Natale in Galleria Millon: come sopravvivere alla festa aziendale (breve compendio per dipendenti)

Natale in Galleria Millon: come sopravvivere alla festa aziendale (breve compendio per dipendenti)

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Natale è arrivato e, nonostante l’anno particolare, noi di Galleria Millon ci sentiamo in vena di festeggiare. Di motivi per darci un po’ alla pazza gioia, in fondo, ne abbiamo: i primi sei mesi di attività, ad esempio, in cui la Gallerista ha diretto i lavori con il suo fare deciso – diciamo così, nel caso questo scritto dovesse capitarle sotto gli occhi – e la Divulgatrice è stata abilissima nel trovare i temi più diversi, mentre il povero Stagista ha fatto tutto il lavoro sporco. Per non parlare del Curatore e le sue proposte artistiche, delle recensioni della Critica d’arte e delle storie pazzesche raccolte dalla Guida

Il più “sfortunato” del nostro staff – dopo lo Stagista, naturalmente – è stato l’Organizzatore di eventi. Per il compito che svolge, è facile capire come mai sia stato il più colpito dai mala tempora. Noi che lo conosciamo sappiamo anche che sta sempre lì nel suo ufficio, bello carico e pronto a ripartire. A ogni modo, la Gallerista non è tipa che permette al suo staff di stare con le mani in mano troppo a lungo, perciò ha incaricato l’Organizzatore di eventi di fare proprio quello che gli riesce meglio: organizzare un evento. Quale? La festa di Natale per lo staff di Galleria Millon, naturalmente!

Prima regola: mai mancare a una festa aziendale

I presupposti per una serata da sogno ci sono tutti: all’ingresso della Galleria svetta un enorme abete addobbato, dal soffitto piovono luci dorate, mentre ghirlande spruzzate di neve decorano le pareti. Qua e là, stanno appese palline trasparenti con dentro delle foto più o meno imbarazzanti di tutti i membri dello staff. Sarà divertente vedere le persone che girovagano alla ricerca della propria immagine: di certo aiuterà a evitare imbarazzi e il pericolo che qualcuno si incolli a una sedia per tutta la sera a parlare solo ed esclusivamente con l’amico di sempre. Per quanto l’atmosfera sembri magica, non siamo a Hogwarts. Si tratta pur sempre di una festa aziendale: una di quelle che piace tanto ai capi, ma che per i sottoposti può rivelarsi un vero incubo. 

Marta, ad esempio, non vuole nemmeno venire. Prima di tutto, odia le feste. Inoltre, non si sente a suo agio a indossare abiti eleganti. Sa anche, però, che questi eventi non si possono perdere. Pena principale: l’esclusione a vita dai gossip da ufficio. Pena secondaria: qualche superiore potrebbe pensare che tu non sia sufficientemente devoto al luogo di lavoro. Erika la capisce benissimo, nemmeno lei vuole venire, fondamentalmente perché detesta indossare i collant. Ma non può nemmeno presentarsi vestita come al solito, perché i commenti poco simpatici della stilosissima Gallerista sono sempre in agguato. Le loro non sono scuse sufficienti, si sa che non si deve MAI mancare a una festa aziendale, a meno di non essere moribondi. Nonostante il freddo e le scarpe scomode, Marta ed Erika si incontrano fuori e decidono di fare qualche giro dell’isolato per trovare insieme la forza di entrare.

Seconda regola (parte uno): attenzione all’approccio al buffet

L’Organizzatore di eventi si è naturalmente premurato di offrire ai suoi ospiti un succulento buffet. In simili occasioni, il buon cibo non può mancare, ma per i dipendenti in festa anche questa può rivelarsi un’arma a doppio taglio. “La vita è troppo breve per fare i timidi al buffet” è il mantra che identifica gli aperitivi tra colleghi; ma qui la situazione è un po’ più tesa. Davanti ai superiori, c’è sempre il rischio di finire catalogati come “lo scroccone” o “la morta di fame”. 

Federico arriva per primo e ha davvero un grande appetito; non vede l’ora di mangiare, ancora di più se è tutto a spese dei superiori. Eppure non se la sente di farsi beccare dalla Gallerista, da solo, mentre arraffa olive verdi e tartine al salmone. Confida in Sara, che lo raggiunge subito dopo essersi sfilata (senza dare nell’occhio) il cerchietto con le corna da renna. Troppo imbarazzo, si aspettava un tiro più “trash natalizio”. Purtroppo anche lei è vittima della timidezza da buffet, perciò niente cibo, almeno finché non arriva qualche collega più disinvolto. Per distrarsi dal brontolio dello stomaco, i due affamati decidono di fare il giro della Galleria, alla ricerca della propria foto imbarazzante. 

Se avessero avuto ancora un minuto di pazienza, Valentina avrebbe tranquillamente rotto il ghiaccio per loro: finger food e tramezzini sono tutti suoi ora, viva l’anticonformismo!

Seconda regola (parte due): attenzione all’open bar

In un party come questo, può rivelarsi ancora più complesso l’approccio degli invitati agli alcolici. Sarà che ultimamente sul lavoro si è parlato molto di vizi, ma quasi tutti quelli che arrivano – la Galleria si sta pian piano animando – sembrano avere un’unica meta: il bar. 

A proposito del consumo di alcolici, in generale, pare ci siano un po’ meno remore: anche i capi tendono a dare il meglio di sé in queste occasioni e, per i dipendenti, l’essere un po’ alterati può significare semplicemente sopravvivenza. Ma, mentre con il cibo il problema della reputazione sembra soltanto riguardare chi mangia troppo, nell’ambito bevande potrebbe essere pericoloso cadere nell’eccesso opposto. Attenzione a non passare per alcolizzati, ma nemmeno per bacchettoni!

