L’eros nella psicoanalisi: Freud, Jung e il “pericoloso” svelamento degli impulsi umani

L’eros nella psicoanalisi: Freud, Jung e il “pericoloso” svelamento degli impulsi umani

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La prima edizione dei Tre saggi sulla teoria sessuale di Sigmund Freud risale al 1905. È sufficiente soffermarsi sul titolo per immaginare l’enorme scalpore che l’opera destò nel pubblico dell’epoca. Il padre della psicoanalisi, che si proclamava uno scienziato e, in quanto tale, basava le proprie teorie solo ed esclusivamente su fatti accertati, dovette lottare per decenni contro l’ipocrisia e il moralismo di una società che vedeva nelle sue scoperte nient’altro che atroci volgarità. Non che questo l’abbia fermato.

Ma i tempi sono cambiati e la Divulgatrice può dirsi certamente più libera di esplorare gli angoli più reconditi dell’animo umano. Questa volta sceglie di abbandonare le pagine dei libri e prende le mosse da un’opera cinematografica, che è riuscita a condensare buona parte della teoria psicoanalitica in cento minuti. A partire da A Dangerous Method di David Cronenberg, vi propone perciò un piccolo tour interiore alla scoperta dell’eros, l’impulso che, fin dall’antichità, rappresenta il desiderio, l’istinto sessuale.

A Dangerous Method: l’analisi dell’analista

La presa in esame dell’eros, che Freud chiamò più esplicitamente libido, fu uno degli elementi fondamentali nella costruzione del metodo psicoanalitico. Un metodo “molto pericoloso”, secondo il saggio di John Kerr, poiché metteva l’essere umano di fronte a un tipo di istinti che, per lungo tempo, la morale aveva cercato di reprimere.

Con il film A Dangerous Method (2011), ispirato al libro di Kerr, David Cronenberg traspone sullo schermo le vicende professionali e private dell’altra grande mente della psicoanalisi, Carl Gustav Jung, dei suoi rapporti con Freud e la giovane Sabina Spielrein, una delle prime donne psicoanaliste. La ricostruzione dei fatti è piuttosto fedele alla realtà, ma ciò che risulta più interessante è come Jung, alle prese da un lato con il suo mentore e dall’altro con la sua amante, finisca per diventare egli stesso un paziente.

A Dangerous Method, in fondo, non è che una seduta di psicoanalisi in cui il regista fa da medico, lo spettatore da assistente e Jung si ritrova steso su un metaforico lettino, a fare i conti con le proprie pulsioni.

Isteria e complesso edipico: l’eros più nascosto

A scatenare l’eros nella mente equilibrata dello psicoanalista svizzero è Sabina Spielrein, figlia diciannovenne di un ricco mercante, condotta nella sua clinica con una diagnosi di isteria. All’epoca, questa patologia sembrava molto diffusa tra le donne e fu proprio Freud a identificarne le cause in dei traumi infantili rimossi. Jung, seguendo le orme del maestro, sperimentò su di lei la cosiddetta “cura delle parole” – nient’altro che la moderna psicoterapia.

Scoprì così che l’isteria della Spielrein era dovuta alla ferita narcisistica conseguente al complesso edipico che aveva sviluppato nei confronti del padre. Secondo Freud, ogni bambino sviluppa una sorta di amore – di eros, appunto – verso il genitore di sesso opposto. Questo desiderio viene inevitabilmente tradito nel momento in cui il bambino cresce e il suddetto genitore, per così dire, se ne distacca. Subentrano allora dei meccanismi volti a mantenere viva la dinamica “erotica”: nel caso specifico, la paziente di Jung disobbediva di proposito al padre per far sì che lui la punisse e la loro relazione non si estinguesse.

Da qui lo scandalo – per la ragazza che, una volta cresciuta e inseritasi nei canoni sociali, si sentiva sbagliata, e per il pubblico: «Nulla più potrà salvarsi dall’insidia dell’impudicizia e della volgarità se si accetta che perfino l’infanzia – la felice stagione dell’innocenza umana – sia percorsa dalla violenza e dall’egoismo dei desideri sessuali […]». (S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale, Torino, Bollati Boringhieri, 2012, p. 13.)

