suoi mondi di carta trovano spesso ispirazione nelle saghe vichinghe, la più nota di queste è American Gods, o nelle superstizioni medievali anglosassoni, che ritroviamo in numerosi racconti. Quello che ci si immagina ogni volta che si evoca la parola “magia”, insomma.

Il lavoro di Gaiman funziona perché capace di conferire nuovo spessore alla narrazione antica, fornendo al suo lettore spunti di riflessione per analizzare la realtà moderna. Grazie a una visione personale del mito, dovuta allo studio e alla ricerca, l’autore abile trasforma antichi dèi in personaggi moderni senza riciclarli passivamente. La sua è un’azione di restauro dell’arte del passato.

Al contrario, lo svantaggio di adattare la magia a un mero prodotto di consumo della narrazione è sostanzialmente uno, ed è grosso: la maggior parte degli autori pubblicati non ha l’adeguata sensibilità per trattare questo tema, che viene visto come semplice strumento pop. Lo presenta rozzamente, pubblica in breve tempo secondi e terzi volumi di saghe, destinate a diventare infinite, per colpire un target affamato di libri facili, veloci da leggere e subito rimpiazzati con il titolo successivo. Questo schema da catena di montaggio, che non si addice alla letteratura di qualità, forma dei non-lettori che non saranno mai dotati degli strumenti per rilanciare l’industria editoriale, proprio perché non educati a comprendere la ricchezza del materiale con cui hanno a che fare.

Richard Whittle nei panni di Shadow, protagonista di American Gods (2017). Fonte IMDB.

La magia e la superstizione nei racconti dell’antichità

Ciò che viene trattato come materiale di rapido consumo, durante le pause del sempre più frenetico stile di vita odierno, in passato occupava un ruolo fondamentale nella vita delle persone. Basti pensare a quel nutrito gruppo di libri, film e fumetti i cui personaggi sono chiamati Odino, Thor e Loki: hanno un passato da divinità. Un tempo temuti e onorati, ora vengono tratteggiati secondo gli stilemi più tipici dei media utilizzati dagli autori di romanzi e pellicole. 

Il fatto che l’abbandono dei culti legati a queste divinità non abbia comportato l’automatica cancellazione delle antiche credenze è significativo e sottolinea il bisogno che l’uomo ha dei propri miti e della loro magia. Nient’affatto scomparsi, gli antichi dèi, eroi e mostri di un’epoca si trasformarono nei mostri spaventosi di quella successiva. Sono rimasti protagonisti delle storie dell’uomo, ricoprendo ruoli diversi, fino ai giorni nostri, quando sono stati riscoperti e riproposti nella cultura narrativa popolare globale. 

È bene ricordare che, a metà di questo percorso di transizione, il fantastico ha permesso per secoli di raccontare ciò che l’uomo non era in grado di spiegarsi. I suoi mostri hanno fornito un valido strumento narrativo per raccontare disturbi psichici e tendenze molto umane, ma non socialmente accettate in tempi lontani dai progressi offerti dallo studio della psicanalisi. 

Nel corso degli anni, studi medici e scientifici si sono parzialmente sostituiti al racconto fantastico, che però continua a portare avanti il più importante dei suoi compiti: riscaldare l’immaginazione delle persone alla fine di lunghe giornate di lavoro, portando speranza, sollievo e… perché no, divertimento. Insieme alle antiche divinità, possiamo annoverare le nutrite schiere di personaggi che ci accompagnano dalla notte dei tempi, seguendo un ciclo vitale abbastanza preciso: la loro vita comincia come divinità luminose od oscure, sostituite, nell’immaginazione popolare, dal subentrare di nuove religioni. Da qui vengono relegate al ruolo di superstizioni, credenze, sospiri di un passato più o meno lontano, finché qualche cantastorie dei tempi nuovi non li adotta rendendoli protagonisti di un più recente tipo di storia. Gli antichi miti sono ancora tra noi, ravvivano i nostri moderni focolari televisivi e, per di più, recano un retaggio storico e antropologico innegabile, oltre che affascinante da esplorare.

Clive Standen nei panni di Rollo, personaggio di Vikings (2013). Fonte IMDB.

