A spasso con Dante: la persistenza dei luoghi della poesia

Reading Time: 6 minutes

Il 25 marzo 2021 non è un Dantedì qualsiasi. Quest’anno, infatti, cade il settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta, scomparso a Ravenna il 14 settembre del 1321. Perciò la ricorrenza di oggi è, per tutta Italia, l’occasione perfetta per organizzare interessanti approfondimenti e rassegne culturali a lui dedicati. 

Ovviamente, anche Galleria Millon vuole dare il suo contributo. Abbiamo affidato al nostro Organizzatore di eventi il compito di presentarvi una piccola rassegna turistica – quasi una Tr3censione – allestita in onore del più grande poeta di sempre. In tre brevi paragrafi vi condurremo in un suggestivo viaggio sentimentale che parte dalla Liguria, passa per l’Emilia e termina in Veneto, alla ricerca di Dante.

La poesia è un luogo dell’anima, e la Commedia ne è la dimostrazione più eccellente. È una miscela di realtà, ricordi, affetti e parole, che in pochi sanno calibrare sapientemente. I tre luoghi di cui parla questa stringata guida turistico-letteraria esistono, come spazi geografici e come testimoni letterari. Sono legati indissolubilmente a Dante, alla sua opera e alla sua vita. E allo stesso tempo sono legati a Galleria Millon e alle persone che ne fanno parte, che li vivono, li conoscono e li sentono vicini.

Elena, ad esempio, leggendo il canto IV del Purgatorio, vede il celebre monte dell’ascesa purificatrice nel borgo di Noli, nella sua Liguria. Mentre Chiara, in quegli stessi versi, riconosce il profilo di un altro monte, a lei più familiare e vicino: è la Pietra di Bismantova nell’Appennino emiliano. Marta, infine, intravede nel celeberrimo incipit del poema dantesco il Delta del Po e il suo Polesine, dove il Sommo Poeta ha trascorso i suoi ultimi giorni. 

Realtà, ricordi, affetti e poesia, miscelati alla perfezione. Oggi, Galleria Millon vuole celebrare tutto questo con poche calibrate parole. Perché, alla fine, rimane poco da dire, se il mondo ha già visto la nascita del grande, immenso, imperituro Dante Alighieri.

Elena suggerisce: Salita verso una repubblica marinara e il suo castello

Veduta panoramica di Noli e delle colline che la circondano. Sullo sfondo è visibile il castello di Monte Ursino, ancora oggi in ottimo stato di conservazione, con le sue mura che scendono fino al centro del borgo. Fonte: Wikimedia Commons.

Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
montasi su Bismantova e in cacume
con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;

Dante, Divina Commedia. Purgatorio, a cura di N. Sapegno, Scandicci, La Nuova Italia, 1987, pp. 39-40.

Dante si trova ancora nell’Antipurgatorio, la parte inferiore dell’altissima montagna dove le anime effettuano il loro percorso di espiazione dei peccati prima di accedere al Paradiso. Il Sommo Poeta sa che la scalata del Purgatorio sarà ripida e difficile; così difficile che gli converrà quasi volare dietro alla sua guida Virgilio, a differenza di altri sentieri altrettanto erti ma che possono semplicemente essere percorsi a piedi. Tra questi luoghi Dante cita Noli, oggi un piccolo borgo sulla riviera ligure di Ponente ma un tempo (1192-1797) repubblica marinara, alleata di quella ben più conosciuta di Genova: le due repubbliche, tra l’altro, appartenevano allo schieramento dei guelfi ed è forse per questo che Dante cita Noli.

Ancora oggi, certi passaggi della biografia di Dante sono poco chiari. Fin dai commentatori a lui contemporanei (o quasi), non c’è accordo su un effettivo soggiorno o meno del poeta a Parigi. Secondo alcuni, però, visse intorno al 1309 nella città della Sorbona: per raggiungerla, attraversò proprio la Liguria, all’epoca quasi interamente sotto l’influenza dei genovesi. E qui ritorniamo alla piccola repubblica marinara, da cui Dante sarebbe passato durante il suo viaggio. La storia adesso lascia il passo alla tradizione che, quando si tratta di personaggi così illustri, spesso si accompagna al campanilismo. Ai nolesi appassionati di letteratura piace infatti pensare che la collina su cui sorge il castello di Monte Ursino – eretto nel X secolo a protezione della città – sia stata l’ispirazione per la montagna del Purgatorio descritta nella Commedia.

È impossibile stabilire quanto di vero ci sia in questa credenza. Fatto sta che il sommo poeta, nella sua vita segnata dall’esilio, attraversò la futura Italia in lungo e in largo; e a noi piace pensare che ognuno dei luoghi su cui posò il suo passo risplenda come una piccola gemma nella Divina Commedia, uno dei gioielli più elaborati della letteratura italiana.

