Lo spazio tra le cose di Antonio Benforte

Lo spazio tra le cose di Antonio Benforte

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Mi dedico a questo trasloco con calma e precisione certosina, quella che ha sempre caratterizzato la mia vita. Mi applico sulle cose mettendoci l’anima, con una lentezza che è studio dettagliato delle cose.

A. Benforte, Lo spazio tra le cose, Napoli, Scrittura & Scritture, 2020.

Si descrive con queste parole il quarantenne Paolo Sartori, protagonista e voce narrante del secondo romanzo di Antonio Benforte: Lo spazio tra le cose. Il libro, edito da Scrittura & Scritture, è stato portato in Galleria dalla Critica d’arte, catturata dall’accattivante copertina. Le porte rappresentate, infatti, simboleggiano le possibili scelte che si devono affrontare nel corso della vita. La prima pubblicazione è avvenuta il 5 marzo 2020, alla vigilia della grande chiusura nazionale, anticipando le riflessioni riguardo alla vita che sarebbero sorte nelle persone durante i lunghi giorni di quarantena

All’interno delle pagine, Paolo ripercorre le proprie decisioni mentre è alle prese con un trasloco, che diventa così metafora della vita e dei suoi continui mutamenti.

Stanze vuote

Sto facendo spazio nella mia vita, finalmente ordine con questo trasloco, mettendo a posto oggetti e cianfrusaglie sta cambiando anche la percezione del mondo che ho intorno.

Ibidem.

Il romanzo è ambientato all’interno di un bilocale di Napoli, città d’origine anche dell’autore, da cui la famiglia Sartori, formata da Marta, Paolo e loro figlio Niccolò, sta traslocando per spostarsi in un appartamento più grande. Nel libro vengono descritte dettagliatamente alcune giornate, le poche necessarie a svuotare il piccolo appartamento, ma sufficienti al protagonista per ripercorrere a ritroso la sua vita e le scelte che lo hanno portato a essere l’uomo che è. Nel corso del trasloco, infatti, lo spazio lasciato libero dagli oggetti, ormai confezionati e sigillati negli scatoloni, viene colmato dalle emozioni evocate dai ricordi collegati ad alcuni di essi, definiti da Paolo come “cose-ricordi”.

«Le semplici cose possono essere perse, smarrite, buttate via, portate in un’altra casa […] le cose-ricordi devono essere messe via con cura, devono essere avvolte con pazienza in carta di giornale.» (Ibidem.)

Porte scorrevoli 

A farmi compagnia, in questa enorme stanza vuota ho lasciato solo il giradischi.

Ibidem.

All’interno del racconto ci sono due costanti: il cane Sansone, fiero e fedele compagno, e il giradischi posizionato al centro del salotto ormai vuoto, la cui musica farà da colonna sonora all’intera narrazione. L’album Nevermind dei Nirvana ricorda a Paolo quanto le scelte fatte con l’istinto siano state alla fine quelle fondamentali, che hanno trasformato la sua esistenza. Heroes di David Bowie fa da sottofondo all’unico momento vissuto in condivisione con Marta all’interno del romanzo. Permette loro di dimenticare la crisi di coppia in atto, portandoli a riscoprire le ragioni per preservare il loro legame, fortificandolo.
Infine, uno dei dischi preferiti da Paolo, Pink Moon di Nick Drake, gli permette di scavare con passione nei ricordi più remoti, un’emozione alla volta.

Distrazioni necessarie

Incredibile come cambia rapidamente la vita, seguendo i mutamenti della tecnologia.

Ibidem.

Il ritmo del libro è scandito dal continuo arrivo di messaggi WhatsApp sul cellulare di Paolo. L’unico modo in cui le persone a lui care possono comunicargli la loro vicinanza, visto che sta affrontando il trasloco in solitaria. Allo stesso tempo, però, queste frequenti interruzioni nella narrazione sono anche la dimostrazione di quanto la tecnologia la faccia da padrona nelle relazioni umane, permettendoci di essere vicini, ma al contempo tremendamente lontani.

La tecnologia infatti influisce in maniera preponderante sulla vita delle persone, e ha provocato una metamorfosi della società e del suo modo di vivere. Ci ha resi tanto liberi e indipendenti quanto suoi schiavi. Il romanzo si sofferma sull’argomento mettendo in risalto quanto sia importante e necessario dedicare del tempo al contatto umano. Trovare il tempo per telefonare, scrivere un biglietto, o semplicemente fare una visita alle persone a noi care per far capire loro che le stiamo pensando, può fare la differenza.
Antonio Benforte, oltre a essere scrittore e giornalista, è social media manager. All’interno del suo libro, ha voluto sottolineare anche quanto l’utilizzo dei social network influisca sul nostro linguaggio quotidiano, inserendo degli hashtag nei titoli di tre capitoli. In queste occasioni, il racconto dei progressi del trasloco viene sospeso per dare spazio a un sogno del protagonista: questi capitoli vengono indicati con il titolo di Sogni#.

Tutte le famiglie felici si somigliano

Penso a quanto sia bizzarra la vita, a come cambi di colpo nel giro di un tempo così breve. Decidi che è necessario un cambiamento per voltare pagina, un taglio con il passato e ci vuole poi così poco per cambiare […].

Ibidem.

Antonio Benforte, rispondendo ad alcune domande nel corso di un’intervista, ha dichiarato di non aver inserito alcun riferimento autobiografico all’interno del suo secondo romanzo. Certamente non la crisi di coppia, oppure il licenziamento a causa della delocalizzazione dell’azienda, come accaduto a Paolo. Tuttavia, nel corso del libro l’autore lascia piccole e impercettibili tracce di sé che possono essere colte solo leggendo la sua biografia. Egli, infatti, a trent’anni ha lasciato tutto e ha intrapreso con la compagna un giro intorno al mondo, da cui è nato il blog 30annozero. Il protagonista di cui ci parla nel suo romanzo ha una decina di anni in più di lui, ma entrambi si sono trovati, a un certo punto delle loro vite, in un momento catartico di svolta.

Lo spazio tra le cose è un romanzo intenso, che porta a una sincera riflessione sulla difficoltà di riconoscere e affrontare le scelte che ci permettono di compiere un mutamento, una metamorfosi nel nostro modo di vivere. L’importante è non avere paura di guardarsi dentro e di buttarsi, come suggerito in uno dei film preferiti da Antonio Benforte, The big Kahuna: «La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso. Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le tue scelte sono scommesse come quelle di chiunque altro. Balla!» (The big Kahuna, John Swanbeck, 1999.)

Rielaborazione grafica a cura di Sabrina Poderi.