Euphoria: la nuova frontiera del teen drama tra sesso, droga e alcol

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Euphoria è la nuova serie tv della HBO che ha sconvolto il mondo della serialità americana.  
Se non sapete di cosa stiamo parlando, non disperate! La nostra Critica d’arte è pronta a correre in vostro aiuto, prendendovi per mano e conducendovi in un viaggio nei meandri più oscuri della Generazione Z.

Euphoria, che di fatto è un riadattamento dell’omonima miniserie israeliana ideata da Ron Leshem, Daphna Levin e Tmira Yardeni, è considerato un vero e proprio punto di svolta per gli amanti del teen drama.

Il teen drama è un genere televisivo molto vicino a quello della soap opera, che pone l’accento sulla vita quotidiana degli adolescenti e su quelle che sono le loro inquietudini.
Nei primi anni Novanta, ci furono i ragazzi di Beverly Hills 90210 e quelli di Dawson’s Creek. Si trattava, quindi, di adolescenti ordinari che, tra un dialogo e l’altro (e Dawson sicuramente parlava troppo!), affrontavano le conseguenze di qualche innocente bravata, dei primi amori e del sesso.

Con l’arrivo degli anni Duemila, invece, arrivarono i ragazzi di The OCe Gossip Girl. Si trattava, in questo caso, non di adolescenti ordinari, ma di rampolli dell’alta società, di ragazzi ricchi e annoiati disposti a sperperare tutte le loro ricchezze pur di provare un brivido.
Negli ultimi anni, invece, le cose sono radicalmente cambiate. La massiccia presenza della tecnologia nelle nostre vite, come Black Mirror insegna, ha portato con sé un pesante carico di nuove minacce.
Al giorno d’oggi, gli adolescenti hanno tutto e subito e quindi, per combattere la noia, finiscono per restare intrappolati in situazioni molto più grandi di loro. Ed è proprio questo il tema principale di Euphoria: adolescenti che, in un mondo cupo e crudo, si trovano a dover affrontare problemi da adulti.

Euphoria è il viaggio introspettivo della giovane Rue

Protagonista principale di Euphoria è sicuramente Rue Bennett, interpretata dalla magistrale Zendaya.
Si tratta di una giovane donna che, dopo la morte del padre, cade in una vorticosa spirale di dipendenza da droghe e alcol, che culmina con la sua overdose. Così, dopo un periodo trascorso in riabilitazione, la ragazza torna a casa per cercare di rimettere insieme i cocci della sua esistenza.

Per Rue, continuare il percorso di riabilitazione e rimanere pulita non è di certo un’impresa facile. Anzi, la ragazza si impegna duramente ad autodistruggersi. La sua spasmodica ricerca di un modo per scappare dalla squallida esistenza che le annebbia i giorni, la porta a cadere più volte in un baratro di ansia, solitudine e oscurità.
La bellezza di Euphoria risiede proprio nella facilità con cui lo spettatore si trova a provare le stesse emozioni della protagonista. Rue rappresenta un moderno Caronte e, attraverso i suoi monologhi interiori, è pronta a trasportare i telespettatori verso il lungo e tortuoso fiume della sua vita.
Un esempio è il monologo in cui la giovane donna spiega gli aspetti della depressione.

«Un altro aspetto della depressione è il crollo del tempo. All’improvviso, le tue giornate si fondono per creare un infinito e soffocante loop. Cerchi di ricordare le cose che ti rendevano felice. Ma lentamente il tuo cervello cancella ogni ricordo che ti abbia suscitato gioia.»

Infine, oltre che con l’ansia sociale e il passato doloroso, Rue deve fare i conti anche con alcuni problemi di cuore e con il senso di responsabilità che la lega a Gia, sua sorella minore.
Essendo stata proprio Gia a trovare Rue in overdose, la ragazza nutre un forte senso di colpa nei confronti della sorellina. Cerca così di guidarla come meglio può, tenendola lontana da tutto ciò che riconosce come causa dei suoi mali.

L’autodeterminazione della donna attraverso il suo corpo

Anche se Rue è considerata la protagonista principale di Euphoria, la serie tv può essere tranquillamente definita come uno show corale, data la presenza di tanti altri personaggi complessi e degni di nota.
In particolare, quello che salta subito all’occhio è che, eccetto per Rue, tutti gli altri personaggi femminili sono giovani donne che cercano di trovare l’autodeterminazione attraverso il loro corpo.
Tranne rare eccezioni, le donne in Euphoria sono donne libere, che non hanno paura di usare il loro corpo come un fedele servo e di sperimentare i vari spettri della sessualità, pur di trovare la loro identità.

Ne è un grande esempio Jules Vaughn, interpretata dalla modella e attivista Hunter Schafer.
Jules è una ragazza transgender, appena trasferitasi in città dopo il divorzio dei suoi genitori. Fin da subito, viene presentata come una giovane donna coraggiosa e determinata, che non ha paura di confrontarsi con il giudizio della gente bigotta. Sarà proprio la solarità di Jules ad attirare Rue come le api con il miele. Le due diventeranno buone amiche e, episodio dopo episodio, la loro amicizia si trasformerà sempre di più in un amore platonico.
Nonostante l’amicizia con Rue, però, Jules ha un urgente bisogno di affermare la propria femminilità attraverso rapporti sessuali con uomini più grandi, violenti e disturbatamente omofobi.

