I gioielli indiscreti della letteratura libertina

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Se si parla di vizi non si può non parlare del contesto più audace, sfacciato e seducente: il Settecento francese. Questo secolo controverso ha infatti donato alcune perle letterarie degne di nota da un punto di vista “vizioso”. Negli ultimi dieci anni ho letto tanta letteratura libertina, di cui trovo attraente lo stile, la fantasia, la voglia mordace di sperimentare e di giocare con le parole e con la mente. Altro aspetto affascinante di questi romanzi è che al tempo non ebbero vita facile, soprattutto in un’Europa fatta di regimi assoluti e di censure, e per questo gli autori dovettero imparare a padroneggiare l’arte del camouflage e dell’escamotage per far circolare le loro opere. La dimostrazione perfetta che se un francese ha qualcosa da dire, troverà sempre un modo per farlo. Per questo mese ho quindi pensato di stilare la mia lista personale di libri che dovresti leggere almeno una volta nella vita (ma che non dovresti menzionare a un primo appuntamento).

I gioielli indiscreti, Denis Diderot (1748)

Esattamente l’uomo che ha architettato il mastodontico progetto dell’Encyclopédie, assieme a D’Alembert. Anche lui ha scritto di letteratura libertina, e l’ha fatto in grande stile. Prima di Jennifer’s Body ci sono stati loro, I gioielli indiscreti. Un annoiato sultano chiede a un mago un desiderio comune a molte persone: conoscere i segreti delle donne. Il mago consegna quindi un anello speciale, da puntare contro l’interessata, e a parlare non sarà la sua bocca, bensì «la parte più sincera che si trovi in loro, e quella che ne sa di più» (D. Diderot, I gioielli indiscreti, Milano, BUR, 2009.)… esattamente quella parte del corpo. Nonostante la buffa trama, vi è dietro una satira ben più complessa. Dietro quel mondo opulento, sfarzoso, puritano, ci sono persone carnali, terrene, profane, e l’arte di Diderot di raccontare l’eros è talmente ironica, e al tempo stesso garbata, che sembra di guardare uno spettacolo di burlesque.

Le relazioni pericolose, Pierre Choderlos de Laclos (1782)

In assoluto il mio libro preferito, troviamo qui la maestria della letteratura libertina. Una raccolta epistolare di vicende e intrighi paragonabile a Beautiful, un gioco tra due ricchi libertini annoiati che si sfidano a colpi di seduzione, finendo per danneggiare irrimediabilmente a livello psicologico le vittime di questi scherzi.

Tra le trasposizioni cinematografiche, a mio avviso più riuscite nella storia della settima arte, rientra Le relazioni pericolose, del 1988 con un cast iconico: Glenn Close nei panni della marchesa, John Malkovich del visconte, Uma Thurman, Keanu Reeves e Michelle Pfeiffer le vittime principali dei due manipolatori.

Notevole è il mimetismo letterario che caratterizza i personaggi: Laclos conosce bene i suoi polli, sa qual è il gergo che utilizza ciascuno di loro e, in ogni lettera, si cala nella parte. Anche i personaggi recitano a loro volta un ruolo: lo notiamo quando la Marquise de Merteuil, la controparte femminile del duo libertino, cambia completamente modo di scrivere a seconda del suo interlocutore. Un gioco continuo di seduzione, cattiveria e meschinità. La Marchesa è l’emblema più puro di misandria, ma è una misandria che deriva da un mondo misogino, che la vuole serva e sottomessa.

La Marchesa lo dice chiaro e tondo: «Je suis mon ouvrage», (P. Choderlos de Laclos, Les liaisons dangereuses, Paris, Livre de Poche, 2002, p. 246.) lei si è creata da sola, ed è così perché ha scelto di essere così. La rigida morale del XVIII secolo, però, ha voluto che facesse una brutta fine e che fossero i buoni a trionfare. Ma una delle vittime dei loro intrighi conclude l’ultima epistola con una domanda che ci fa riflettere: i cattivi sono stati puniti, ma i buoni sono rimasti psicologicamente devastati. È davvero, quindi, un lieto fine?

