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The Boys: i sette peccati capitali dei supereroi

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È una delle serie di punta di Amazon Prime Video, oltre che la più popolare serie TV del 2020 secondo il popolare sito IMDb. Nonostante questo, è molto criticata per le scene di violenza (cosa che può essere presa come un complimento per la loro buona riuscita) e amatissima per i suoi plot twist sconvolgenti. Tratta dal fumetto scritto da Garth Ennis, penna molto nota nel mondo comics, e disegnata da Darick Robertson, The Boys ha colpito tutti come il pugno di uno dei suoi super protagonisti: forte e alla bocca dello stomaco. La serie non è né violenta né spinta quanto la versione cartacea, eppure è stata pesantemente criticata per alcune scene considerate fuori luogo da spettatori che probabilmente si aspettavano un prodotto più banale.

Il livello di turpitudine in The Boys è certamente alto, ma non gratuito. Esso è la lente di ingrandimento dello spettatore e lo guida verso l’obiettivo della narrazione: smascherare l’ipocrisia di una società che si definisce la più civile del mondo mentre nasconde massacri e oppressioni di ogni genere sotto un gigantesco tappeto a stelle e strisce. Lo spettatore desideroso di ritrovare il solito intreccio di intrattenimento rimarrà deluso, ma anche sorpreso dai numerosi parallelismi con ciò che accade nella vita reale – non solo degli Stati Uniti. Per questo, si tratta della boccata d’aria fresca di cui c’era bisogno nel panorama delle serie TV. La vitalità che permea The Boys, dalla sceneggiatura alla regia, forse non è per tutti, ma è certamente qualcosa di cui si sentiva la necessità.

I Sette – The Boys, terza stagione (2020).

The Boys e il rovesciamento dei ruoli: supereroi cattivi

Un punto di forza di questa serie TV è proprio il rovesciamento dei ruoli supereroistici. Chi è l’eroe se non il salvatore? Colui che compie un lungo viaggio irto di pericoli per portare un po’ di bene nel mondo, giusto? Sbagliato. Gli eroi canonici ci hanno stufato, con la loro perfezione.

The Boys gioca sulla diffidenza umana che in fondo non ha mai creduto davvero che dei tizi bellissimi, fortissimi, velocissimi e con i superpoteri possano essere anche megabuoni e ultravirtuosi. E fa centro, con i suoi supereroi viziati, edonisti e narcisisti, venduti alla multinazionale più doppiogiochista e corrotta del mondo. La Vought International li strumentalizza come bambolotti per inquinare i media con dati creati ad arte, alterando così la percezione del mondo delle masse che seguono i Super. Questi ultimi, però, non sono affatto i giusti paladini che devono sembrare. 

Proprio per questo, nel mese in cui dovremmo essere tutti più buoni, vogliamo ribaltare le prospettive con The Boys giocando al contrario e rivestire i vizi capitali con la faccia dei Sette super(cattivi)eroi.

Captain America o Homelander (Patriota)?

Impersonato dal biondissimo Anthony Starr, Patriota è il capo dei supereroi e anche il più facile con cui giocare. Da solo potrebbe rivestire tutti e sette i vizi capitali, ma visto che possiamo assegnargliene uno solo, scegliamo la superbia. 

Patriota, Homelander nell’originale, è il Doppelgänger di Captain America. Quest’ultimo, tra i supereroi Marvel canonici, rappresenta la devozione tutta americana per la patria, la stessa caratteristica che Superman incarna per la DC. Come loro, Patriota è perfetto e lo sa benissimo; al contrario di loro, vuole che tutti lo tengano bene a mente, pena la morte. È disposto a dirottare aerei pieni di innocenti affinché nessuno venga a sapere che ha dei limiti ed è terribilmente insicuro; e non sopporta di perdere follower. Come tutti i narcisisti, però, non ammetterà mai di essere in difficoltà, men che meno di avere un enorme punto debole: la superbia. Debolezze e difetti sono cose che riguardano gli altri, mica lui. Lui può masturbarsi sugli Stati Uniti, se vuole… E infatti lo fa.

