Christina Georgina Rossetti e la sua ingannevole semplicità

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Christina G. Rossetti è stata una poetessa londinese ma di radici italiane, religiosissima ma precocemente moderna, vittoriana modello ma indipendente e intellettuale, che scrisse poesie per raccontare la società, servendosi di un antico folklore ancora molto attuale.

La famiglia Rossetti

Il nome di Christina Georgina Rossetti (5 dicembre 1830 – 29 dicembre 1894) non è molto noto in Italia, paese d’origine della sua famiglia. Tuttavia, la particolarità della sua poesia, raffinata e insospettabilmente complessa, non andrebbe ignorata con leggerezza.
Figlia di Gabriele Rossetti, insegnante, poeta e patriota italiano, e Frances Polidori, sorella del medico John Polidori, autore del racconto Il Vampiro, Christina nacque nella Londra del 1830. Il padre si trasferì nella capitale inglese dopo l’esilio, a cui era stato condannato per aver dato manforte agli insorti dei moti liberali di Napoli del 1820, e lì conobbe la futura moglie.
I due diedero vita a una famiglia di vivaci intellettuali in cui tutti, nessuno escluso, si dilettavano di arte e letteratura, in una casa non ricca ma ravvivata dalla presenza costante di artisti e scrittori.

I quattro bambini Rossetti furono educati all’insegna delle tradizioni artistiche e letterarie, ritenute essenziali dai genitori. Il primogenito, portatore del significativo nome di Dante Gabriel Rossetti, era destinato a diventare il maggiore esponente del movimento artistico preraffaellita, al quale collaborarono anche altri fratelli Rossetti.
L’infanzia di Christina, la minore, fu invece segnata dalla letteratura. La piccola assorbì sia le atmosfere cupe e misteriose del romanticismo gotico inglese, sia il gusto della bellezza lirica tipici della poesia italiana. I bei versi italici erano ben conosciuti in casa Rossetti, dove il padre era solito declamare i versi di Petrarca e Dante. Rossetti senior doveva sentire una particolare affinità con Alighieri, poeta esiliato; su di lui e la sua opera scrisse numerosi saggi di critica letteraria, ma non solo: amava leggerlo ai figli. Christina poté così assorbire qualcosa della patria italiana del padre, della sua lingua e del suo gusto estetico.

Successi e progetti

Fin da bambina, Christina scrisse poesie alternando l’italiano e l’inglese. L’esercizio costante, portato avanti dalla più tenera età, le consentì di sviluppare la costanza e la resilienza per perseverare nel lavoro di poetessa e scrittrice, tanto da riuscire a mantenersi e ad aiutare la propria famiglia anche grazie ai ricavati di questa sua attività. All’epoca era un traguardo ragguardevole, soprattutto per una donna. Risaltò abbastanza da essere considerata la degna erede di Elizabeth Barret Browning, altra rinomata poetessa inglese, e venire riconosciuta come tale in società. Ebbe modo di farsi notare anche grazie alla sua collaborazione a The Germ, periodico preraffaellita creato dalla Pre-Raphaelite Brotherood (la Confraternita dei Preraffaelliti), della quale facevano parte i fratelli, Dante Gabriel e William Michael Rossetti.

Accanto a quella letteraria, Christina portava avanti un altro genere di attività. La sua forte fede religiosa la portò infatti a offrire spesso il proprio lavoro come volontaria. Quello che più la segnò tra tutti fu il periodo passato in una casa d’accoglienza per le prostitute di Highgate, dove lavorò per lungo tempo. Si ha ragione di credere che fu questa esperienza a infondere alla sua poesia quei valori di sorellanza che in seguito attirarono l’attenzione del movimento femminista.
Christina aveva idee da donna moderna e come tale visse, evitando il matrimonio come culmine naturale della vita di una donna vittoriana, per coltivare al suo posto una nutrita schiera di amici delle più svariate classi sociali. Sebbene non abbia mai appoggiato apertamente il suffragio universale femminile, si dichiarò contro qualsiasi tipo di operazione militare a scopo d’oppressione, contro la schiavitù, la crudeltà sugli animali e lo sfruttamento sessuale, soprattutto minorile, ampiamente diffuso e sfacciatamente ignorato dalla società dell’epoca, che se ne serviva come valvola di sfogo sociale.