La filosofia nel boudoir, Marquise de Sade (1795)

L’opera più nota del Marchese è sicuramente Le 120 giornate di Sodoma, da cui è stato tratto anche il celebre film di Pasolini. Tuttavia, ho consapevolmente scelto di escluderlo da questa piccola lista poiché in quel testo c’è poco di letteratura. La filosofia del boudoir, invece, assume la forma di un trattato, una sorta di manifesto socio-politico dell’epoca in cui è stato scritto, ovvero al capolinea della Rivoluzione francese. I due libertini protagonisti, infatti, riunitisi in un boudoir, per “educare alla sessualità” una giovane ragazza, convengono e dialogano sulla necessità per il popolo francese di abbracciare il libertinaggio. Il libertinaggio mentale e quello carnale, infatti, vengono qui messi sullo stesso piano: un popolo che vuole proclamarsi libero lo deve essere sotto ogni aspetto. De Sade usa un linguaggio forte e difficile da digerire: leggerlo nel 2020 provoca ribrezzo e nausea, come probabilmente provocava all’epoca. È considerato il capostipite di questo genere letterario probabilmente perché contro ogni morale e totalmente senza freni, scandaloso in una maniera violenta e disturbante.

Il tortuoso percorso dell’eros fino a oggi

Il marchese costituisce un mondo a sé stante, talmente unico da aver donato l’etimologia al termine “sadismo”, di cui i suoi libri sono orrendamente ghiotti. La letteratura libertina stimola, stuzzica ed è fatta per suscitare reazioni contrastanti. Non apprezzo particolarmente sentirmi inorridita e a disagio mentre leggo un libro, ma non mettere De Sade in un pezzo sulla letteratura erotica sarebbe stato come non mettere Boccaccio tra i classici italiani. Sconsiglierei però di prenderlo come riferimento per tutto il genere letterario, così ampio e geniale che non si finirebbe mai di parlarne. L’erotismo, in quanto sfera della sessualità, è composto da infinite sfaccettature, ognuno è orientato verso qualcosa di diverso, e nessuna è più “giusta” o “sbagliata” di un’altra. Anche nella letteratura, come nella vita, l’invito è quello di essere elastici, curiosi e, se volete, indiscreti.

La produzione erotica letteraria dell’epoca è florida e i francesi fanno da apripista al resto d’Europa, che non si tira indietro: in Italia in questi anni compare la famosa Storia della mia vita di Giacomo Casanova, in Inghilterra Fanny Hill di John Cleland. C’è chi ha giocato, come Diderot, e chi ne ha fatto uno stile di vita, come De Sade. In ogni caso, anche grazie all’influenza dello sfarzo barocco del secolo precedente, il libertinaggio rimane il simbolo dell’emancipazione, della libertà, della lussuria e talvolta del perverso. Esso poi ritornerà in auge alla fine del XIX secolo, in pieno Decadentismo. Un esempio su tutti è Venere in pelliccia, di Leopold von Sacher-Masoch, da cui si conia il termine “masochismo”. Nella seconda metà del Novecento la strada è quasi spianata, grazie alla rivoluzione sessuale che sdoganerà, inoltre, il sesso scritto e descritto da donne, di cui Anaïs Nin e il suo Delta di Venere sono gli esempi indiscussi. Parlare di sessualità ed erotismo oggi dovrebbe essere un percorso più semplice. Viviamo nell’epoca in cui tutti hanno una connessione a internet e quindi il riflettore mediatico è decuplicato. Sono tanti i mezzi per divulgare, mostrare, raccontare. Uno dei libri della mia lista, pubblicato oggi, farebbe giustamente scalpore e verrebbe denunciato subito, poiché, per esempio i rapporti illustrativi difficilmente erano consenzienti per tutti i soggetti coinvolti. Il linguaggio è cambiato, la cultura è evoluta, e la consapevolezza è maggiore, ma apparentemente il fascino per l’eros è rimasto lo stesso dei libertini di due secoli fa.

Illustrazione a cura di Francesca Pisano.