Queen Maeve, una Wonder Woman indolente

Queen Maeve è una di noi: si ubriaca quando litiga con la fidanzata, se la prende a male quando le dicono che dovrebbe darsi una mossa e, soprattutto, vorrebbe solo essere lasciata in pace.

Interpretata da Dominique McElligott, Maeve soffre di accidia: è stufa di non poter amare chi le pare o di doverlo fare per forza sotto i riflettori; è stufa di essere una superdonna; è stufa che tutti pretendano di fare affidamento su di lei, proprio quando ha deciso di sbronzarsi e dimenticare.

Paladina di tutti coloro che nel 2020 gioiscono al pensiero di non dover subire le domande dei parenti curiosi («Allora ti sei fidanzat*?» «Quand’è che ti laurei o ti deciderai a fare qualcosa della tua vita?»), Maeve a volte si scrolla di dosso la propria indolenza e riesce a rendersi utile. Arrivati alla seconda stagione di The Boys, sappiamo che non possiamo chiederle troppo, ma abbiamo già avuto le prove che quando c’è bisogno di darle di santa ragione, non si fa pregare e dà manforte ai Ragazzi.

Black Noir e gli scoppi d’ira funesta

Il Black Noir di Nathan Mitchell è il terzo e ultimo “intoccabile” fra i Sette. Come Maeve e Patriota, non è mai stato deposto dal rango di “uno dei Sette” e non è neanche difficile capire il perché: con gli altri si può un minimo ragionare e dibattere, ma se qualcuno dovesse dire a Black Noir che è licenziato, non farebbe in tempo a raccontarlo; forse neppure a finire la frase.

Il Black Panther di The Boys è molto diverso dal pacato sovrano di Wakanda della Marvel. Infatti, se dovesse essere un vizio capitale, sarebbe l’ira.

Non parla molto, ma degenera con facilità impressionante verso la distruzione totale. Sicuramente non è l’invitato modello a un party natalizio, ma se lo si dovesse invitare per forza, basterebbe premunirsi con delle noccioline.

A-Train e la super-dipendenza

Il volto glielo presta l’attore Jessie Usher, ma il suo nome da supereroe è A-Train, il Flash della Vought. Anche noto come “quello che non guarda dove va”, A-Train è anche il supereroe che meglio di tutti incarna il peccato di gola.

Non esattamente perché sia un mangione – tanto consumerebbe tutto alla velocità della luce o più –, ma perché non sa trattenersi dal consumare la sostanza misteriosa attorno alla quale girano molti degli intrighi di The Boys. Dipendente dal Composto V, A-Train non può appigliarsi a niente quando la Vought decide di sbarazzarsi di lui. Così corre a rifugiarsi nella Chiesa della Collettività, che millanta di aiutarlo a recuperare il suo posto e di farlo sfuggire alla dipendenza che lo attanaglia e che lo ha portato a ferire molte persone, anche quelle che amava. Forse era meglio un banale gruppo di supporto. Ma, ehi, «la vuoi una Fresca?».

Abisso e il vuoto cosmico

Abisso o The Deep, il cui volto arriva direttamente dall’élite di Manhattan (l’attore Chace Crawford era uno dei protagonisti di Gossip Girl), è la spalla comica dei Sette. Scherzo, è il loro Aquaman.

Dotato dell’abilità di parlare con i pesci e di un paio di branchie per respirare sott’acqua, farebbe meglio a inabissarsi ogni volta che gli viene un’idea “geniale”. Ovviamente non lo fa e ogni volta un povero cetaceo ci deve rimettere.

Quando Abisso compare sullo schermo scatena mille emozioni differenti: tenerezza, rabbia, indignazione e spasso. Più dannoso che utile, è stato buttato fuori ufficialmente dalla Vought perché è uno stupratore e ufficiosamente perché è un imbecille, ma chi ha seguito le vicissitudini del suo percorso sa che Abisso è fondamentalmente un invidioso.

