Città sommersa, il racconto di una mancanza

Città sommersa, il racconto di una mancanza

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Se seguite un po’ i premi letterari, sicuramente avrete sentito già parlare di Città sommersa di Marta Barone. A luglio si è tenuta la finale del Premio Strega 2020 e questo romanzo ne è stato definito il grande escluso. Fino all’ultimo è rimasto in lizza per riuscire a entrare nella cinquina dei finalisti, concludendo però in sesta posizione. Tuttavia la giuria si è resa conto che La nave di Teseo, in finale con Il colibrì di Sandro Veronesi (che ha poi vinto il premio), non poteva più essere considerata una piccola casa editrice. Poiché da regolamento è previsto che sia presente almeno un titolo della piccola editoria, è stato incluso un sesto titolo che soddisfacesse il criterio: Febbre di Jonathan Bazzi, edito da Fandango. Ovviamente, Città sommersa non ha potuto essere ripescato in quanto edito da una grande casa editrice, Bompiani. Nei giorni scorsi, il romanzo della Barone di cui vi parlo oggi è stato però insignito del Premio Letterario Elio Vittorini.

Città sommersa ha fatto parlare di sé, senza alcun bisogno della pubblicità dei premi letterari, già da gennaio, quando ha iniziato a popolare gli scaffali delle librerie. Marta Barone, consulente editoriale e già autrice di alcuni romanzi per ragazzi, ha esordito nella narrativa per adulti con romanzo che parla dritto al cuore del lettore. Ricostruendo la storia del padre, regala un travolgente e anche commovente spaccato dell’Italia degli anni di piombo e di una generazione allo sbando, succube del proprio idealismo. 

Un romanzo non romanzo

Città sommersa è particolarmente difficile da classificare. È un romanzo, un saggio e un memoire, ma allo stesso tempo non è nulla di tutto questo. La narrazione si incastra su più livelli, oscillando tra una puntuale ricostruzione storica e un intimo diario biografico di una figlia che tenta di afferrare l’essenza di un padre morto qualche anno prima, con cui ha sempre avuto un rapporto complesso.
La narrazione ha origine nel momento in cui Marta, a casa di sua madre, ritrova i capi di accusa di un processo al padre per partecipazione a mano armata, datati 1982.

Io sapevo già – anche se a grandi linee – cos’era successo, ma la formula giuridica, battuta a macchina su quel foglio ormai ingiallito, e l’associazione improbabile col nome che conoscevo producevano un effetto nuovo, violento. Come se solo in quel momento la cosa fosse diventata vera, fosse stata strappata da paesaggio indistinto, approssimativo e incolore che è per noi il passato degli altri, la vita degli altri quando non eravamo presenti.

M. Barone, Città sommersa, Milano, Bompiani, 2020, p. 31.

Come Barone stessa ha rivelato alle telecamere di Rai Cultura, la lettura in burocratese del processo di suo padre, su carta stampata, le ha raccontato di un uomo altro rispetto al genitore che aveva sempre conosciuto. Leonardo Barone in quel momento è diventato una mancanza, uno sconosciuto, e la sua storia un buco che andava in qualche modo colmato.
Partendo da questo elemento, il romanzo si snoda in una ricostruzione della storia del padre di Marta Barone, tramite i racconti di chi l’ha conosciuto prima. 
Città sommersa non si ferma però a questo. Barone impreziosisce la narrazione con una costante riflessione introspettiva, delineando anche il processo che l’ha portata a concepire e scrivere questo romanzo.

Leonardo Barone e L.B.

Le chiavi di lettura del romanzo sono quindi la mancanza, l’impossibilità e l’inafferrabilità dell’essenza di Leonardo Barone. Questi elementi lo trasformano in L.B., il protagonista a cui Marta Barone cercherà di dare una voce. Non verrà descritto come il padre che ogni anno porta una sempre più riluttante figlia al mare, ma come un giovane che dal Sud Italia giunge, passando per Roma, a Torino. E lo farà credendo che le cose possano sempre migliorare, facendo del bene.
L.B. è un ragazzo, e poi un uomo, idealista e carismatico, «ma portato al bene fino all’autodistruzione.» (M. Barone, Marta Barone, Città sommersa. Sulle tracce del padre, Rai Cultura.) 

