martello delle streghe

Il martello delle streghe: questioni morali di una persecuzione

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Ogni epoca è caratterizzata da determinate idee e mode. Alcune hanno la capacità di radicarsi più a fondo di altre nel sostrato culturale e di sopravvivere per periodi molto lunghi, arrivando addirittura a travalicare i secoli. È il caso di certe correnti filosofiche o di particolari stili artistici, di cui l’umanità può andare fiera. Ma lo stesso fenomeno si è verificato anche relativamente a usanze meno nobili. 

Nella settimana di Halloween, voglio dedicare la mia breve indagine a una di queste pratiche esecrabili eppure assai diffuse in epoca moderna: la caccia alle streghe. In particolare, intendo parlarvi del testo che più di tutti ne ha legittimato l’esistenza e la longevità: il Malleus Maleficarum, più conosciuto come Il martello delle streghe.

Sulla ragion d’essere del trattato: trucchi, inganni e falsificazioni

Datato 1487, il Malleus Maleficarum è considerato il testo ecclesiastico di riferimento per la caccia alle streghe. Venne redatto da due monaci domenicani tedeschi, Heinrich Institor (Krämer) e Jakob Sprenger, con lo scopo primario di legittimare la persecuzione degli eretici e di fornire indicazioni su come portarla avanti efficacemente. Nonostante la notevole fortuna – a oggi vanta trentaquattro edizioni e più di trentacinquemila copie stampate –, il trattato si è guadagnato il titolo di testo ufficiale passando attraverso vie, in realtà, piuttosto ufficiose.

Storicamente, a introdurre Il martello delle streghe furono la bolla pontificia di Innocenzo VIII (Summis desiderantes affectibus) e l’approbatio dell’università di Colonia, un atto legale che ne autorizzò la pubblicazione. La bolla autorizzava effettivamente Institor e Sprenger ad assumere il controllo dell’Inquisizione in Germania e a gestire la repressione con ogni mezzo necessario. La sua emanazione, però, risulta di tre anni precedente alla stesura del Malleus Maleficarum, il che rende impossibile considerarla come un benestare della Chiesa rispetto al contenuto del trattato. Oltre a ciò, il saggio di Giordano Berti, Storia della stregoneria, rivela che anche l’approbatio era un atto falso, firmato da un notaio corrotto. 

II martello delle streghe guadagnò autorevolezza anche grazie alla sua struttura: esso procede per quaestiones, come le grandi opere della filosofia scolastica medievale, e di questa rispecchia tutta la serietà e l’eminenza. Anche le fonti, utilizzate in enorme quantità per avvalorare argomentazioni e ragionamenti, oltre che dai testi sacri derivano dalle opere della scolastica, dei Dottori della Chiesa e dei filosofi antichi che li avevano ispirati. 

Un po’ come il pensiero di Nietzsche, sfruttato dai nazisti per dare riscontro filosofico alle teorie sulla superiorità della razza ariana, anche Aristotele è stato trasformato, per qualche secolo, in un cacciatore di streghe

Sul contenuto del Martello delle streghe: la questione morale fondamentale

Nonostante la pseudo-autorizzazione papale, la struttura dell’opera e i riferimenti autorevoli, il Malleus Maleficarum è fondamentalmente un compendio dei pareri personali di Institor e Sprenger intorno all’eresia e, in particolare, alla stregoneria. Ciò spiega come mai i due inquisitori abbiano dovuto ricorrere a tutta una serie di escamotage per renderlo teologicamente accettabile. 

La legge divina prescrive in più punti non solo di evitare le streghe, ma anche di ucciderle e non imporrebbe pene di questo genere se le streghe non collaborassero veramente con i diavoli nel provocare effetti e danni reali. Non si infligge infatti la morte corporale senza un grave peccato corporale.

H. Institor, J. Sprenger, Il martello delle streghe, Milano, Spirali, 2006, p. 33.

In questa e nella maggior parte delle altre argomentazioni del trattato, appare evidente il contrasto tra l’appello alla legge divina, certa e inconfutabile, e quella che sembra una deduzione logica, ma si rivela un’interpretazione arbitraria. Se le streghe collaborano con i diavoli, e questo è un peccato grave, possiamo ucciderle. Oppure, se esiste una legge divina che prevede l’uccisione di una persona per un peccato grave, questo peccato dovrà senz’altro avere a che fare con il Demonio. La risposta alla quaestio è così ben congegnata che, da qualsiasi prospettiva, una cosa giustifica l’altra; ma entrambe prevedono l’uccisione di qualcuno. E da quale prospettiva è giusto togliere la vita a una persona?