Abisso vive desiderando di essere qualcun altro, qualcuno di capace, apprezzato e desiderato. Qualcuno che assolutamente non è. Tristemente, questo suo difetto lo svuota di ogni sua plausibile capacità, portandolo a finire fra le grinfie dell’ormai nota Setta della Fresca (la già nominata Chiesa della Collettività), dalle quali ha scarse possibilità di uscire.

Stormfront e i molti vizietti

Stormfront, nuova (vecchia) arrivata nei Sette, ha sostituito Translucent, l’uomo invisibile.

Interpretata da Aya Cash, questa Tempesta dei Sette ha innumerevoli supercapacità e anche innumerevoli vizi. È cattiva, razzista, doppiogiochista, manipolatrice e violenta, per questo le è stata assegnata la lussuria. La lussuria del Male, quello con la M maiuscola. È palese che Stormfront goda davvero del dolore fisico, di quello degli altri e anche del proprio. Come dimenticare il momento in cui provoca Patriota, spingendolo a usare i raggi laser sul suo petto, mostrando di non soffrirne affatto? Assurdo. Anche il sesso è una delle sue armi: lo usa per manipolare il biondo capo dei Sette e farne quello che le pare, quando le pare, per il puro gusto di fare del male.

Il personaggio, caratterizzato benissimo, ha concentrato su di sé tutto il marcio della seconda stagione di The Boys, mettendo in scena la doppia faccia del razzismo che, da un’epoca all’altra, non ha ancora smesso di infestare la società. La fine di Stormfront aiuta anche a capire che il pericolo della discriminazione può essere debellato se lo si vuole davvero e soprattutto che «le ragazze ce la fanno».

Starlight… e adesso?

La beniamina di tutti è lei, Starlight. Portata in scena dal viso angelico di Erin Moriarty, Annie è l’altra faccia di Stormfront. Hughie, l’ultimo arrivato tra le file dei Ragazzi, non è il solo a rimanere affascinato da lei. Starlight conquista gran parte degli spettatori grazie alla purezza con cui agisce. Una caratteristica che si sta incrinando. Il contatto con le nefandezze dei Sette, la doppiezza operata da sua madre nei suoi confronti e la cattiveria del mondo la stanno alquanto provando. Lei stessa comincia a capirlo e si sente sempre più simile – suo malgrado – a Billy Butcher, disilluso e cinico leader dei Ragazzi.

Ma, al di là di tutto questo, possibile che il vizio di Starlight sia l’avarizia?

Non nel senso vero e proprio del termine, però è così. Annie sta diventando avara di quel candore che irradiava, a ogni passo e ogni mossa, nella prima stagione. Un’ingenuità totalizzante che, forse, nonostante la premessa iniziale, l’aveva resa antipatica a qualcuno. Annie era un po’ troppo candida per essere vera, infatti si sta sporcando e diventando sempre più restia a diffondere intorno a sé quella luce che sa strumentalizzare, usandola a suo piacimento contro i nemici. La luce che, parlando di lei, non indica unicamente l’elettricità, ma anche la bontà che la contraddistingueva.

Solo la terza stagione ci racconterà qualcosa di più su Annie/Starlight e sul suo rapporto con il potere. E non stiamo parlando della sua abilità di manipolare l’energia elettrica. Si potrebbe ipotizzare che Annie e la complessa evoluzione della sua personalità – ancora in bilico tra molte contraddizioni – diventeranno sempre più centrali nello scontro con la Vought. Molto dipende da cosa rimarrà del suo rapporto con i Sette, che sta abbandonando, e da quanto forte si rivelerà il legame che sta costruendo con la sua nuova squadra di appartenenza… The Boys!

Non ci resta che attendere la terza stagione, formulando pazze teorie a spese dei supereroi più controversi di sempre.

Illustrazione a cura di Noemi D’Atri.