Il principio di piacere: l’eros come motore di ogni azione

Agli occhi del medico, invece, il manifestarsi delle pulsioni dell’eros in tenera età poteva ormai considerarsi normale, soprattutto perché la psicoanalisi disponeva degli strumenti necessari a rimuoverne gli strascichi negativi. Restava un problema, però: l’eros continuava a produrre stimoli anche in età adulta. Nel momento in cui il rapporto con la Spielrein si spinse oltre la lecita relazione medico-paziente, Jung si trovò nel bel mezzo della lotta interiore tra il principio di piacere e il principio di realtà.

Il principio di piacere si fonda sul desiderio ed è il principale motore delle nostre azioni. Mutuando il concetto di eros dalla filosofia platonica, Freud decretò che gran parte dei nostri processi psichici partono dalla necessità di soddisfare dei bisogni: la fame, il sonno, il desiderio sessuale; tutti scaturiscono dall’assenza di qualcosa. Tale mancanza attiva la mente, costretta dal bisogno a escogitare un modo di procurarsi ciò che le serve. Se è in grado di riempire il vuoto, il dispiacere viene sostituito dal piacere e l’equilibrio ritorna; altrimenti, subentrano i meccanismi di difesa che danno vita a nevrosi e altre patologie.

Ma vi sono dei desideri che è più difficile soddisfare, poiché inevitabilmente si scontrano con l’altra grande forza che regola i processi mentali: il principio di realtà. Nel caso di Jung, Sabina Spielrein rappresenta l’oggetto del desiderio che muove il principio di piacere; sua moglie, i figli e i doveri che ha verso di loro in quanto marito e padre rispondono, invece, al principio di realtà.

Es e Io: la gestione psichica dell’eros

«Il piacere non è mai semplice come lei pensa.»
«Lo è. È semplicissimo. Finché non decidiamo di complicarlo. È quello che mio padre chiama “maturità” e io chiamo “arrendersi”.»
«Arrendersi per me è cedere a questo desiderio.»
«Allora si arrenda. Non importa come la chiami, l’importante è che non le sfugga l’esperienza.»

Dialogo tra Jung e Otto Gross, A Dangerous Method, D. Cronenberg, 2011.

Proprio nel momento di maggiore turbamento, il destino mette sul cammino di Jung un personaggio decisivo, Otto Gross. Anche lui psicoanalista, era stato rinnegato da Freud perché aveva osato contraddire le sue teorie. Secondo Gross, infatti, le patologie nervose non derivavano tanto dagli impulsi sessuali, quanto dalla società e dal suo costante tentativo di reprimerli. Gross fu mandato in cura da Jung, ma infine fu lui a curare il suo medico, suggerendogli di provare a soffocare il principio di realtà, piuttosto che la sua controparte.

È chiaro come Cronenberg abbia visto in Otto Gross la personificazione di quella parte della psiche che Freud aveva chiamato Es. L’Es è la dimora dell’eros, delle pulsioni, degli istinti non addomesticati. È il lato più oscuro dell’essere umano, poiché in esso domina soltanto – e spesso a livello inconscio – il principio di piacere. Di contro, il personaggio di Jung, combattuto tra il piacere e il dovere, rappresenta l’Io. L’Io è la sede del principio di realtà ed è il topos psichico più tormentato, poiché in esso avvengono gli scontri tra le pulsioni derivanti dall’Es e i limiti imposti dal Super-Io.

Super-Io: Freud, la società e l’eros 

Il Super-Io è la parte della psiche più strettamente legata al mondo esterno, alle costruzioni sociali e, di conseguenza, alla repressione degli impulsi. Contro ogni aspettativa, nel film di Cronenberg, è Freud stesso a rappresentare questo aspetto della mente. Anche nella realtà, fu proprio lui a bloccare gli slanci di Jung dal punto di vista professionale, gettando discredito sui suoi approcci innovativi alla teoria psicoanalitica. Disapprovò apertamente anche la sua relazione con Sabina Spielrein, che terminò in ogni caso, poiché Jung non fu mai veramente in grado di mettere da parte il proprio principio di realtà.

Nessuno è da biasimare, in fondo erano tutti figli del loro tempo. Freud, dal canto suo, si definì sempre “troppo vecchio” per attraversare la porta che aveva aperto. Eppure, come si è detto in principio, non considerò mai l’idea di rinunciare a esporsi: il desiderio di rendere la psicoanalisi un metodo universalmente riconosciuto per la cura della psiche umana fu insopprimibile addirittura per lui. L’oggetto dell’eros di Freud fu sicuramente la sua scienza.

Illustrazione a cura di Sabrina Poderi.