Esempi di miti e leggende nella narrativa contemporanea: le storie “estinte”più popolari oggi

Le proposte dell’industria della narrazione seguono una certa gerarchia: le più popolari sono tratte dalle leggende celtiche, dalle saghe norrene e dalla narrazione della stregoneria medievale.

Un elenco di tutte le opere fantasy, urban fantasy e young adult degli ultimi anni con protagoniste o antagoniste le fate non sarebbe affatto breve da stilare.

Che siate appassionati dell’urban fantasy caratteristico di Holly Black o del fantasy umoristico in cui era maestro Sir Terry Pratchett (due concetti di narrazione agli antipodi), l’ispirazione è la stessa: divinità agresti prese in prestito dall’Irlanda pre-cristiana. 

Le creature bellissime e crudeli di Holly Black erano molto meno umane nella concezione popolare originale, così come gli Wee Free Men di Pratchett non dovevano essere affatto simpatici. Chiamare le divinità della natura con il nome Piccolo o Bel Popolo era un modo per ingraziarsi la sorte che se la prendeva con gli umani sfruttando le calamità naturali. 

Una rappresentazione del soprannaturale, che si avvicina molto al concetto antico di fata, viene dato da Brian Froud nei suoi libri illustrati. Le fate di Froud non sono piccole e carine come Trilly della Disney, né vicine all’ideale erotico dei millennials descritto in numerosi paranormal romance: assomigliano piuttosto a creature aliene.

Anche i racconti che replicano, espandono, o prendono semplicemente spunto dal ciclo arturiano sono ormai innumerevoli. Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley è un buon romanzo per avvicinarsi alla tradizione cortese; in più offre un punto di vista femminile particolare e ben costruito. Volendo indagare oltre, la Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri, scritta in carcere da Sir Thomas Malory è tutt’oggi pubblicata tra gli Oscar Mondadori. Il più celebre ciclo di leggende medievali non ha certo nulla da invidiare alle trasposizioni moderne per intrighi, guerre, inganni e incantesimi. 

Altri cicli di leggende, sospese tra il mitico e il religioso, che spopolano ancora oggi, sono le saghe vichinghe. Vikings è un prodotto televisivo che permette ai telespettatori di confrontarsi con una leggenda tanto antica da rendere difficile stabilire cosa potrebbe essersi ispirato a persone reali e cos’altro no. Di certo, è stupefacente vedere quanto può essere apprezzata ancora oggi una leggenda come la Saga di Ragnar Lothbrok, risalente al XIII secolo, e già leggendaria allora. La Ragnarssaga Lothbròkar ha radici in testi antichissimi che compongono la Saga dei Völsungar, utili a capire un popolo vissuto in epoche distanti da noi, sulla linea temporale, eppure tanto vicine, considerato che stiamo ancora parlando di loro.

Le saghe islandesi, non più narrate dai cantastorie vichinghi, vengono tuttora pubblicate, anche se non raggiungono i livelli di popolarità della serie Vikings. La casa editrice Adelphi ci offre, ad esempio, l’Edda di Snorri Sturluson, famoso skàld (cantastorie, appunto) di un’epoca senza Netflix. Per un approccio più colloquiale e godibile all’argomento, evochiamo nuovamente il nome di Neil Gaiman, che ci racconta i miti nordici da lui studiati per scrivere i suoi romanzi nella raccolta Miti del Nord. La sua abilità di scrittore viene qui impiegata per tramandare i miti vichinghi mantenendo, però, le storie vicine alle originali.

Battaglia in Vikings (2013). Fonte IMDB.

Fuori dal mito e dentro la storia

Il terzo posto sul podio delle più popolari tra le trasposizioni moderne di antiche magie dell’arte oratoria è conquistato dalle streghe medievali e dalla persecuzione di cui furono vittime. 

Il Medioevo è un periodo storico che favorisce particolarmente l’ingresso della magia tra i fatti realmente avvenuti proprio perché la gente ci credeva ciecamente. La strega era la donna sola e malvista dalla società, che si traduceva in concubina del demonio nell’immaginario popolare: questa doppia narrazione della stessa creatura narrativa offre innumerevoli spunti per inventare nuove storie. 