Chiara suggerisce: Passeggiata sulla Pietra di Bismantova

La Pietra di Bismantova. Fonte: Wikimedia Commons.

Nel cuore dell’Emilia-Romagna, si trova una rupe tabulare denominata Pietra di Bismantova, caratterizzata dalla poco convenzionale forma di ferro da stiro, facente parte del comune di Castelnovo ne’ Monti. Potrebbe effettivamente sembrare un sasso mitico, cresciuto fino ad assumere le dimensioni di una montagna.

Non tutti sanno che la Pietra, meta dei turisti in cerca di refrigerio durante la stagione estiva e di bellezze naturali durante il resto dell’anno, ispirò un canto della Divina Commedia. Infatti, un’altra teoria riguardante i tre versi citati in precedenza sostiene che fu la Pietra, e non la collina su cui sorge il Castello di Monte Ursino, a fare da modello per il monte del Purgatorio.

Pare che Dante Alighieri abbia visitato questo luogo nel 1306, prima di nominarlo nel IV Canto del Purgatorio, al verso 26. La maestosità della Pietra è dovuta alla sua forma più che all’altezza che, secondo il poeta, renderebbe utile allo scalatore salito sulla cima saper volare. La sua sommità si può raggiungere abbastanza agevolmente per ammirare il panorama offerto dagli Appennini circostanti.

Sulla Pietra, la cui formazione risale al Miocene – ovvero a circa quindici milioni di anni fa –, sono stati rinvenuti fossili di molluschi, alghe ed echinoidi preistorici. Pare che venisse venerata come altare o montagna magica da antiche popolazioni, che avrebbero lasciato ricordo di sé nel suo nome. “Bismantova” potrebbe derivare dall’etrusco man-tae (altare scolpito per sacrifici) o da vis-men-tua, un’espressione celtica che rimanderebbe ad antichi riti in cui si raccoglieva il vischio sacro in notturna. Evolvendosi da altare pagano a montagna del Purgatorio, la Pietra di Bismantova è ormai diventata un paradiso turistico, dove andare alla ricerca di tracce dantesche.

Marta suggerisce: Arrampicata in una selva (non più tanto) oscura

Un’immagine risalente al 2011 della Grande Rovra di San Basilio, con la campagna polesana sullo sfondo. Nel 1976 un fulmine colpì la quercia, indebolendone fatalmente la struttura. La quercia ha resistito per più di trent’anni, ma è caduta nel 2013. Fonte: Wikimedia Commons.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
che la diritta via era smarrita.

Dante, La Divina Commedia. Inferno, a cura di N. Sapegno, Scandicci, La Nuova Italia, 1987, pp. 4-5.

Nell’estate del 1321 il Delta del Po è un intricato labirinto d’acque e boscaglia. Il Basso Polesine, per Dante, è un luogo di passaggio. È reduce da un’ambasceria, che lo ha costretto a spingersi fino a Venezia per conto del podestà di Ravenna. Ora è di ritorno e, lungo il cammino, i monaci di Pomposa gli offrono accoglienza presso San Basilio, sull’argine del Po di Goro. Ma Dante, il poeta pellegrino che ha saputo orientarsi nelle lande ultraterrene, ora si perde, inghiottito dalla selva oscura della palude polesana.

Tra gli sterpi della palude, però, individua un albero: è un quercus robur, una quercia maestosa. Dante ci si arrampica e all’orizzonte, tra le fronde, individua la via smarrita. Il viaggio può continuare. Qualche settimana dopo, a Ravenna lo coglie la morte. La colpa è della malaria, souvenir del Delta.

Passano quasi settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, e la quercia gli sopravvive. La leggendaria Quercia di Dante, la Grande Rovra, rimane salda sulle sue radici, mentre la palude circostante scompare. Ventisei metri di rami e foglie, secolari testimoni. Personaggio letterario mancato, amplificatore del poema imperituro. 

Poi il 25 giugno 2013 le radici cedono sotto il peso di una ferita mortale. La leggenda, tuttavia, perdura. Ad esempio, nell’arte di Miranda Greggio che ci offre la sindone della Quercia. Cortex, l’installazione creata con la tecnica del frottage, ne riproduce la corteccia su un rotolo di venticinque metri. E nella terra di San Basilio, che ora accoglie le radici di una giovane nuova quercia. La staffettista di una vecchia leggenda tutta da esplorare, nelle lande ultraterrene del Delta del Po.

Illustrazione di Caterina Cornale.