In cerca di una propria autodeterminazione è anche Kat Hernandez, una ragazza sovrappeso ed estremamente insicura. Dopo essere stata vittima di un caso di revenge porn, Kat decide di non voler essere vittima. Trasforma non solo le sue difficoltà quotidiane, ma anche quelle sessuali, nel suo punto di forza e inizia a smantellare una quantità inimmaginabile di stereotipi. Kat si trasforma in un’attraente dominatrice e apre un vero e proprio business. Attraverso il sesso e la pornografia finisce per apprezzare il suo corpo e per trovare la sua identità.

La fragilità dell’ego maschile

In netto contrasto con figure femminili forti e decise, i personaggi maschili di Euphoria altro non sono che uomini fragili e insicuri.
In questa narrativa, però, lo spettatore non riesce in nessun modo a empatizzare con loro. Gli uomini, infatti, tendono a nascondere la fragilità del loro ego attraverso comportamenti meschini e violenti, che li rendono i veri e propri villain di questa particolare narrazione.

Emblematico è il caso di Nate Jacobs, il ragazzo più popolare della scuola e quarterback della squadra di football. Il suo volto è dato da Jacob Elordi che, dopo aver assaggiato la notorietà con il personaggio di Noah in The Kissing Booth, stupisce per le sue qualità recitative.
Se in un primo momento Nate appare come il solito stereotipo del belloccio che non deve chiedere mai, ben presto si scopre che si tratta di un personaggio molto complesso e oscuro.
Il ragazzo ha gravi problemi di gestione della rabbia, i quali mascherano le sue insicurezze sessuali. Nate non riesce ad accettare la sua natura e il suo interesse per Jules.
Vittima della rabbia di Nate è la povera Maddy, interpretata da Alexa Demie, che instaura con il ragazzo un vero e proprio rapporto tossico.

La causa dei problemi di Nate è sicuramente suo padre Cal, interpretato da Eric Dane, il Dottor Bollore di Grey’s Anatomy.
Così come il figlio, anche Cal Jacobs appare fin da subito come un uomo problematico e con una preoccupante inclinazione alla pedopornografia.
Nonostante sia sposato e con figli, Cal ama filmare i suoi rapporti sessuali con giovani uomini e ragazze trans.
Non a caso, nel primo episodio, è il protagonista di un violento rapporto sessuale con Jules.
All’età di undici anni, lo stesso Nate scopre la perversione del padre e questo scatena in lui una percezione deformata del sesso.

I punti di forza di Euphoria: gli attori, la regia e la soundtrack

Una delle grandi qualità di Euphoria è quella di aver messo insieme una squadra di attori, molto giovani, ma allo stesso tempo molto talentuosi.
Da Zendaya a Jacob Elordi, passando per Hunter Schafer e Sydney Sweeney, tutti riescono a rendere autentici e tridimensionali i loro personaggi, plasmando di fatto la serie intorno alle loro interpretazioni.
Non a caso, per il ruolo di Rue, Zendaya ha vinto un Emmy come Miglior Attrice in una serie drammatica.

Altro punto di forza è sicuramente la regia, affidata nella maggior parte degli episodi a Sam Levinson, che è anche autore e produttore della versione americana dello show. Levinson ha sempre dichiarato che molte storyline di Euphoria si basano su esperienze personali, avendo anche lui lottato per anni contro la tossicodipendenza.
Da ciò si comprende la perfetta resa cinematografica dei trip mentali che i protagonisti sperimentano dopo l’assunzione di droghe. Soltanto chi li ha provati in prima persona sa portarli in scena. Proprio in uno dei primi episodi, viviamo insieme a Rue un trip molto forte, che ci catapulta in un mondo sottosopra, fatto di brillantini e colori sgargianti.

La resa cinematografica dei trip mentali diventa ancora più autentica anche grazie alla sapiente scelta delle musiche, che rappresentano sicuramente il fiore all’occhiello della serie.
La musica ha un ruolo molto importante nella serie e la colonna sonora è stata composta dal cantante e produttore musicale Labrinth.
Lo stesso Labrinth firma la canzone nell’ultima scena della prima stagione, in cui Rue, durante un’allucinazione, inizia a cantare All for Us, ritrovandosi in un vero e proprio video musicale.

Le disfunzionalità e i problemi di un’intera generazione

La Critica d’arte ha aperto questa recensione, affermando che Euphoria è un teen drama, in cui gli adolescenti si ritrovano a vivere problemi da adulti.
Dopo averla letta tutta, però, molti di voi potrebbero pensare che ci sia un errore. Euphoria sembra essere più una serie tv scritta da adulti per gli adulti o presunti tali. È uno spettacolo che non è piacevole, è crudo, violento, tagliente e addirittura catartico.

Secondo la Critica d’arte, invece, Euphoria è un racconto spaventosamente tradizionale perché guarda senza filtri a una generazione, disfunzionale e problematica, che sembra essere già spacciata rispetto alle generazioni precedenti.
Euphoria mostra questi ragazzi che sono persi e allo stesso tempo in balìa degli altri, vulnerabili e continuamente esposti a ulteriori minacce.
La dipendenza, la depressione, il suicidio, il bullismo, il revenge porn, il fat shaming sono tutti argomenti che gli adulti leggono sui giornali o sentono riecheggiare nei salotti tv. La verità, però, è che questi argomenti sono all’ordine del giorno per la maggior parte dei giovani di oggi, sono spade di Damocle che pendono sulle loro teste e con cui devono fare i conti.

Per questo motivo, gli adulti dovrebbero guardare Euphoria per squarciare quel velo di Maya che li separa dalle nuove generazioni e per imparare che i problemi restano tali soltanto quando si decide di non affrontarli.

La Critica d’arte vi invita quindi a recuperare la prima stagione di Euphoria, in attesa della seconda stagione che andrà in onda a partire dal 10 gennaio 2022.

Illustrazione a cura di Martina Nenna.