Fantasy, thriller storici, romanzi che raccontano fatti realmente avvenuti: tutto è più gustoso se la guarnizione è di stampo medievale, un’epoca che ha avuto, se non altro, il pregio di offrire ottimo materiale narrativo. Tra le produzioni filmiche si può ricordare Luna nera che, benché sia stato considerato un flop, ha almeno il merito di aver riportato all’attenzione del pubblico una leggenda italiana – non il solito Salem – molto evocativa e affascinante. Potremmo consigliarvi il libro da cui la serie Netflix è stata tratta, scritto da Tiziana Triana e primo di una trilogia di Sonzogno, invece, ci concentreremo sulla saggistica, tirando in ballo I benandanti: Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento. In questo testo appassionante e ben scritto, Carlo Ginzburg ci presenta i difensori del raccolto. Sono gli stessi che fanno la parte dei villain nel romanzo di Triana, inquadrando il periodo storico in cui la gente non aveva dubbi sulla realtà delle leggende che riguardano loro e le orde demoniache che combattevano.

Altri due romanzi che raccontano molto bene la stregoneria e il suo impatto sui nostri antenati medievali sono Il nome della rosa di Umberto Eco e La chimera di Sebastiano Vassalli

Le streghe qui la fanno da padrone, loro malgrado. La prima strega è un personaggio secondario dalla funzione metaforica e affascinante, portata sulle scene da diverse produzioni cinematografiche; la seconda è la disgraziata protagonista di un fatto storicamente avvenuto nel Piemonte del Seicento, raccontato magistralmente da Vassalli in tempi ben più recenti. Che sia rosa o chimera, la strega è sempre qualcosa di più che uno spauracchio simbolico: incarna l’innocente immolato all’ingiustizia del sistema. Poche figure risultano più ammalianti e tragiche di questa.

Laura Paolucci, Manuela Mandracchia, Francesca Manieri, Federica Fracassi e Nina Fotaras in Luna Nera (2020). Fonte IMDB.

La situazione attuale in due parole? Stagnazione narrativa

Il soprannaturale è stato relegato al piano delle fiabe per bambini e per ingenui romantici mano a mano che il progresso scientifico avanzava. L’argomento era da considerare marginalmente oppure da trattare con la giusta misura di condiscendenza e scetticismo, per essere presi sul serio nella società intellettuale. Ebbene, oggi si è ribaltata la situazione. Forse – probabilmente – in peggio.

I librai ormai dedicano sempre più scaffali alla narrativa “magica” per lettori di tutte le età, insaziabili di fantasy. Lo stile di scrittura degli autori più venduti è spesso grezzo e improbabile, fatto che non aiuta a prendere sul serio un genere che ha molto da dare, se trattato con cura. 

Il fatturato di questi libri – che portano alle serie tv e al relativo merchandising, o viceversa – spinge editori e produttori a sfornare sempre più contenuti su questa linea. La manovra supplisce alla domanda di storie facili, da consumare velocemente e, possibilmente, senza indurre nessuno all’oneroso compito di riflettere. 

Il meccanismo, ormai ben consolidato, porta a ben due risultati nefasti. Il primo è la perdita di un’editoria promotrice di cultura, rivoluzione ed evoluzione del pensiero corrente, in favore della predominante editoria trendy. Il secondo è l’avvalorarsi della tesi che sostiene lo scarso interesse intellettuale attribuito al soprannaturale come genere narrativo. 

Al contrario, il fantastico non si limita a costituire le radici della narrazione ma ha sempre permesso di valicare confini narrativi rimasti inaccessibili fino a che non vi si è fatto ricorso. Per questo potrebbe ispirare, insegnare e contribuire alla produzione di storie profonde, attuali e travolgenti. Storie che rendano altrettanto magica la letteratura popolare di oggi, salvandola dalla stagnazione in cui sta lentamente, ma inesorabilmente, affondando. 

Un serio amore per la narrativa impone oggi di soffermarsi su un paio di domande essenziali: quanto della produzione moderna ha la stoffa per entrare nella leggenda? Io – il lettore – come posso contribuire, con le mie scelte, a renderla tale?

La mensola di libri antichi che tutti vorremmo. Fonte Pixabay_books.

Illustrazione a cura di Sabrina Poderi.