Streghetta mia: un’acuta narrazione per l’infanzia adatta anche all’età adulta

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La prima volta che ho letto Streghetta mia frequentavo la scuola primaria. L’idea di leggere un libro con protagonista una bambina con dei poteri magici mi ha subito affascinata. Nel corso della lettura, i bizzarri nomi dati dall’autrice e la storia ricca di equivoci mi hanno conquistata. Rileggerlo a distanza di anni è stata un’esperienza completamente nuova e decisamente arricchente.

La trama

Il romanzo narra le vicende di Asdrubale Tirinnanzi, un giovane egoista e maleducato, che deve riuscire a sposare una strega per ereditare la fortuna del prozio Sempronio. Nel testamento è stato infatti inserito questo vincolo. Così il giovane trascorre molte ore in biblioteca per documentarsi riguardo alle caratteristiche peculiari di una strega. È proprio qui che incontra casualmente due membri della famiglia Zep: Eleonora e Renata. Le due ragazze fanno parte di una famiglia composta da sette sorelle, di cui l’ultima nata, Emilia, ha comportamenti strani. La bambina infatti, oltre ad avere i capelli rossi, vola montando a cavalcioni sulla scopa, non si riflette negli specchi, galleggia sull’acqua ed è sempre circondata dagli animali di casa, con i quali riesce a comunicare. Asdrubale sa, grazie ai testi consultati in biblioteca, che queste sono caratteristiche tipiche per identificare una strega.

Un topolino affamato ha però rosicchiato una parte della pagina di un libro in cui viene indicato che, per essere una strega, la ragazza deve essere l’ultima nata. Ciò complicherà la riuscita della missione del giovane. Inoltre, Asdrubale dovrà fare i conti con le sorelle Zep e il valoroso bibliotecario Zaccaria.

Sfumature di significato

La trama potrebbe sembrare banale, ma è intrisa di allusioni e spunti letterari sagacemente posizionati dall’autrice lungo il testo, in modo che ogni lettore o lettrice possa coglierli autonomamente. Esempi dimostrativi possono essere tanto il cognome del giovane protagonista, quanto il suo indirizzo. Tirinnanzi è un cognome dal manifesto scopo evocativo della personalità del personaggio, un ragazzo che desidera solo “tirare avanti”. Il giovane inoltre abita in via Giovanna D’Arco, numero 13. Il tredici è considerato un numero sfortunato ancora oggi e nelle carte dei tarocchi viene associato alla morte.

La scelta della figura di Giovanna d’Arco invece è l’emblema della visione dell’autrice. L’eroina nazionale francese rappresenta la triste precursora di molte donne che subirono la stessa sorte, processate e condannate al rogo. Infatti, a partire dal Trecento e nel corso dei secoli successivi, numerose donne vennero accusate di stregoneria e subirono la stessa sorte, a causa dei pregiudizi di cui era intrisa la società. Si può notare quindi come la scelta di un minimo dettaglio all’interno del racconto possa essere manifestazione di una visione globale. L’autrice sceglie infatti Giovanna d’Arco come simbolo delle ingiuste persecuzioni ritortesi contro le donne nel corso della storia e soprattutto nei confronti di coloro che vennero considerate streghe.

Tremate tremate le streghe son tornate!

In Streghetta mia sono presenti molto elementi magici, ma la sua creatrice, Bianca Pitzorno, non è certamente inscrivibile nella definizione di favolista. La scrittrice nei suoi libri parla della vita reale, dei problemi e delle esperienze quotidiane, inserendo talvolta episodi autobiografici. Racconta soprattutto di donne e ragazze, poiché secondo la Pitzorno è possibile scrivere solamente di argomenti che si conoscono dall’interno.

Oltre a essere scrittrice è prima di tutto una femminista. Ha contribuito in maniera attiva ai movimenti degli anni Sessanta e Settanta. La scelta di raccontare la vita di appartenenti al genere femminile è quindi significativa. Lavinia, la fiammiferaia con un potere magico, protagonista di alcuni libri, ed Elisa, Prisca e Rosalba, le tre eroine di Ascolta il mio cuore, sono alcune delle protagoniste più famose della narrativa per l’infanzia.

Negli ultimi vent’anni la scrittrice si è dedicata alla scrittura di romanzi per un pubblico adulto, perseguendo però il suo intent donare alle donne la libertà di essere ciò che vogliono essere. Per la scelta audace di trame e personaggi, nel 2018 è stata al centro anche di un episodio di cronaca a causa del suo libro Extraterrestre alla pari. In Streghetta mia, unisce la sua passione per la storia e la decostruzione degli stereotipi di genere. Il progetto iniziale prevedeva la stesura di un romanzo storico con ambientazione medievale, ma a lavori in corso l’autrice modificò radicalmente il piano originario. Decise che sarebbe stato più incisivo un testo che ribaltasse i pregiudizi intorno alla stregoneria in modo umoristico. Per questo lo ambientò nell’età contemporanea e lo dedicò all’infanzia.

A un certo punto ebbi uno scatto di ribellione; mi venne voglia di ribaltare la situazione e di ambientare la storia ai giorni nostri, fra gente scettica e fiduciosa nella scienza, che alle streghe non ci crede e non vuole ammetterne l’esistenza neppure quando tutti i ‘segni’ sono lì, evidentissimi, sciorinati sotto i loro occhi.

B. Pitzorno, Come e perché l’ho scritto.

Il Samizdat

Il romanzo ha anche una travagliata vicenda editoriale. È stato rifiutato dalla casa editrice dalla quale era stato commissionato, perché giudicato troppo lungo. L’autrice decise quindi di pubblicarlo autonomamente con il marchio Aventino Press nel 1986. Questa versione autoprodotta era composta da fogli dattiloscritti, rilegati e disegnati dall’autrice stessa. Inoltre, alcuni giornalisti e giornaliste della sua cerchia di amicizie commentarono questa versione casalinga, fingendo fosse una pubblicazione ufficiale. La denominarono Samizdat, che in russo significa “edito in proprio”, corrisponde all’appellativo dato per indicare le pubblicazioni clandestine edite in Urss. Il libro è stato infine pubblicato a distanza di due anni, nel 1988, da Edizioni EL, una casa editrice specializzata in narrativa per l’infanzia. Nel 1989 ha vinto il Premio alla Fantasia Gianni Rodari.

Vent’anni fa i poteri magici che mi affascinavano erano quelli della streghetta Emilia, adesso invece sono quelli di Bianca Pitzorno. Il sapiente uso delle parole e il tono ironico del testo, rendono la lettura scorrevole e divertente. Il bagaglio culturale acquisito nel corso degli anni, inoltre, mi ha permesso di cogliere sfumature di significato prima incomprensibili e quindi di dare al libro un nuovo valore.

Rielaborazione grafica a cura di Caterina Cornale.