IL PARMIGIANO: UN FORMAGGIO PER (LETTORI) BUONGUSTAI

Il Parmigiano: un formaggio per (lettori) buongustai

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Il formaggio Parmigiano è uno dei prodotti più importanti del Made in Italy. Esportatissimo negli Stati Uniti e in tutto il mondo, è spesso vittima di dazi, imitazioni e boicottaggi economici che tentano di minarne la popolarità e le alte vendite all’estero.
Nato sui dolci colli emiliano-romagnoli, da una tradizione monastica tramandata e perfezionata nei secoli, il Parmigiano è il terzo formaggio per produzione dopo il Grana Padano e il Gorgonzola. La pasta dura che lo contraddistingue aveva già raggiunto caratteristiche moderne nel 1300, perciò pare certo che le sue origini risalgano a un’epoca antecedente il XII secolo

Ma cosa rende il formaggio Parmigiano uno dei simboli del Made in Italy?
Che sia il suo sapore così particolare, capace di distinguersi tra i tanti ottimi formaggi italiani e francesi, per originalità, dolcezza e sfumature?
Che sia il suo profumo penetrante, mai fastidioso?
Sicuramente ognuno di questi elementi fa la sua parte nel rendere distintivo il Parmigiano. Tuttavia, se questo non bastasse, sarebbe bene sapere che esso può fregiarsi di recensori da premio Nobel per la letteratura. Il nome “Parmigiano” vanta infatti nel suo curriculum numerose citazioni, firmate dai nomi più famosi del panorama letterario mondiale

Le citazioni italiane di Boccaccio e Collodi

Cominciamo questo studio letterario immaginando un lettore buongustaio che abbia voglia di viaggiare sulle ali di libri splendidi, seguendo le tracce del re dei formaggi. Potremmo farlo partire con un paio di citazioni anch’esse Made in Italy, prima di accompagnarlo all’estero.

La prima citazione comparsa nella cronologia della letteratura appartiene all’illustre Boccaccio. Egli parlò del Parmigiano nel suo Decameron e, più precisamente in Calandrino e l’elitropia, dove si narra del Paese del Bengodi. Qui il lettore buongustaio troverà un’odorosa montagna di Parmigiano, soffice e bianca come appena spolverata da una bella grattugiata.

In una contrada, che si chiamava Bengodi […] eravi una montagna di formaggio Parmigiano grattugiato, sopra alla quale stava genti che niuna altra cosa facevan, che fare maccheroni, e raviuoli, e cuocergli in brodo di capponi.

G. Boccaccio, Decameron, Torino, Einaudi, 1980, VIII novella, 3° giorno.

Un altro autore italiano che mise in bocca a uno dei suoi personaggi qualche buona parola sul Parmigiano è Carlo Collodi, padre non solo di Pinocchio ma anche di personaggi meno conosciuti. Tra di essi vi è Giannettino che, dopo aver sognato tre numeri da giocare al lotto, immagina di investire i soldi della vincita in un’intera forma di parmigiano.

Robert Luis Stevenson e L’isola del tesoro

Se poi il nostro lettore dal palato fino volesse incamminarsi fuori dalla Toscana, potrebbe dirigersi all’estero. Le tracce del Parmigiano lo condurrebbero molto lontano, per esempio in Inghilterra. Eccolo, quindi, trasportato in un baleno su L’isola del tesoro di Robert Luis Stevenson

In questa remota isola caraibica scaturita dalla penna dello scrittore inglese, il dottor Livesey custodisce un pezzo di Parmigiano, all’interno di una tabacchiera.
A un certo punto della storia istruisce il giovane protagonista Jim sulle sue proprietà nutrienti e insieme tramano di servirsene come strumento di coercizione ai danni del pirata Ben Gunn.

«Questo Ben Gunn che uomo è?»
«Non saprei, signore. Non sono sicuro che sia sano di mente.»
«Se hai qualche dubbio di’ pure che non lo è», riprese il dottore. «Un uomo rimasto tre anni a rosicchiarsi le unghie sopra un’isola deserta non potrà mai apparire sano di mente come uno di noi. Non è conforme alla natura. Ma tu mi dicevi che sospirava un pezzo di formaggio, no?»
«Sì, signore, formaggio.»
«Ebbene, Jim, vedi che a qualcosa giova essere ghiotto. Tu conosci la mia tabacchiera, no? E mai mi vedesti prender tabacco. O sai perché? Perché nella tabacchiera tengo un pezzo di formaggio parmigiano: un formaggio fatto in Italia, assai nutriente. Ebbene, sarà per Ben Gunn.»

R.L. Stevenson, L’isola del tesoro, Milano, Mursia, 1963, p. 120.

Lev Tolstoj e Anna Karenina

Le orme del Parmigiano potrebbero condurre il lettore anche molto più a Nord e molto più a Est, per esempio nella Russia ottocentesca.
Anche qui, l’avventuriero troverebbe tracce letterarie del re dei formaggi. Infatti, sfogliando Anna Karenina di Lev Tolstoj ci s’imbatte nella famosa descrizione del pasto tra Oblònskij, fratello della protagonista, e l’amico Lèvin. I due chiacchierano e si aggiornano condividendo un pasto descritto nei minimi dettagli. 

Ogni porzione e il modo in cui viene ordinata è annotato puntualmente da Tolstoj con l’intenzione di dare un’idea precisa di quanto fosse ricca e dispendiosa l’alta società russa, creando un quadretto delizioso per la letteratura e un documento piuttosto importante dal punto di vista storico. Tra i cibi elencati fa la sua comparsa proprio il Parmigiano, che si conferma essere un cibo aristocratico e nient’affatto comune.

«E cosa berremo?»
«Io, quello che vuoi, soltanto non molto… champagne», disse Lèvin.
«Come? Fin da principio? Del resto, magari. Ti piace quello col sigillo bianco?»
«Cašè blan», riprese il tartaro.
«Su, allora servine di questa marca, con le ostriche, e poi si vedrà.»
«Sissignore. Di vino da tavola quale ordinate?»
«Servi del Nuits. No, allora è meglio il classico Chablis.»
«Sissignore. Ordinate il vostro formaggio?»
«Ma sì, parmigiano. Oppure a te ne piace un altro?»
«No, per me è lo stesso», disse Lèvin, che non poteva trattenere un sorriso.

L. Tolstoj, Anna Karenina, Torino, Editrice La Stampa, 2003, p. 39, vol. I.

Letteratura come marchio di qualità

L’indagine letteraria del nostro lettore buongustaio ci porta un’importante consapevolezza. Da un lato all’altro del mondo, nelle epoche più disparate, questo insigne formaggio figlio di una tradizione secolare ha saputo distinguersi per bontà e prestigio, tanto da guadagnare senza sforzo l’obiettivo che molte persone si prefiggono al giorno d’oggi: vedere il proprio nome pubblicato. E non su un giornaletto qualsiasi, ma su opere di valore letterario inestimabile

Non solo, pare che il drammaturgo francese Molière chiese di mangiarne un pezzo come ultimo desiderio. Non ci è possibile considerare questo gustoso aneddoto come citazione solo perché – ahimè –, non fece in tempo a dedicargli qualche verso in una delle sue opere, ma non importa. Non ne abbiamo forse abbastanza per essere orgogliosi di lui, che è formaggio di comprovato valore, sia gastronomico che intellettuale?

Per chiunque volesse approfondire l’illustre percorso letterario del Parmigiano, si consiglia la lettura del volume scritto dal giornalista Paolo Borghi, Il Parmigiano Re, edito da Compagnia Editoriale Aliberti.

Illustrazioni a cura di Caterina Cornale