Intervista a Chiara Palumbo: autrice del romanzo per ragazzi Skherna

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Questo mese, seguendo il tema che lo contraddistingue, lo staff della Galleria ha deciso di intervistare una persona che è riuscita a fare del proprio sogno realtà.

Chiara Palumbo, venticinquenne siciliana, è redattrice per Palumbo Editore, la casa editrice di famiglia, e autrice di Skherna (Milano, Mondadori Electa, 2014).

Nonostante questo, preferisce che siano le sue passioni a raccontarci di lei: laureata in Interpretariato e traduzione, la sua prima grande passione sono le lingue, come il coreano e lo swahili, che ha studiato personalmente. La laurea magistrale, in Competenze testuali per l’editoria, è invece legata alla sua passione per la scrittura e lettura.

Cosa significa nascere in un contesto editoriale? Credi che essere figlia di un editore abbia influenzato, anche solo in parte, le tue passioni e i tuoi studi?

Il grande amore per i libri mi è stato trasmesso dal contesto in cui sono cresciuta: nascere in un ambiente editoriale significa essere immersi nella carta, nel profumo dei libri, nelle pagine da sfogliare, tra immagini e contenuti ricchi di storia e letteratura. Certamente mi ha influenzato.

Ho un bellissimo ricordo di quando mio padre andava a incontrare gli autori dei nostri libri: spesso mi portava con sé. Una volta, siamo andati a trovare una nostra cara autrice a Ferrara, grande lettrice, che ci ha invitati a casa sua e mi ha portato in una stanza, uno studiolo con una grandissima libreria dicendomi: «Scegli un libro e portalo a casa con te». Tra i libri, molti erano grandi classici per ragazzi. Io scelsi Fairy Oak, che cambiò la mia infanzia e mi fece appassionare talmente tanto ai fantasy da determinare il mio interesse per questo genere: ancora oggi, ogni tanto, torno a rileggere qualche pagina per rivivere le emozioni e i valori che mi ha trasmesso (perché come la maggior parte dei classici per ragazzi ha poi ben poco di infantile).

Sicuramente il mio background ha avuto una forte influenza anche sulla scelta degli studi: ho frequentato il liceo classico e la mia materia preferita era l’italiano, mi piaceva scrivere temi, leggere le poesie dei grandi autori, vivere altre epoche attraverso i loro occhi.

Quali sono i passaggi che ti hanno portato alla scrittura di Skherna, il tuo primo romanzo, e poi alla sua pubblicazione per Mondadori?

Questa vicinanza con il mondo dei libri e della lettura mi ha spinto sin da piccolissima a scrivere racconti e storielle. Ricordo addirittura che il primo vero libro l’ho scritto all’età di nove anni: si chiamava La mia soffitta. Ovviamente mai pubblicato: considerata la folle fantasia dei bambini, rileggendolo oggi alcuni passaggi fanno davvero ridere. Era un fantasy anche quello.

Ho sempre scritto, fin da quando ero bambina, e ho continuato poi nell’adolescenza, tanto che le prime bozze di Skherna risalgono all’età di sedici anni. Solamente a diciotto anni mi sono decisa a pubblicarlo. Inizialmente, infatti, non l’avevo scritto con questa intenzione, ma per piacere, perché per me la scrittura è un modo per evadere dalla realtà: quando scrivo mi disconnetto, mi trasferisco in questi mondi paralleli che creo per allontanarmi dal mondo, che alcune volte per me è soffocante. Le creature fantastiche e la magia che metto nelle mie storie sono un modo per dare colore alla realtà.

Skherna inizialmente, quindi, non era stato scritto per essere pubblicato, anche perché scrivere una storia per puro piacere è molto diverso dallo scriverla pensando a un ipotetico mercato o lettore da accontentare. Quando scrivo, scrivo per me, con il cuore e la testa, ed è questo che rende la storia pura e unica. Due anni dopo la stesura, sotto consiglio dei miei genitori, ho pensato di pubblicarlo e mi sono rivolta alla casa editrice Mondadori.

Come hai vissuto, a una così giovane età, la realizzazione del tuo primo romanzo con la casa editrice?

L’esperienza è stata davvero emozionante: sono stata diverse volte a Milano per fare delle riunioni con il team che si era messo a mia disposizione.

L’episodio che ricordo con più piacere riguarda le illustrazioni di Skherna: dopo aver espresso la mia idea sullo stile dei disegni per la mia opera, la casa editrice ha proposto Silvia Bigolin, illustratrice di Geronimo Stilton e Tea Stilton, che ho letto per tutta l’infanzia. Ero elettrizzata all’idea di ritrovare nel mio libro qualcosa di così vicino ai bambini e ragazzi della mia generazione.

Un altro momento estremamente emozionante è stato quando ho ricevuto le prime copie. È difficile dire quali emozioni io abbia provato, erano un misto di gioia e felicità, accompagnate da una buona dose di paura e preoccupazione che il libro potesse non piacere, e una immensa gratitudine per l’opportunità che mi era stata offerta.

Skherna è un libro fresco e dinamico; un’avventura che segue la giovane sirena Claire nei fondali marini. Rappresenta, inoltre, un vero insegnamento per bambini e ragazzi: alle volte è necessario diffidare dalle apparenze e puntare sulla propria determinazione e forza di volontà. Quali idee ed emozioni ti hanno portato alla stesura di questo romanzo?

Come accennavo prima, per me la scrittura è una forma di liberazione, ma rappresenta anche un mezzo di comunicazione. Scrivendo volevo comunicare tutte quelle emozioni adolescenziali che esplodevano dentro di me. In questo riconosco anche il valore terapeutico che per me ha avuto la scrittura: stavo ore sedute alla scrivania, cercando di trasformare le mie paure in mostri fantastici e le mie sicurezze in mondi magici rassicuranti.

Questo mi ha dato occasione di ripercorrere la mia storia fino ad arrivare a un nuovo significato, un nuovo senso; fino a crescere. Skherna è quindi una trasposizione delle emozioni che vivevo in quegli anni, e che forse tutti gli adolescenti attraversano.

Questo è anche uno dei motivi che mi ha spinto a pubblicarlo: aiutare i bambini e i ragazzi a capire alcune cose che a quell’età è difficile conoscere bene. La storia, infatti, affronta temi importanti per la formazione, come il coraggio, l’amore, l’amicizia e la vera differenza tra l’essere e l’apparire, perché non tutti si presentano per come sono realmente.

Dopo Skherna hai continuato a scrivere? Vorresti pubblicare nuovi romanzi?

Dopo Skherna ho continuato a scrivere, ancora più motivata di prima, perché adesso cerco sempre di trasmettere un messaggio o dei valori che possano aiutare i bambini e i ragazzi ad affrontare i mostri della propria vita.

Il mondo della scrittura per l’infanzia è un terreno su cui è difficile camminare: i lettori sono bambini ma bisogna considerarli come piccoli adulti, non trascurando però il fatto che devono essere accompagnati in questa delicata fase di crescita. Creare mondi nuovi, creature magiche e storie ricche di fantasia è per me un modo di guidarli, dando loro strumenti o chiavi di lettura utili per la propria vita.

Non posso ancora rivelare nulla sui lavori in fase di preparazione, ma spero che possano dare tante emozioni quante ne ha date Skherna, sia ai lettori che a me.

Illustrazione a cura di Francesca Pisano.