Estraniandoci per un attimo da noi stessi, potremmo metterci nei panni di un inquisitore del XV secolo o di un pio contadino, suo contemporaneo. In questo caso, probabilmente, troveremmo giusto uccidere una donna perché strega. Con ciò non intendo giustificare nulla, ma in queste questioni è sempre importante non dimenticare le caratteristiche delle epoche e dei contesti culturali in cui nascono le idee. In fondo, è certamente per ragioni legate al contesto storico che Il martello delle streghe ha avuto così tanta fortuna.

Sulle streghe del trattato: questioni di genere e di incredulità

La caccia alle streghe si arrestò, in Europa, intorno alla metà del XVIII secolo. Di conseguenza, nello stesso periodo, anche la diffusione del Martello subì un brusco arresto. Il libro poi continuò a circolare per ragioni legate al folklore, oppure per fornire spunto a riflessioni di natura teologica e filosofica. Resta il fatto che leggerlo oggi garantisce una buona dose di incredulità, per quanto si possa essere comprensivi nei confronti di una forma mentis molto diversa dalla nostra.

[…] come conseguenza del loro primo difetto, quello dell’intelligenza, [le donne] sono più portate a rinnegare la fede; come conseguenza del secondo, e cioè delle loro inclinazioni e passioni smodate, studiano, escogitano e infliggono varie vendette, sia attraverso stregonerie sia in qualunque altro modo. Non c’è quindi da stupirsi se in questo sesso c’è tanta abbondanza di streghe.

H. Institor, J. Sprenger, Il martello delle streghe, Milano, Spirali, 2006, p. 92.

Diversi capitoli sono dedicati ad argomentazioni simili, sempre sostenute da un cospicuo numero di fonti eminenti. Institor e Sprenger non esitano a dare al concetto aristotelico di donna come «mas occasionatus» (maschio mancato) un’interpretazione più utile ai loro scopi, ma piuttosto distante dal suo senso originale. Esso, ripreso in epoca medievale anche da Tommaso d’Aquino, veniva utilizzato relativamente alla riproduzione degli animali e alla convinzione che la femmina fosse sprovvista di seme. Nella versione del Malleus Maleficarum, invece, si trasforma nella dimostrazione del perché le donne siano più predisposte degli uomini a farsi ammaliare dal Demonio e a intraprendere la strada della stregoneria. 

Leggere il trattato oggi: sulla difficoltà di sospendere il giudizio

Con Aristotele e San Tommaso a far loro da scudo, Institor e Sprenger misero nero su bianco ciò che di più depravato riusciva a produrre la loro fantasia. Ciò che oggi risulta evidente è che, dietro a tutte le citazioni filosofiche e ai riferimenti alla Bibbia, non c’è altro che pura superstizione. È sufficiente soffermarsi sull’indice e dare un’occhiata alle varie accuse di stregoneria: si comincia con il classico volo sulla scopa, si passa per l’inflizione di malattie e si arriva fino alla capacità di trasformare gli uomini in animali. Sono citati anche il provocare tempeste e il mangiarsi i bambini. Insomma, i temibili inquisitori scadono facilmente nel grottesco e, per un lettore moderno, anche nel ridicolo.

Il diavolo non può causare alcun danno a coloro che sono inferiori a lui senza gli stregoni. […] ogni azione avviene per contatto e poiché non c’è alcun contatto diretto del diavolo con i corpi, […] allora si serve di uno strumento facendo affluire in esso la capacità di fare del male per contatto. Accanto a questo, si dimostra anche che le stregonerie possono avvenire senza l’intervento dei diavoli […]. Certi hanno occhi infuocati che con il solo sguardo stregano gli altri e sopra tutto i bambini.

H. Institor, J. Sprenger, Il martello delle streghe, Milano, Spirali, 2006, p. 44.

In questo brano, è evidente la volontà di dare una spiegazione logica alla natura dei malefìci operati dalle streghe. Ma questa risulta piuttosto confusa, dice un po’ tutto il contrario di tutto: il Diavolo può nuocere a un essere umano solo attraverso una strega, ma in alcuni casi il Diavolo non è necessario, è sufficiente la strega. Tuttavia, ogni atto malefico deriva dal Diavolo, il che smentisce l’affermazione precedente. È facile confondersi in mezzo a tutti questi giri di parole e, in compenso, risulta davvero difficile rintracciare una logica. 

Di nuovo, chi legge il Malleus Maleficarum oggi non può trovare altra spiegazione che la superstizione. Probabilmente, sono il tempo e la Storia trascorsi a non consentirci di comprendere fino in fondo la mentalità dell’epoca. Tuttavia, quella del tempo non è l’unica considerazione da fare: ci si può nascondere dietro alla coscienza storica, tentare di capire, ma Il martello delle streghe ha legittimato l’uccisione, nel corso dei secoli, di quasi centomila persone. È dal punto di vista morale che sfido chiunque a sospendere il giudizio.

Illustrazione a cura di Martina Nenna.