Medico e poi operaio alla Fiat (nel romanzo definita semplicemente “la Fabbrica”), diventa membro di Servire il popolo, con la speranza di portare al successo il modello comunista in Italia. Ma la realtà si rivelerà ben diversa. Il partito di matrice marxista-leninista di cui Servire il popolo è espressione si rivela più simile a una setta. I giovani militanti vivono nella completa povertà, dovendo donare tutto al partito. E quando si afferma Prima Linea con la scelta di portare avanti la lotta armata, il sogno comunista inizia a incrinarsi.

Tramite le memorie di chi è stato vicino a L.B. per tutta la sua vita, Barone riesce a dare una voce al padre, che cercherà di trovare la propria strada in questa complessa cornice storico-politica. L.B. vivrà i primi amori, affronterà le contraddizioni della politica, perderà amici, vedrà i suoi sogni infrangersi e ricostruirsi. E proprio perché raccontate da altri, le sue storie rivelano la sua essenza inafferrabile, facendo della mancanza uno dei nodi centrali del romanzo.«Avrei voluto che questa storia me la raccontasse lui. Avrei voluto il tempo di sentirla. Ma in un certo senso sono consapevole che il libro esiste perché non c’è più l’uomo.» (M. Barone, Città sommersa, Milano, Bompiani, 2020, p. 238.)

La Torino (e l’Italia) degli anni di piombo

Un grande pregio di Città sommersa è la puntuale ricostruzione storica degli anni di piombo. Per quanto sia un periodo dolorosamente importante, si tende a studiarlo poco a scuola. Aleggia nelle memorie degli italiani più giovani principalmente per le stragi di Bologna e di piazza della Loggia e il sequestro e omicidio di Aldo Moro, delle cui cause hanno solo un’idea vaga. A volte stentiamo a capire il dramma che ha lacerato l’Italia tra gli anni Settanta e Ottanta.

Città sommersa pertanto non è semplicemente la storia di un ragazzo e di una famiglia, non è nemmeno quella di una figlia che cerca di ritrovare un padre che credeva di conoscere. È anche la storia di una Torino e dei giovani che l’hanno abitata, travolti dai propri sogni e speranze. Da Torino, la vera protagonista del romanzo diventa tutta l’Italia ferita dagli anni di piombo. Ferita che non si è ancora del tutto rimarginata.

Ricongiungersi

Non è soprattutto di parole superflue e silenzi che è fatta la vita con chi abbiamo amato, quando cerchiamo di ricordarla?

M. Barone, Città sommersa, Milano, Bompiani, 2020, p. 76.

Non solo mancanza, ma anche ricongiungimento. Barone in Città sommersa dà voce a se stessa, alle sue riflessioni, ai suoi bisogni. Oltre alla storia di L.B., raccontato non come un padre ma come un personaggio, c’è anche la storia dell’autrice stessa, che cerca di ricongiungersi alla storia del padre con cui non può parlare. Tramite L.B. riesce a capire solo in parte chi fosse davvero quest’uomo, ma sa che la frattura generata dal ritrovamento delle carte del processo e quella mancanza incolmabile fanno parte di quel padre così sfuggente ai suoi occhi. Accettare la mancanza di L.B. le permette in qualche modo di ricollegarlo a Leonardo Barone, il padre con cui ha sempre avuto difficoltà, a cui però tende a somigliare sempre di più. E il racconto di lui e di se stessa in questo romanzo culminano in una varietà di suggestioni, emozioni e fatti che si traduce in una profonda immersione nelle vicende. 

Città sommersa è come un piccolo gioiello dalle mille sfaccettature. Grazie a una forma di narrazione ibrida, Barone è riuscita a dare voce non solo al padre, ma a un’intera generazione. È un romanzo che ho apprezzato davvero molto: lo stile di scrittura mi ha avvolta quasi come un incantesimo e i dettagli su di sé che Barone ha incluso mi hanno permesso di sentirmi molto vicina all’autrice (senza sfociare nell’arroganza di potere capire fino in fondo la sua storia). Una lettura piacevole sotto ogni punto di vista che permette di fare luce anche su un periodo storico con cui la memoria collettiva italiana deve ancora venire a patti.
La narrazione di Marta Barone non avrà convinto la giuria del Premio Strega, ma io le avrei dato una chance. Chissà che il prossimo romanzo non la faccia salire sul podio!

Rielaborazione grafica a cura di Martina Nenna.