Foto: Chiara Nizzi

Il mercato dei folletti e il suo messaggio segreto

Il suo primo successo venne pubblicato nel 1862 ed è ancora oggi l’opera più conosciuta della sua produzione: si tratta de Il mercato dei folletti e altre poesie, (la cui prima traduzione in italiano risale al 1867 da parte di T. Pietrocola Rossetti, cugino di Christina). Questi versi hanno il gusto di incantesimi strappati dal vento al taccuino di un menestrello fatato. Il soggetto, tipicamente considerato infantile, non dovrebbe però fuorviare il lettore. I principali temi della poetica di Christina sono infatti il sogno e la morte. Il mercato dei folletti non fa eccezione. Questa è solo una delle molte contraddizioni che si intrecciano al soggetto della poesia.

L’elemento contraddittorio impregna profondamente la vita e la produzione di Christina: le sue poesie sono spesso sensuali, romantiche, affascinanti. Eppure, ella non si sposò mai. Allo stesso modo riuscì a esprimere concetti precocemente femministi, nonostante fosse molto religiosa e in linea con la bigotta società vittoriana.

Un esempio eclatante di ciò è proprio la poesia narrativa di Goblin Market. Qui i folletti rappresentano figure tentatrici che, con la loro cornucopia di doni succosi, tentano di sviare due sorelle dalla retta via per trascinarle nelle loro terre incantate, dalle quali non avranno scampo. Laura cadrà nella trappola, ma verrà riscattata dal sacrificio della retta Lizzie. Questo finale fornisce certamente lo spunto per ricordare quanto sia importante non lasciare il cammino del giusto all’inseguimento di fugaci piaceri, ma si dimostra clemente nei confronti della debole Laura. Dimostra che una donna caduta nel vizio può essere salvata e recuperata dalla forza della sorellanza. Non si può dire che tale concetto fosse scontato nell’Inghilterra dell’Ottocento.
Infatti, sebbene la poesia venisse presentata come testo pedagogico, pare ormai assodato che le intenzioni dell’autrice fossero più profonde e mirate ad aggirare la stringente bigotteria vittoriana. Il proposito di questo nuovo modello di comportamento per la donna dell’epoca fu importante per la poesia di Christina. Morì nel 1894 e la sua opera venne gradualmente e inesorabilmente dimenticata, fino alla sua riscoperta negli anni Settanta del Novecento. Un gruppo di studiose femministe riconobbe qualcosa dei propri ideali nelle poesie di Christina, fornendo una più moderna chiave di lettura dei suoi versi.

Ti piacerebbe fare un salto al mercato dei folletti?

Il folklore e il simbolismo sono presenze ricorrenti delle poesie di Christina. Sebbene non sempre prepotenti come ne Il mercato dei folletti, il tocco dell’elemento magico, il tono fiabesco e l’idea di visione rimangono radicati nella mente. Il punto finale di ogni poesia ha sul lettore l’effetto di un brusco risveglio da un sonno incantato. La magia del lavoro di Christina è capacissima di raggiungere al cuore anche il lettore contemporaneo. Tra i suoi lavori più famosi troviamo: In the Bleak Midwinter, mai tradotto, e Il cammino del Principe (The Prince’s progress and other poems). La sua poesia è adatta soprattutto a lettori romantici, gotici e tradizionali, oltre che ad appassionati di fantasy particolarmente onnivori, e a chiunque sia interessato a scoprire la sua opera ingannevolmente semplice.

Illustrazione a cura di Martina Nenna.