Amalia non sembra porsi questi problemi: maschera la timidezza da buffet con una certa disinvoltura nell’ordinare gli aperitivi (il plurale non è casuale). Nemmeno l’atmosfera poco trash la spaventa, infatti indossa un maglione natalizio, splendidamente abbinato a un paio di scarpe col tacco alto. Con lei c’è Veronica, elegantissima con il suo secondo gin tonic – il primo l’ha buttato giù “per sete”. Le raggiunge Martina, in ritardo, ma decisa a recuperare: ha in mano un piatto traboccante di roba e invoca a gran voce un calice di prosecco. Un po’ alla volta, arrivano proprio tutti. Di bacchettoni sembrano non essercene in Galleria Millon – cosa vi aspettavate?! –, anche perché si avvicina il momento più temuto: quello della socialità forzata.

Terza regola: sopravvivere alle attività di team building

L’Organizzatore di eventi ricorda bene i tempi della sua gavetta e le sue prime esperienze alle feste aziendali. In modo particolare, rammenta l’orrore provato di fronte alle proposte di team building, l’insieme di tutte quelle attività volte a far socializzare i dipendenti. Non c’è occasione migliore del party di Natale per incastrare i sottoposti in giochi a squadre, sfide di karaoke o qualunque altra cosa possa far sprofondare la loro dignità al centro della Terra. Se non vi fosse già abbastanza chiaro, ecco spiegato il particolare attaccamento dello staff nei confronti del bar. 

Memore del proprio disagio, dunque, l’Organizzatore di eventi aveva sperato di risolvere la questione con il tour delle foto imbarazzanti. Ma per la Gallerista non era abbastanza, ci voleva qualcosa di più coinvolgente. Per cercare comunque di salvare la faccia agli invitati, allora, perché non proporre un bel Secret Santa? Lo scambio di regali casuali tra persone scelte a sorte è la soluzione perfetta, senza contare che può davvero rivelarsi un gioco divertente… se non altro, è anonimo!

Ormai tutti un po’ brilli, i membri dello staff ridacchiano sotto i baffi, poiché sanno benissimo – ognuno in cuor suo – che razza di schifezze hanno impacchettato in fretta e furia prima di uscire di casa. Nella variante del Secret Santa di Galleria Millon, che somiglia a una pesca miracolosa, a ciascuno viene consegnato un foglietto con un numero, a cui corrisponde un dono horror. Non sia mai che il gioco risulti troppo anonimo e totalmente privo di imbarazzi: il detentore del numero estratto di volta in volta deve percorrere tutta la sala tra fischi e urla e scartare il suo pacchetto davanti a tutti. “Cameriere, altro Prosecco! Grazie!”.

Quarta regola: finire in bellezza

La serata volge al termine. Erika, che ormai non ne può più dei collant, si rigira tra le mani il suo Secret Santa: una bomboniera in stile kitsch, avvolta in una pagina di necrologi. Scruta i colleghi e si domanda chi di loro possa essere il responsabile di uno scempio simile. Federico sembra un po’ troppo sorridente, quando incrocia il suo sguardo indagatore. Erika se lo è meritato, però. Il suo dono “spiritosissimo” – una carta da regalo vuota (!!!) – ha fatto rimanere Veronica proprio di… sasso. 

Valentina saluta tutti e se ne va – dice alla Gallerista di avere “l’auto in divieto di sosta” – insieme al pacchetto che aveva confezionato lei stessa. Il caso ama gli scherzi. Meglio così, il centrino che aveva fatto all’uncinetto le piaceva proprio!

Qualcuno suggerisce di proseguire i festeggiamenti da un’altra parte, lontano dagli occhi indiscreti dei superiori; ma in fondo la Galleria è così bella, tutta addobbata a festa. La compagnia, poi, non è niente male. Manca qualcosa, però. Amalia si allontana dal gruppo e tutti la vedono confabulare con l’Organizzatore di eventi. Torna con un gran sorriso e dice di aspettare ad andarsene, perché il bello deve ancora venire! 

Improvvisamente le luci si abbassano e… «Last Christmas I gave you my heart» (Wham!, Last Christmas, 1984.): la playlist del “Natale in Galleria” fa partire le danze. Erika lancia in un angolo le scarpe e scende in pista; Sara, che finalmente ha potuto indossare le sue corna da renna, canta a squarciagola insieme ad Amalia; Marta non balla, ma è commossa – pare che le canzoni natalizie le facciano questo effetto. E pensare che non voleva nemmeno venire! Dopo aver ordinato l’ennesimo gin tonic, anche Veronica e Martina corrono a scatenarsi. Federico resta a bordo pista a godersi il suo old fashioned. È molto selettivo in fatto di musica se si tratta di ballare, ma non può negare che, pur trattandosi di un party aziendale, questa è proprio una bella festa.

Epilogo

Ammettiamolo, se la compagnia è quella giusta non vorremmo mai e poi mai andarcene da dove ci troviamo. Non c’è giudizio né imbarazzo che tenga. Che l’occasione sia una cena in casa, un aperitivo al bar o la temutissima festa aziendale, l’importante è avere attorno le persone giuste per condividere esperienze e divertirsi insieme. Se poi si ama anche il luogo in cui ci si incontra, sebbene esista solo nelle idee, come la nostra Galleria, la combinazione è perfetta.

Non appena ci saremo ripresi dalla festa, sarà un piacere e una gioia rimetterci al lavoro per voi.

Nel frattempo, lo staff di Galleria Millon vi augura uno splendido anno nuovo!

Illustrazione a cura di Caterina Cornale.